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Punti di vista

Un focus sul Rally di Roma Capitale di cui tanto si è detto e che tanto ha dimostrato

Alla fine a Fiuggi hanno trionfato Damiano e Giorgia, portando a casa una grande vittoria in una gara internazionale che ne rilancia le ambizioni anche sul piano nazionale. Una gara ricca di colpi di scena in cui l’equipaggio su Skoda ha saputo raccogliere il massimo dagli errori/sventure dei diretti rivali. Ma non è di questo che stiamo parlando in questo editoriale.

Insieme al Rally Italia Sardegna, il Rally di Roma Capitale ha il compito di rappresentare il nostro rallysmo nel panorama internazionale. Ogni anno Motorsport Italia spinge forte sull’acceleratore dell’innovazione, alzando sempre un po’ l’asticella, e non sempre trova consenso soprattutto tra i più puristi della categoria.

Anche questa edizione 2022 le “chiacchiere da social” sono state moltissime. Si è detto tutto ed il contrario di tutto ed ora che i motori e gli umori si sono raffreddati, voglio provare a dire la mia sull’evento italiano nell’European Rally Championship.

La prova al Colosseo: effetto wow (tra le polemiche)

Siamo sempre alle solite. Le prove spettacolo non trovano riscontro tra il pubblico più “puro” ma, tra esigenze televisive e desideri promozionali, sono un “male necessario” di ogni gara. Non si scopre a Roma questo aspetto e, a mio avviso, cercare di alzare l’asticella dopo il passaggio alle Terme di Caracalla del 2021 ha qualcosa di eroico. Se poi si parla di Colosseo, uno dei monumenti più celebri al mondo, ancora di più.

Da un punto di vista sportivo la prova non può far testo. É troppo corta per poter contare qualcosa ed i compromessi per portarla in quel luogo sono stati tantissimi. Le macchine ne sono uscite “schiacciate” tra i new jersey e la resa televisiva (poi un giorno parleremo dello scarso valore aggiunto di certe telecronache, ma non oggi) non è stata sicuramente quella che si poteva sperare.

Da un punto di vista dell’immagine invece è tutta un’altra musica. Sono autentiche cartoline le immagini delle macchine all’inversione davanti al celebre monumento ed è roba che poche altre gare possono esibire. Certo, fuori speciale le immagini hanno reso ancora di più (basti vedere qua sotto) ma uno sfondo del genere in prova non è roba di tutti i giorni.

Su più media nazionali si è parlato della gara in corso di svolgimento, un quotidiano era tra i partner, c’era una radio ufficiale e molto molto altro. Max Rendina e co. sanno costruire un’immagine e sanno farla finire dove conta. Non serve avere chissà quale occhio critico per accorgersene. Che questo possa non piacere a chi rimpiange gli anni ’80 o ’90 onestamente mi pare un male minore.

Che questa ricetta possa portare beneficio ai rally in modo diretto è difficile da dimostrare ma, è altresì vero che Motorsport Italia è un’azienda privata che si prepone di organizzare un evento nel migliore dei modi. E lo fa.

Il cuore della gara nell’essenza dei rally

Sabato e domenica abbiamo visto una gara stupenda. Un tracciato tecnico, tosto, difficile che ha permesso ai nostri piloti di dimostrare il proprio valore e che ha sottolineato come esista uno “stile italiano” di correre che ha messo in difficoltà chi si sta giocando la classifica generale dell’ERC.

Siamo tornati a vedere prove speciali lunghe (e qui i puristi non hanno avuto più niente da dire), su un tipo di asfalto a tratti rovinato e difficile da interpretare dal punto di vista del grip.

Una gara bella, senza se e senza ma, con caratteristiche uniche in quel calendario europeo che tende ad assecondare i piloti da velocità medie alte ma che soffrono il “molto guidato”. Terreno fertile per i nostri che si sono fatti valere ed hanno monopolizzato il podio.

Una macchina organizzativa sempre più affinata e pronta

Non si può negare. Anno dopo anno la gara è cresciuta, migliora, fino a raggiungere vette assolute di eccellenza. Tutto si è svolto in modo impeccabile, a tratti rigoroso, e a giovarne è stato lo spettacolo. Ancora una volta nel cuore della città senza problemi di sorta e ad abbracciare (e valorizzare) una bella parte di Lazio che tanto si confà alla disciplina.

Il contorno ha spiegato (nuovamente) come un evento sportivo abbia bisogno di unirsi al contesto per diventarne parte integrante e complementare. Non basta essere a Roma per rappresentare Roma, a maggior ragione in uno sport che dalle nostre parti si è abituato (suo malgrado) a piazzali senz’anima ma dalla logistica facile.

Idee, progettazione, organizzazione, capacità comunicativa e diplomatica. Qualcosa di più di “un altro organizzatore di rally”.

Un successo per Roma in primis. Ed il resto?

Tutto funziona e merita di poter continuare a funzionare. Questo è un dato di fatto.

Il resto dei dibattiti lascia il tempo che trova, soprattutto se lo rapportiamo agli obiettivi che una gara deve prefiggersi: garantire uno spettacolo giusto, equo e sicuro a chi partecipa che sappia coinvolgere il pubblico e ripagare chi sceglie di investirci.

Per il resto non spetta di certo al Rally di Roma Capitale capire come avvicinare nuovo pubblico ai rally. Se ci riesce è sicuramente un altro grande risultato portato a casa ma, il focus deve restare sull’offrire un evento di caratura internazionale nei rally all’Italia.

E Roma lo è, con buona pace di coloro che si sono scandalizzati all’ombra del Colosseo. Come se fosse un “palazzetto qualunque” sotto cui farsi venire idea di gareggiare. Punti di vista.

Foto: RedBull Content Pool
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