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Come si riconosce un giovane campione? Scopriamolo con Luigi “Lucky” Battistolli

C'è futuro nei rally italiani? Come possiamo tornare ad avere qualcuno nel WRC? Ecco le risposte di "Lucky"

Più di 200 gare a comporre una carriera decennale, di oltre 40anni, passati tra auto, profumi di benzina, prove speciali, fango, terra, asfalto ed ogni tipo di auto da rally. Di chi possiamo parlare se non del grande Luigi Battistolli?

69 anni, vince, vince e vince ancora tra le autostoriche, passatempo che l’ha reso campione Europeo storico 2014 e 2017, campione Italiano 2016 e 2018, senza dimenticare i numerosissimi titoli di “allora”.

Siamo andati a sentire il forte driver vicentino in merito alla questione “giovani”, con alcune domande che hanno rappresentato davvero delle risposte fatte col cuore, specialmente l’ultima. Buona lettura.

Di giovani talenti che si affacciano a questa disciplina ce ne sono numerosi, ma, secondo te, come si distingue un potenziale campione da qualcuno che correrà sempre e solo per “hobby? Quali sono le qualità che deve avere?

Tutti i giovani si sentono potenziali campioni. Le qualità che dovrebbero avere sono molte. Le principali: determinazione, spirito di sacrificio, fisicamente preparato a qualsiasi sforzo, sensibilità di guida, improvvisazione, prontezza di riflessi e governo di qualsiasi auto. Alcuni, i più fortunati, riescono disporre di un mezzo per mettersi in luce, poi seguono un apprendistato più o meno lungo e la speranza di non correre solo per hobby, molto spesso, li lascia quando i costi diventano insostenibili.

Cosa ne pensi delle possibilità future al momento che può avere un giovane talento in Italia?

Purtroppo in Italia non avendo una casa costruttrice (nel passato Lancia, Fiat, Alfa Romeo ecc.) che cura un programma, ne team di preparatori come in Inghilterra, Germania e Francia, le possibilità si limitano a un sostegno della Federazione o di una famiglia che abbia le possibilità di reggere la crescita sportiva del pilota. Oppure di uno sponsor molto attrezzato. Tutto questo per entrare in un team estero (visto che per mettersi a pari con i talenti d’oltralpe bisognerebbe sottoporsi a lunghi test, prove, simulatori e altro, insomma stare in auto il più possibile) che può meglio di altri valutare le effettive possibilità di successo del giovane.

Quali ritieni i talenti più interessanti del panorama rallystico italiano?

Sono molti i giovani che potrebbero avere le giuste doti, alcuni di questi sono sostenuti dalla Federazione ACI Sport, provano cimentarsi con i piloti che sono inseriti o ai margini delle case costruttrici estere o dei migliori team, piloti che trascorrono gran parte del tempo in auto. Differentemente i nostri pioti si limitano a brevi test e le auto sono affittate da assemblatori. Non so valutare il livello di competitività di queste vetture. Quindi molti i piloti interessanti, pochi quelli che potranno godere dei giusti previlegi.

Raccontaci la tua esperienza da “giovane” pilota, gli inizi ed i primi campionati.

Altri tempi … contava più il divertimento che altro. Erano momenti goliardici (ed io ho contribuito a farli così evolvere). Sono stato fortunato perché oltre alle squadre italiane c’erano anche quelle estere (Opel, Ford ecc.). Trovare un posto da professionista per chi era dotato non era difficile. Difficile coniugare la carriera sportiva con la crescita di una impresa di famiglia. Per questo non ho mai pensato di fare in modo di diventare quel campione che forse, presuntuosamente, sarei potuto diventare. Se solo fossi stato più attento alle opportunità (e ne ho avute molte, dalla Fiat nel 1977 – 1979 alla Ford nel 1978 – 1985), dimenticando il lavoro che sempre più pressava.

Velocista o ragioniere?

Assolutamente velocista (ora, per allora, dico … sventuratamente e fortunatamente …).

Che consigli daresti ad un giovane che si approccia a questo sport?

Di farlo in modo di trarne il più grande divertimento. Questo per approcciare questa difficile, e costosa, disciplina. Usare qualsiasi vettura, anche la più datata, scassata e poco performante. È uno sport pulito e porta via tempo a distrazioni da evitare. Poi, se pensa di avere i “numeri” (o pensano li abbia), di fare una scelta. Se ha qualcuno che lo aiuta dovrebbe dedicarsi solo all’auto. Cercare una esperienza in un team estero. Correre su terreni difficili e misurarsi con i migliori. Sacrificare la sua vita per un obiettivo difficile. Sangue e sudore. Dimenticarsi di quasi tutto: lavoro, vacanze, amici ecc. Dedicarsi con grande umiltà al progetto.

Foto: Nicolò Lazzarini

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