Addio a Claudio Lombardi, il maestro che trasformò i rally in leggenda
Il motosport perde un'altra delle sue figure più iconiche
A 83 anni si è spento Claudio Lombardi, figura simbolo dell’ingegneria italiana applicata al motorsport. Un uomo schivo ma visionario, capace di unire scienza e passione, lasciando un’eredità che ha segnato per sempre la storia dei rally e delle corse.
Originario di Spinetta Marengo e laureato in ingegneria meccanica a Bologna, Lombardi entrò in Fiat nel 1967 per poi approdare al reparto corse. Lì ebbe inizio una carriera irripetibile, che lo vide protagonista di progetti entrati nella leggenda: dalla Lancia Rally 037 alla LC2 da pista, passando per l’iconica Delta fino alla rivoluzionaria S4 del Gruppo B, autentico laboratorio su ruote. Sua fu anche l’intuizione del motore Triflux, pensato per la mai nata ECV, uno dei gioielli tecnici più affascinanti della sua epoca.
Con Cesare Fiorio e Sergio Limone formò un trio straordinario che garantì a Lancia la supremazia mondiale. Dietro ai trionfi, però, si celava anche l’ombra di tragedie che segnarono quegli anni, come le perdite di Attilio Bettega, Henri Toivonen e Sergio Cresto. Lombardi, sempre attento al tema della sicurezza, fu tra i primi a introdurre sistemi innovativi come dispositivi antincendio e scocche rinforzate, soluzioni che avrebbero fatto scuola.
Dopo l’esperienza in Lancia e Abarth, passò in Ferrari, dove nel 1991 assunse la direzione tecnica, lavorando sia in Formula 1 sia nelle Gran Turismo. Per un periodo ricoprì anche il ruolo di Direttore sportivo, proseguendo poi negli anni Duemila con nuove sfide: alla Aprilia contribuì allo sviluppo del motore quattro tempi per la MotoGP e al successo mondiale di Max Biaggi in Superbike.
La sua vita non fu solo motori. Tra la fine degli anni ’90 e il decennio successivo si impegnò anche in politica e nel sociale, ricoprendo incarichi a livello provinciale e comunale ad Alessandria, con una particolare attenzione ai temi ambientali e alla sicurezza. Attivo in Legambiente, si batté in prima linea per la bonifica di Spinetta Marengo e contro le attività inquinanti della Solvay.
Lombardi rimarrà per sempre simbolo di un’epoca in cui i reparti corse italiani erano veri laboratori di creatività e ingegno. Di lui resteranno il rigore tecnico, la capacità di visione e l’amore sconfinato per i rally, la sua prima e ultima grande passione.
Un patrimonio umano e tecnico che oggi vive nel ricordo di chi ha potuto ammirarne i capolavori in pista e sulle strade del Mondiale.