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Vic Elford – Quando i piloti gareggiavano in tutte le specialità

Ricordare "Quick Vic" vuol dire fare un viaggio nell'epoca più bella e romantica del motorsport

Vic Elford se n’è andato domenica 13 Marzo 2022. A pochi mesi dal traguardo degli 87 anni l’inglese, classe ’35, si è fermato ai box ed è sceso dalla sua auto, per non risalirvi, purtroppo, mai più.

“Quick Vic” ci ha lasciato dopo una lunga malattia, ma il segno lasciato da un personaggio del suo calibro resterà ben chiaro nella mente degli appassionati.

Per noi fanatici di rally è immediato “salire” sul sedile passeggero della sua Porsche 911 e ritornare magicamente indietro a fine anni ’60. Vic, dopo aver esordito sul sedile di destra, anzi in Inghilterra è quello di sinistra, ad inizio decennio, si convinse di poter diventare un pilota, e da lì in poi non si fermò più.

Prima con la Triumph, poi con la Lotus Cortina, il ragazzo di Peckham iniziò a farsi notare, e il tutto sfociò nell’approdo in Porsche per il 1967.

Nel ’67, con la Porsche 911, arrivò il primo successo assoluto, e a fine stagione anche il titolo europeo. Il colosso tedesco gli permise di fare però molto di più che correre “semplicemente” nei rally, gli permise di fare ciò che i piloti di oggi probabilmente sognano, e ciò che invece gli Ascari, i Musso, i Clark, i Rindt, facevano abitualmente. Correre in tutte le specialità possibili.

Maestro sulla strada e sulla pista

L’anno dopo, nel 1968, Quick Vic sbanca il Rally di Monte-Carlo.

Elford con la Porsche 911T al Monte-Carlo 1968

Una settimana dopo è a Daytona per la 24 ore, con la sua piccola 911T che ha preso le sembianze di una 907 da endurance. Vince la corsa, dividendo la macchina con Neerpasch, Stommelen, Siffert, ed Hermann: è la prima vittoria della Porsche in una 24 ore. La casa tedesca dominerà l’endurance fino ai giorni nostri.

L’arrivo in parata delle Porsche alla 24 ore di Daytona 1968

Prima le stradine strette dei rally, poi le velocità pazzesche sulle paraboliche a Daytona. Cosa manca ancora? Tanto. Ancora tanto. Le velocità folli delle strade della corsa più antica del mondo, ad esempio. Quella magia di suoni ed emozioni che è stata la Targa Florio.

Elford la vince nel 1969, in coppia con Umberto Maglioli, ancora con la 907. Vittime di una foratura nel primo giro di gara i due recuperarono 18 minuti e andarono a vincere.

Rally, endurance, strada. Vic Alford aggiunse in quello stesso anno anche la Formula 1. Quarto alla sua prima uscita in un Gran Premio, in Francia, terminando anche il GP di Montecarlo Vic divenne l’unico pilota insieme a Louis Chiron a distinguersi in entrambi gli eventi motoristici del principato.

Tra gli altri successi che troviamo nel palmares di Elford saltano all’occhio la 12 ore di Sebring con la mostruosa Porsche 917K, così come diverse 1000 km al Nurburgring. Nei rally corse anche con la Lancia: negli annali si trova traccia di qualche partecipazione al Rally dei Fiori con la Fulvia.

Ad Elford sembra anche essere attribuita la prima vittoria in un evento di Rallycross, nel 1967. Corse anche la CanAm americana e la Daytona 500 in Nascar. Corse ovunque, con tutto.

Piede pesante e cuore d’oro Vic Elford: impossibile dimenticare quando a Le Mans si fermò per soccorrere un pilota rimasto intrappolato nell’auto in fiamme. Vic trovò l’abitacolo vuoto, visto che per fortuna il malcapitato era già riuscito ad uscire, ma il suo gesto non passò inosservato.

Figlio di una generazione di piloti che non esiste più, Vic Elford “incrociò i guantoni” anche con il nostro Sandro Munari, sia in pista che nei rally. Non bisogna infatti scordare anche i trascorsi del Drago su tracciati come appunto la Targa Florio, vinta con la Ferrari, o il Mugello Stradale.

Vic Elford e Sandro Munari

Correre ovunque, con qualsiasi mezzo e su qualsiasi tracciato. Pista, strada, asfalto, polvere. Corse sprint piuttosto che di durata. Il romanticismo di quegli anni è qualcosa di irripetibile. Lontano ricordo arrivato fino ai giorni nostri grazie alle gesta di piloti del calibro di Elford. E se le imprese di un certo Sebastien Loeb, che negli anni abbiamo visto più volte “cambiare specialità”, ci emozionano così tanto, è forse anche dovuto proprio alle gesta di chi, una volta, lo faceva abitualmente.

Grazie di tutto “Quick Vic”.

Fonte foto copertina: grandiepiccoleauto.blogspot.com
Credi foto: sconosciuto
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