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Lorenzo Bertelli:” Nel rally non possono esistere raccomandati!”

Erede designato di un grande impero della moda, laurea in filosofia, ma soprattutto un ambizioso pilota di rally.
Di chi stiamo parlando??
Ovviamente di Lorenzo Bertelli, figlio di Patrizio Bertelli e Miuccia Prada.

Detta così, sarebbe molto facile definirlo il classico e tipico figlio di papà che si diverte col giocattolino regalatogli a sfrecciare in qualche bosco in giro per il mondo.
Ma questo non è affatto vero, è un grande pilota in ascesa e un avversario di tutto rispetto per gli avversari del WRC. Ce lo ha dimostrato in Finlandia con il decimo posto e il primo punto conquistato da quando corre nel mondiale. Lorenzo Bertelli non è una meteora, ma un astro in ascesa. Classe 1988, a poco più di vent’anni, complice un corso di guida, Lorenzo si appassiona al rally. Debutta nel 2010 bruciando le tappe ed esordisce nel WRC2 nel 2013. Esordisce quest’anno nella classe regina al volante della Ford Fiesta WRC del suo team, il Fuckmatié.

Riportiamo l’intervista a Lorenzo Bertelli pubblicata dalla testata giornalistica tuttosport:

Hai iniziato a correre, se non sbaglio, a 21 anni. Abbastanza tardi rispetto alla media. Quando hai capito che avevi i numeri per correre ad alti livelli?

Un po’ fin dall’inizio, perché sono andato abbastanza forte fin da subito e chi mi guardava esternamente me lo confermava. Sapevo di avere il potenziale per poter fare bene. Poi passo dopo passo mi son trovato qui. Altri piloti costruiscono la carriera vincendo categoria dopo categoria, cercando di imporsi nelle minori per poi passare a quella superiore. Io, anche senza vincere, ho preferito salire di livello e alzare l’asticella vedendo che potevo farcela anche in una categoria superiore.

Perché il rally e non la pista?

In pista mi sarebbe piaciuto correre in moto, ma non sono mai stato bravissimo e lì devi veramente iniziare da piccolo. E’ stato un po’ per caso, mi sono sempre piaciuti i traversi, e tutto è iniziato dopo un corso di guida.

I tuoi genitori hanno mai provato a dissuaderti dal praticare uno sport così estremo?

No perché è stato un impegno cresciuto gradualmente e anzi mi hanno sempre supportato, ma con la condizione, fin da subito, di affrontare l’impegno in modo serio e mai come se fosse un gioco.

Siamo a metà stagione e in Finlandia hai conquistato il tuo primo punto mondiale. Le prospettive per il prossimo anno sembrano buone.

Avrei anche potuto finire 8° ma ho preferito avere pazienza, spero di migliorare in Germania. Voglio finire questa stagione nel migliore dei modi cercando di consolidare quanto realizzato fin qui per migliorarmi ancora nella prossima stagione.

Hai chiamato il tuo team Fuckmatié, che cosa significa?

E’ un brand creato ad hoc per il team, la parola è nata al liceo con gli amici e non vuol dire nulla, non ha un significato, è un gioco di parole.

In questa stagione piloti una Fiesta WRC, proseguirai con Ford anche in futuro?

Con Ford ho un ottimo rapporto, è un’ottima macchina, anche se non mi dispiacerebbe fare altri paragoni. Al momento ambisco a essere il migliore tra le Ford.

Provieni da una famiglia molto importante, nel paddock qualcuno ti considera un figlio di papà?

La gente che non conosce i rally mi considera così, ma chi è nel settore e gli altri i piloti sanno che sono un pilota valido: quando stai correndo una prova speciale non conta essere ricco o povero ma essere veloce.

Com’è il tuo rapporto con gli altri piloti?

E’ un ambiente in cui si tengono i piedi per terra, è tutto semplice e molto rilassato: a volte capita di dover passare tempo assieme e si instaurano dei rapporti importanti.

Tra questi c’è sicuramente anche Max Rendina, che ti ha invitato come apripista al Rally di Roma il prossimo settembre.

Conosco Max da quando corro ed essendo entrambi tifosi di calcio è nato subito un rapporto. Lui è romanista mentre io tifo Milan, a volte per farlo arrabbiare gli passo in radio l’inno della Lazio… Siamo sempre andati d’accordo e quando mi ha chiesto di partecipare come apripista al Rally di Roma ho accettato subito.

Recentemente sei stato nominato amministratore della holding di famiglia, avrai ancora tempo per correre?

Al momento sì, perché quando si è all’interno di un consiglio di amministrazione di una holding non ci sono responsabilità e impegni a tempo pieno: diciamo che è un primo segnale per far capire che la tradizione continua.

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