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Batteria scarica e “compagnia della spinta”: come Solberg perse il Rally del Messico 2004

Il norvegese reclama una vittoria nel suo palmares, quando in Messico fu protagonista di un episodio alquanto sfortunato

E’ davvero incredibile pensare come negli sport motoristici vengano investiti milioni di euro e poi un guaio da pochi spiccioli possa condizionare un risultato per il quale sono stati investiti risorse, tempi e uomini. Di esempi se ne possono fare a bizzeffe e tra questi, seppur non sia tra i più eclatanti, c’è anche il Rally del Messico 2004.

Protagonista principale della vicenda fu Petter Solberg, con il suo navigatore Phil Mills. I due erano reduci dal titolo mondiale conquistato la stagione precedente ma, nonostante questo prestigioso precedente, il loro 2004 non iniziò nel migliore dei modi. Solo un settimo ed terzo posto rispettivamente a Montecarlo e in Svezia aprirono la stagione del duo Subaru, a dispetto delle due vittorie di fila di Loeb-Elena. In questo modo il pilota norvegese si presentò alla prima trasferta extra-europea con la necessità di marcare punti pesanti.

Le premesse per lui si fecero subito buone, complice anche l’utilizzo di pneumatici Pirelli a differenza dei Michelin utilizzati da tutte le altre case ufficiali del Wrc. Un vantaggio che Solberg non fece fatica a tramutare in risultati concreti. Con due migliori tempi sulle ss1 ed ss3, la Subaru Impreza #1 si posizionò infatti in testa alla classifica senza troppi patemi.

Ma neanche il tempo di analizzare i tempi ed i primi dati, che ecco l’episodio cardine dell’intero weekend. Uno di quelli che rendono ancora più veritieri frasi del tipo “le corse finiscono solo sotto la bandiera a scacchi”. Il luogo del misfatto fu riconducibile all’assistenza di Leon, alla fine della prima giornata di gara. Peculiarità di quel service park fu che era al chiuso ed era dotato di una pedana sulle quali le auto dovevano salire per il controllo del tempo di fine tappa. Non esattamente la situazione migliore per trovarsi a spingere una vettura da oltre una tonnellata con il solo ausilio delle proprie forze.

Ebbene si, questo fu proprio quello che Solberg e Mills dovettero affrontare al termine di quella prima tappa. Sfortuna volle che la batteria della loro Impreza si scaricasse esattamente in quegli istanti, senza possibilità di rimettere in moto la vettura. E dato che quella era una fase di controllo orario, i regolamenti vigenti in quella stagione recitavano che solo pilota e co-pilota potevano spingere la macchina. O quantomeno provarci. Tra strattoni per il roll-bar, l’aderenza non certo ottimale delle scarpe da corsa e vari tentativi di ogni tipo per cercare di smuovere l’Impreza #1, i due sfortunati malcapitati le provarono tutte per non vanificare il lavoro di quella prima parte di rally. E sicuramente, quella rampa così abile a creare un dislivello apparentemente insuperabile, non aiutò l’equipaggio fresco campione del mondo.

Alla fine, grazie all’aiuto di un gruppo di persone, la vettura riuscì a rimettersi in moto. Peccato solo che un’assistenza di questo tipo sia punibile in termini di regolamento. In questo modo Solberg e Mills si ritrovarono con 5’40” sul groppone, equivalenti a dei sogni di vittoria sfumati. La loro gara non fu però completamente compromessa, come dimostrò il ruolino di marcia del norvegese nella giornata di sabato. Sei speciali vinte su altrettante disputate, come se ci fosse bisogno di dimostrare chi avesse il pacchetto migliore in Messico quell’anno, ed una rimonta dal 13° al 4° posto finale. Punti importanti, che tuttavia non gli permisero di difendere fino alla fine il titolo dagli attacchi di Sebastien Loeb.

Una vicenda che lo stesso Petter ha rischiato di rivedere lo scorso anno ai danni del figlio Oliver. A Monza il giovane figlio d’arte si trovò in una situazione simile di quella del padre diciassette anni prima, costretto a spingere la sua i20 all’interno dell’assistenza. Subito è tornato alla memoria quel Rally del Messico 2004, che l’iridato 2003 ha preso come riferimento per scherzarci su:

Quando ho visto Oliver in quella situazioni ho solo sperato che non fosse una rampa, e che sia stato tutto bello piatto e livellato.

 

 

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