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Crugnola dopo il Montecarlo: progetti, pensieri e curiosità

Andrea Crugnola in coppia con Michele Ferrara e a bordo di Ford Fiesta R5 D-Max Racing,  è stato il pilota con il miglior piazzamento tra gli italiani a Montecarlo.Il 27enne di Calcinate del Pesce provincia di Varese,  ha chiuso diciottesimo assoluto e settimo nella categoria WRC2. Il sito redbull.com lo ha intervistato qualche giorno dopo l’inizio della stagione avvenuta appunto in terra monegasca. Andiamo a pubblicare l’intervista svolta dal famoso brand redbull:

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Quali sono le altre 2 gare che hai fatto con le quattro ruote motrici?

L’anno scorso ho disputato la gara di casa a Varese, il Rally dei Laghi in cui sono arrivato secondo assoluto, e il Trofeo Aci Como.

Quante gare del Mondiale farai quest’anno?

In teoria cinque, anche se sto lavorando per farne sette ma non è facile. Il problema è come sempre il budget.

Il tuo obiettivo stagionale?

Fare il meglio possibile, accumulare esperienza con le quattro ruote motrici e qualche buon risultato: almeno finire una gara nelle prime 3 posizioni, anche se non sarà facile.

Come è nata la tua passione?

Mio papà ha corso 15-20 anni nei rally, a livello regionale, amatoriale. Quindi essendo sempre stato nell’ambiente fin da piccolo mi sono appassionato. E quando una domenica mi ha portato a vedere una gara di kart ho voluto solo provarlo: avevo 8 o 9 anni. Da lì è iniziato tutto.

Quando hai fatto la prima gara?

Avevo 9 anni, a Borgo Ticino. Non ricordo il piazzamento, però sicuramente non mi sono ritirato.

La prima vittoria?

Alla terza gara, in un circuito cittadino, a Cremona. Era la categoria da 8 ai 10 anni, usavamo motori da 50 cc.

Fino a quando hai corso nei kart?

Fino a 17 anni. Poi è arrivata la crisi e sono sbarcati tanti piloti dall’est Europa, così mi hanno accantonato: i team preferivano chi portava il grano rispetto a chi andava forte

Non hai pensato di passare in monoposto?

L’idea c’era ma i budget erano troppo elevati per concretizzare il tutto. Non sono mai stato un pilota con la valigia. Quello che ho fatto sono riuscito a farlo o grazie alle sponsorizzazioni degli amici o per capacità, non perché arrivavo con la valigia e correvo. Non avendo la possibilità di farlo abbiamo deciso un po’ per gioco e un po’ perché il budget ce lo consentiva di andare nei rally. E anche lì è stato subito amore a prima vista, forse più che con i kart.

Sei più portato per la pista o per i rally?

Adesso ti direi rally perché sono 10 anni che li faccio e ormai mi sono convertito al 100 per cento. Però in pista non andavo male e se avessi continuato in pista avrei potuto far bene anche di là. Mi sono scontrato con Jaime Alguersuari, Stefano Coletti e sono stato compagno di squadra di Jules Bianchi per un anno. E in alcune occasioni li ho anche battuti. Non so a che livello sarei potuto arrivare ma non andavo piano.

Com’era Jules?

Molto simpatico, alla mano e già ai tempi dei kart era molto molto veloce. Abbiamo fatto un anno nella stessa squadra e ho dei bei ricordi.

I rally sono più pericolosi della pista?

Sicuramente c’è un po’ più di pericolo perché non ci sono le vie di fuga, però i passi avanti degli ultimi anni sul versante della sicurezza sono stati molti. Alla fine della fiera io penso che se una cosa deve capitare capita. Secondo me se uno ha il destino segnato può essere in giro anche con la Panda la domenica mattina e farsi male.

Qual è la prima auto con cui hai corso?

Una Renault Clio RS Light, al Rally Sprint dell’Ossola del 2007: mi sono classificato 14° nella categoria N3.

La tua prima gara nel Mondiale?

Portogallo 2011 con la Ford Fiesta R2, era ai tempi in cui facevo parte della Pirelli Star Driver. Il programma era pagato da Pirelli: tramite delle selezioni fatte l’anno prima fui scelto, ero uno dei 6 piloti. A noi si aggiungevano per la classifica della WRC Academy altri piloti paganti, in totale eravamo una ventina.

Come è andato quell’anno?

Ho chiuso il campionato al 6° posto, con un 3° posto in Germania come miglior risultato.

Perché non gareggi nel campionato italiano?

Vorrei anche farlo ma purtroppo il budget è risicato. Già è difficile reperirlo, quindi bisogna fare una scelta e ho puntato sul Campionato del Mondo.

Su quale fondo vai meglio?

Sicuramente l’asfalto perché ho più esperienza. Anche se sulla terra sono migliorato parecchio.

Dove ti alleni?

Allenamenti in auto non ne faccio perché richiedono tanto budget. Mi alleno più che altro fisicamente, andando in palestra 3 o 4 volte alla settimana e da quest’anno mi alleno con una squadra di calcio di seconda categoria, la Ternatese. Non scendo in campo perché non sono ancora tesserato, ma do comunque tutto negli allenamenti.

Quanto margine hai quando guidi?

Se vuoi vincere di margine non ne hai mai. Soprattutto quest’anno in WRC perché il livello si è alzato ulteriormente. Vado al massimo sperando che vada tutto bene e le note siano perfette.

Il peggiore incidente che hai fatto?

In Francia nel 2011, in Alsazia. Era un tratto in discesa molto veloce seguito da una staccata forte, seguita da una curva stretta lenta. Ho sbagliato a fare la staccata, ho frenato troppo tardi e ho distrutto completamente il davanti della macchina. La Ford Fiesta R2 era da buttare.

Cosa ti sei fatto?

Io niente di grave, qualche botta nonostante l’impatto molto forte.

Perché i piloti italiani non hanno buone auto nel Mondiale?

Se dovessi dare un consiglio a chi si avvicina al mondo dei rally direi loro di correre fuori dall’Italia e soprattutto su terra. Non perché mi faccia schifo l’Italia, piuttosto per la conformazione delle nostre strade e per la regola che in Italia impedisce di disputare prove speciali con velocità medie superiori ai 100 km/h. Questo ci penalizza quando vai all’estero e trovi realtà diverse. Inoltre, da noi ci sono tante gare su asfalto e poche su terra mentre nel Mondiale l’85 per cento delle gare sono su terra. Se sei bravo su terra secondo me impari ad andare forte anche sull’asfalto.

Hai stabilito un’età massima per approdare nel giro che conta?

In realtà no perché è uno sport in cui l’esperienza conta molto ed è anche facile vincere un Mondiale a 35 anni. Magari a 40 anni ti calano i riflessi ma secondo me non c’è un limite di gara per dire “posso andare avanti, non posso più andare avanti”. Non si smette mai di imparare.

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