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Biasion e il Montecarlo 1987: vittoria alla “prima” delle Gruppo A

Da troppi anni non sventola il tricolore in cima al podio monegasco, ma negli anni la nostra bandiera è stata protagonista di successi indimenticabili sulle strade del Principato: proprio come quello di Miki

A quanto pare gli anni contrassegnati dal 7 come ultima cifra sono destinati ad essere delle stagioni “zero” per il mondo dei rally. Nel 2017 hanno debuttato le Wrc Plus, vent’anni prima toccò alle Wrc e dieci anni prima ancora alle Gruppo A.

La gara che ha segnato il debutto è sempre stata, e lo sarà anche quest’anno, il mitico Rally di Montecarlo.

Purtroppo nemmeno in questa edizione avremo la possibilità di vedere il tricolore in cima al podio monegasco, ma negli anni addietro la nostra bandiera è stata protagonista di successi straordinari e indimenticabili sulle strade del Principato.

In particolare, proprio negli anni che sono stati caratterizzati da un cambio di regolamento.

Il 1987 rappresentò una vera stagione di azzeramento dei valori: fu infatti la prima dopo l’abolizione delle terribili e tristemente indimenticate Gruppo B. Da questi mostri, caratterizzati da prestazioni impressionanti, si passò a vetture molto meno potenti e più pesanti, le Gruppo A. La potenza di questi mezzi si aggirava intorno ai 240/260 cv, con circa due quintali in più rispetto a Delta S4 & co, con conseguente aumento del rapporto peso/potenza che passò dai circa 2,2 kg/cv delle Gruppo B ai quasi 5 kg/cv delle nuove vetture.

E’ quindi facile comprendere il salto prestazionale che attese i piloti di allora, tanto che quelli Lancia definirono “lenta” la Delta 4WD. La quale fu, per forza di cose, sicuramente meno rapida della “sorella” che aveva corso nella stagione precedente, ma decisamente fuori dalla portata per la concorrenza di quel 1987, composta da Audi 200 Quattro, Renault 11, Mazda 323, Volkswagen Golf e Ford Sierra.

Non ci volle molto per capire quale sarebbe stato l’esito di quella stagione, partita proprio a Montecarlo.

Sulle strade del rally più celebre del mondo il team Lancia dettò la sua legge sin dalle prime prove speciali con il duo composto dal nostro Miki Biasion e da Juha Kankkunen, passato nelle file della squadra torinese dopo il tanto contestato titolo conquistato l’anno prima con Peugeot. E furono proprio loro due a prendersi la scena, giocandosi la vittoria della corsa monegasca con tutti gli altri equipaggi lontani anni luce.

L’armonia in casa Martini Racing, però, non durò per molto visto che sul Turini Miki conquistò uno scratch fondamentale, complici anche i favoritismi dei vertici Lancia verso il pilota di Bassano. Tutto ciò fece infuriare KKK, il quale dimostrò il suo disappunto in conferenza stampa e poi sul podio. Mentre il finlandese si prese la rivincita a fine anno con il suo secondo titolo mondiale, quella vittoria di Biasion fu accolta come un evento epocale, dopo anni di digiuno e oltretutto in casa degli acerrimi rivali francesi. Che dopo l’abbandono di Peugeot furono costretti ad assistere impotenti al dominio delle Delta per parecchi anni. Una supremazia incredibile fatta di piloti, uomini, tecnici, meccanici e di macchine che segnarono un’epoca.

La quale visse i suoi ultimi e gloriosi anni proprio con le vetture del Gruppo A.

Dai tempi di Munari nessun pilota italiano era riuscito a issare il tricolore in cima ad un podio del mondiale e per Miki quel successo fu il trampolino di lancio verso il bienno d’oro ’88-89 che caratterizzò il rallysmo tricolore.

Un orgoglio nazionale rappresentato da piloti e da un costruttore che arricchi’ la sua bacheca di successi inanellando una storia sportiva invidiabile da qualsiasi altra casa. E i due titoli conquistati con pilota italiano-macchina italiana furono il culmine per i rally di casa nostra.

E adesso viene da chiedersi come verrà definita la nuova e tanto attesa vittoria di un pilota tricolore, quando, ma soprattutto se arriverà.

E chissà se mai riusciremo a vedere un’altra casa italiana impegnata ufficialmente nella massima competizione rallystica. Perché vedere la nostra bandiera cosi’ emarginata dal rallysmo che conta diventa, ogni anno, sempre più insopportabile.

Non ci resta che ricordare, apprezzare e celebrare le grandi vittorie dei piloti e delle case che furono perché il passato, almeno quello, non si cancella.

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