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Robert Kubica è pronto al ritorno

Non smette mai di stupire e di riempire il cuore dei tifosi il mitico Robert Kubica. Il polacco è pronto, dopo 6 anni di inattività e tante operazioni a sedersi nuovamente su una monoposto di F1.
In occasione, la famosa testata corriere.it ha intervistato l’amato pilota. Riportiamo così l’intervista svolta dal corriere.it a Kubica:

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Mr. Kubica, ma lei si sente pronto?

Se devo rispondere in modo secco, dico sì. E lo dico in base alla realtà. Mi sento molto più sicuro rispetto a qualche mese fa, i due giorni alla guida di una F.1 sono stati decisivi: hanno sostituito chiacchiere e speranze con una confidenza sempre più solida, una gran fiducia. E ho capito che il passato non lo si può cancellare, nel bene e nel male. Ma tutto serve.

Ha corso il suo ultimo GP nel 2010, il prossimo 7 dicembre compirà 33 anni. Passa per essere molto severo con se stesso. Come mai si sente pronto solo ora?

Perché avevo bisogno di ritrovare una condizione mentale propizia. È una questione di consapevolezza. Per trattare la mia menomazione come una difficoltà superabile e non come un handicap definitivo. In questo modo ho potuto affrontare il primo test più serenamente e ho capito soltanto lì che ogni limitazione è relativa. Ho cominciato senza avere un’idea delle mie reazioni, senza alcuna garanzia. E ho ritrovato me stesso. Vale a dire un pilota puro che cerca la prestazione e basta. Tutto si è acceso di nuovo, immediatamente, perché nulla è stato cancellato. Come nuotare, pedalare. Ho acquisito subito un feeling autentico. E ho pensato solo a raggiungere un traguardo e poi un altro, ad avere a che fare con l’ambizione. Così, se Renault fosse intenzionata a protrarre questa pazzia, diciamo così, beh ora ho la certezza di poter corrispondere. Ci vorrà allenamento, preparazione. Ma io adesso so che posso tornare il pilota che sono stato. E il mio livello di quel 2010 era alto, lo dico senza fare lo sbruffone e senza finta modestia.

I test sono stati molto severi, ha sostenuto visite mediche approfondite, ogni risposta è stata data. Cosa manca ad un annuncio ufficiale?

Ma scusi, se lei fosse il titolare di un team, se la sentirebbe di dare la macchina a uno come me? Per decidere un passo del genere ci vuole un gran coraggio e sono grato alla Renault per quanto ha fatto sin qui. Sei anni sono tanti per chiunque. Incontri un amico dopo così tanto tempo e lo trovi cambiato. In questo caso tutto ciò che è accaduto è diventato un bonus. Mi accorgo di essere riuscito a riprendere in mano ciò che il destino mi tolse con quell’incidente del 2011. Io vivo di soddisfazioni intime, non di risultati, ma poi sarei io a guidare, a correre, a giocarmi tutto. Niente sconti, anzi….

A chi deve questa opportunità?

Credo di aver lasciato buoni ricordi alle persone che lavoravano con me. Forse hanno spinto i vertici Renault verso una verifica. E magari il mio modo di lavorare, non solo guidando, è stato apprezzato nei test.

Le F.1 attuali: power unit, gomme larghe, prestazioni super. Pensa di avere a che fare con problemi inediti? 

Le differenze riguardano soprattutto, le prestazioni in curva ma anche questa è una questione di abitudine e lavoro. Se lo fanno gli altri, non vedo perché non debba riuscire a farlo io.

Il suo ritorno è ormai attesissimo. Se dovesse saltare, lo vivrebbe come un ultima occasione perduta?

Per niente. È stata una sorpresa per me ritrovare una emozione così bella. Sino a due mesi fa vivevo con la speranza di poter dimostrare di essere un pilota. Quando a Valencia ho visto la macchina pronta nel box, mi sono rilassato come non accadeva da anni, mi sono detto: questa è la passione più forte che provo da sempre, questa è la mia vita. Al secondo test, al Castellet ero persino spensierato. Ho capito che non dovevo più preoccuparmi, sentivo solo aria buona nei polmoni, nell’anima. Sono entrato nell’abitacolo e ho provato un senso di pace che mi mancava da sei anni. Il resto è arrivato come d’incanto e resta dentro di me, qualunque cosa accada.

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