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Il Requiem Aeternam della Terra

Dai calendari 2019 ad uscirne con le ossa rotte sono le gare tra polvere e sassi

terra rally

Accesissimo il dibattito tra gli appassionati alla visione dei “rivoluzionari” calendari della stagione rallystica 2019. Si sa la terra è rimasta terreno dipochi: vuoi per i costi, ma soprattutto per una mentalità poco avvezza alla sfida con sassi, terra e polvere. Ma ai piani alti si è mai lavorato per porre rimedio alla carenza iscritti? Non abbastanza.

E pensare che basterebbe capire se vale la pena di rendere obbligatorie le gare su sterrato (magari con coefficiente doppio), incentivare i monomarca a creare dei trofei per gli amanti dello sterrato. Invece poco e niente fino ad oggi.

È facile dire, come recitano i comunicati stampa, che il CIR nel 2019 presenterà una gara in più per via della scelta di dividere in gara 1 (SPS del giovedì e il venerdí) e gara2 (sabato e domenica) la gara Mondiale. Una scelta difficile da comprendere visto che gli equipaggi affronteranno l’intera gara. A questo punto non era più logica la soluzione di dare un coefficiente maggiorato alla gara? Unica scelta fortunatamente logica è quella che la gara sarà dentro il Mondiale e non in coda, come avvenuto nel 2011, 2013 e 2014 con risultati semplicemente disastrosi e ridicoli.

San Marino e Adriatico pare abbiano perso la validità CIR perché presentavano carenze organizzative, ma le stesse sono avvenute pure nelle gare su asfalto (vedi alla casella ritardi astronomici, prove non allestite e chiodi), ma per queste gare il taglione Federale non è scattato.

Rivoluzione CIRT

Altrettanta rivoluzione antiterra è avvenuta nel CIRT con il campionato passa da sei gare a quattro. Dicono addio al Campionato il Liburna nonostante oltre 90 partenti (grazie al matrimonio con Raceday) il Nuraghi e Vermentino che al debutto nel terra vedeva al via 50 vetture con guest-star come Andreucci, Consani, Andolfi e Diana e il Nido dell’Aquila, gara che purtroppo non è mai decollata, specie dopo l’addio al Raceday.

Se per il Nido l’addio poteva essere preannunciato, abbastanza sorprendenti gli adii del Berchidda e sopratutto del Liburna, gara che ha sempre riscosso grande successo ed elogi da parte di piloti e addetti ai lavori.

Sorprende, in parte, l’ingresso del Sardegna che anche per il terra sarà suddiviso in gara 1 e gara 2. Ci si trova quindi davanti a quattro gare e cinque risultati, con un titolo che viene assegnato in base ai migliori tre risultati ottenuti (!!!!). Praticamente un mini campionato che non permette il minimo errore, con una gara che per quanto ricca di fascino e difficoltà costa quanto Liburna, Berchidda e Nido messe assieme.

Altro grosso punto interrogativo è legato al chilometraggio delle gare. Se per il Tuscan si dovrebbe viaggiare sui 110/120 km di prove, per quanto riguarda San Marino e Adriatico si andrà sul chilometraggio base? Ovvero il minimo consentinto dal regolamento? Attendiamo…le linee guida da Roma!

Capitolo iscritti

La situazione in linea di previsione è tendente al tragico. Rischiamo di tornare indietro di 4/5 anni dove gli iscritti al Campionato si contavano su due mani.

Se per Sardegna e Tuscan i numeri dovrebbero esserci (parliamo di iscritti totali), per via delle varie validità, come la mettiamo per San Marino e Adriatico? Il rischio di un bagno di sangue economico per queste due gare è veramente molto elevato. Non vogliamo neanche immaginare una possibile cancellazione delle gare per mancanza di iscritti, ma é un’ipotesi purtroppo da tenere in considerazione.

Purtroppo ancora una volta si son voltate le spalle alla terra, dando in pratica un Requiem Aeterman al Campionato e alle speranze di tanti appassionati di ritornare ai fasti di un tempo che vedevano le nostre gare sulla polvere tra le più belle del mondo.

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