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Quel numero che fa la differenza

Guardando l’attuale classifica del World Rally Championship verrebbe da pensare che niente sia cambiato rispetto agli anni scorsi. Sebastien Ogier saldamente davanti a tutti dopo fin dall’inizio e ancor più saldamente al comando dopo lo sbarco in Europa. Eppure la realtà dei fatti ci sta consegnano un mondiale molto più aperto ed equilibrato con il francese davanti a tutti come unica costante. Ma se nelle stagioni precedenti si poteva tentare di attribuire alla netta supremazia Volkswagen il motivo principale di tanto predominio, in questa stagione dove il campione di Gap ha cambiato vettura c’è da rivolgersi altrove per cercare di “giustificare” la sua supremazia.

Sia chiaro, il talento non è in discussione. Ad oggi Ogier è probabilmente l‘unico pilota al mondo in grado di colmare  il gap che Ford pare ancora avere rispetto alle sue rivali. Non sto parlando di differenze abissali ma, l’impressione è che Hyundai e addirittura Citroen abbiamo qualcosina in più nel loro pacchetto tecnico. Lo si è visto nettamente nelle gare su asfalto dove il fattore “ordine di partenza” non è determinante e la flotta Ford ha avuto da sudare per cercare di contenere gli avversari.

Cos’è allora che mette nuovamente il francese in cima a tutti nonostante questo “rocambolesco” inizio di stagione 2017?

C’è un numero più di altri, che viene da più lontano e di cui l’avvio del WRC 2017 è specchio: la percentuale di ritiri. Ogier, oltre a doti indiscutibili di guida ed una freddezza sopra la media, ha l’importante caratteristiche di finire le gare, di capire quando è il momento di osare e quando è il momento di portare a casa il massimo possibile.

Prendiamo la classifica attuale e andiamo ad inserire vicino ad ognuno di loro la percentuale di ritiri (fonte: ewrc-results.com): Ogier (13.8%), Neuville (19.6%), Latvala (17.0%), Tanak (21.9%), Sordo (15.1%). Ad eccezione di Sordo la cui carriera è da sempre stata caratterizzata dalla capacità di chiudere spesso le gare riuscendo però raramente a graffiare (1 vittoria e 42 podi per 146 starts), questa particolare classifica rispecchia grossomodo la classifica generale di quest’anno. E non penso sia un caso. Lo stesso Tanak, da sempre conosciuto come un pilota piuttosto spettacolare ma falloso, dalla scorsa stagione sta cercando di fare del passo alternato a momenti di puro ragionamento una sua dote importante e i risultati si vedono gara dopo gara.

Qualcuno certamente inizierà a parlare di fortuna. Sono state diverse le occasioni in cui Ogier ha sbagliato ed è stato graziato (Montecarlo e Svezia i casi più lampanti) uscendo da contatti anche piuttosto pesanti senza rotture particolari o danni seri ma, ridurre oltre 6 punti percentuali di differenza dal secondo in classifica a semplici colpi di fortuna mi pare riduttivo e poco sensato.

Ad oggi, secondo me, Ogier domina il campionato del mondo perché è in grado come pochi altri di riconoscere il limite e i limiti di ciò che ha disposizione. Capisce quando è il momento di aumentare la pressione sugli avversari con il cronometro e quando con le parole. E i risultati gli danno costantemente ragione. Conosce se stesso, conosce la macchina e conosce i suoi avversari e le loro capacità/possibilità, lasciandogli raramente scampo anche quando sulla carta hanno molto di più. Per conferme, citofonare “Kris Meeke“.

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