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Rally Finlandia 1992: quando il mondo si accorse di Colin McRae

Ogni campione ha avuto una consacrazione. Quella di McRae è stata proprio in una delle gare più affascinanti e difficili del panorama rallystico

E’ un fine settimana di agosto del 1992. Dalle parti di Jyvaskyla la gara per eccellenza, il Rally di Finlandia, è in fase di preparazione. Nell’assistenza adibita nella storica cittadina situata a 270 chilometri a nord della capitale Helsinki, il circus del mondiale rally sta per affrontare il suo nono appuntamento stagionale. Il rally per antonomasia, quello che da sempre si disputa da quando è istituita la massima competizione rallystica, nonché uno dei più affascinanti, difficili e temuti. Tra le varie scuderie presenti, a fare compagnia alle varie Lancia, Mitsubishi, Ford e Toyota c’è anche la Subaru, al via con due esemplari di Legacy Rs. David Richards, boss del team nipponico ed ex navigatore di Ari Vatanen che – in quel 1992 – è proprio tra le file del team della casa di Tokyo, sta per giungere per ricoprire il suo ruolo di capo squadra.

E’ il giorno delle verifiche pre-gara e, come lecito attendersi da un momento agonisticamente calmo, il manager britannico è convinto di trovare i suoi uomini a pulire e lucidare le pimpanti Legacy. Per lo stupore del buon David però, l’esemplare che sarebbe stato poi contrassegnato con il numero 9 è invece semi distrutto ed affidato alle sapienti mani dei meccanici Subaru. Sulla fiancata di quella macchina gli adesivi recitano il nome di Colin McRae.

Non fu complicato immaginare cosa accadde al giovane scozzese, in quel 1992 alla sua prima apparizione in Finlandia e pronto ad essere marchiato con i soprannomi “Colin Mcrash” o “Rolling McRae”. Non esattamente un segnale incoraggiante sulla concretezza del pilota di Lanarkshire; comprensibile quindi che le già di per se avverse e atipiche strade del 1000 Laghi, quasi incomprensibili ai piloti non finnici, furono fatali fin dai primi chilometri di test al povero Colin. “Non preoccuparti, lavoreremo tutta la notte per rimettere la macchina macchina in sesto e partiremo regolarmente” disse Richards per rincuorare il suo mortificato pilota. E cosi’ accadde. Ma se il boss Subaru poteva ritenersi soddisfatto per aver evitato un bel guaio, quello che successe qualche giorno più tardi deve avergli sicuramente fatto drizzare i capelli.

D’altronde, il Colin McRae che si presenta al Rally Finlandia 1992 è tutt’altro che un pilota esperto. Ingaggiato da Richards nella stagione precedente, il figlio di Jimmy corre con l’obiettivo del campionato britannico, condito da qualche apparizione nel mondiale. Lo stesso programma viene imbastito anche l’anno seguente e, con le sei vittorie in Gran Bretagna, le gare di Colin nel campionato del mondo si intensificano. Si inizia in Svezia con un ottimo secondo posto, replicato dalla quarta piazza dell’Acropoli. Poi il ritiro in Nuova Zelanda fino ad arrivare, a metà stagione, in Finlandia.

Superato il crash nei test, McRae prende il via del rally finnico seppur con una vettura non al top. Nonostante ciò i primi tempi non sono male, con il giovane scozzese saldamente nella top ten alla prima assistenza. Una situazione che tuttavia dura lo spazio di un altro paio di speciali prima che in una veloce sinistra, la Legacy Rs esca di traverso toccando il terrapieno esterno e… bum! La vettura si scompone iniziando una incredibile serie di piroette in mezzo agli alberi; un impatto che avrebbe messo in ginocchio qualsiasi macchina ma non la Legacy che, nonostante risultasse abbastanza irriconoscibile nelle sue forme, non accusa nessun danno strutturale ed agli elementi vitali, permettendo dunque a McRae di raggiungere la fine della prima tappa. Ma se quello accaduto nella prima giornata può essere considerato abbastanza singolare, diventa indubbiamente più difficile trovare gli aggettivi per descrivere quanto successo nel proseguo della corsa. Con una vettura che definire malconcia sarebbe riduttivo, Colin non si risparmia certo dal guidare al massimo, esprimendosi in gran traversi tali da attirare la maggior parte delle attenzioni su di sé. Fin troppo. Giunto in una delle curve veloci delle strade finlandesi, McRae entra a velocità supersonica, non impiegando molto ad esibirsi in un altro ruzzolone memorabile tra la povera vegetazione che per sua fortuna, e soprattutto per quella della Legacy, è composta in quel tratto da giovani ed esili alberelli.

La vettura nipponica, infatti, da un’altra perentoria dimostrazione della sua robustezza, uscendo funzionante anche da questo impatto nonostante i tentativi del suo pilota di trasformarla in una… Impreza. Grazie a qualche non definita legge della composizione dei solidi, McRae giunge all’assistenza per la conta dei danni, che per molti altri avrebbe significato un indiscutibile ritiro. Ed è quello che pensò anche Richards una volta visti coi proprio occhi i resti della sua vettura, ipotizzando uno stop della Legacy numero 9 per ragioni di sicurezza. Una cosa che avrebbe fatto un qualunque team manager, soltanto se non si fosse trovato alle prese con un pilota che, chilometro dopo chilometro, continuava a fare incetta nel cuore dei tanti ed esigenti appassionati finlandese. Il relitto prese dunque nuovamente la via della strada, tenuta insieme da nient’altro che riparazioni di fortuna. Incurante di tutti i danni, Colin viaggia come un matto quasi non bastassero tutti i guai già combinati. Con il motore che sembra scoppiare, vetri scocciati ed addirittura inesistenti e carrozzeria irriconoscibile, McRae non fatica a farsi distinguere al suo passaggio al pubblico scandinavo. Che, da grande appassionati quali sono, ricambiano apprezzando senza troppe insistenze quello stile tutt’altro che conservativo.

Alla fine per Colin, oltre al traguardo, arrivò anche un ottavo posto assoluto. Un risultato certamente non memorabile, ma considerando le premesse con cui è stato conquistato, probabilmente è lecito considerarlo tale. E a dimostrarlo è il fatto di come McRae venga acclamato sul palco di arrivo, quasi di più del vincitore Didier Auriol, che in quel 1992, divenne il secondo pilota non nordico a vincere il 1000 Laghi dopo Carlos Sainz. Una impresa non da poco, tutt’altro, ma in quel weekend tutto sembrava attratto del carattere e dalla perseveranza di McRae. Un’altra testimonianza della breccia lasciata nel cuore del popolo finlandese, abituato alle gesta dei loro idoli quasi Kakkunen, Alen, Vatanen.

Ben presto quella guida sempre al massimo e senza scrupoli giunse ben oltre i confini finlandesi. Sul finire del 1992, McRae prese parte al Rac, chiuso al sesto posto, mentre l’anno seguente fu ingaggiato dalla squadra ufficiale Subaru per disputare gran parte del mondiale 1993. Una stagione caratterizzata dalla vittoria nel Rally Nuova Zelanda, gara che poi divenne uno dei suoi terreni di caccia preferiti nel corso della sua carriera. Ma quel Rally di Finlandia del 1992 fu una sorta di consacrazione del funambolico scozzese, destinato a diventare un simbolo assoluto della specialità, con quel suo stile caratteristico ed inconfondibile. Il resto è storia.

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