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Intervista Esclusiva a Paolo Andreucci: “Sarà un CIR molto molto interessante”

Dopo un lungo inseguimento siamo finalmente riusciti ad avere con noi il nove volte campione italiano Paolo Andreucci. Una bella chiacchierata in esclusiva dove ci siamo fatti raccontare di tutto, senza soffermarci soltanto alla stagione 2017 che sta per cominciare. Una piacevole mezzora in compagnia di un grande professionista dalle cui parole traspare una passione intatta nel tempo per questo meraviglioso sport. Buona lettura cari amici di Rallyssimo.

Ciao Paolo, partiamo con la domanda forse più scontata e banale. Con tutto quello che è successo durante l’inverno, i cambi regolamentari, la probabile assenza di Giandomenico Basso e le ultime novità relative agli Under 16 stranieri che CIR ti aspetti in questo 2017?

Mi aspetto un bel CIR, come al solito. Ormai sono un po’ di anni che è così. Tutti brontolano che non ci sono, che è difficile. Cercano di fare una regola a proprio favore o contro qualcun’altro (e potrei farti nomi e cognomi contro chi  e a favore di chi vengono fatte queste regole) e poi ci si ritrova alla fine con un bel CIR. Secondo me sarà un Ciocco molto molto interessante.

Tornando per un attimo alla stagione 2016 c’era stata la sensazione, aldilà delle questioni regolamentari, che Peugeot avesse qualcosa in meno rispetto ai rivali. Durante l’inverno ci sono stati aggiornamenti e sviluppi che pensi possano consentirti di partire da una condizione tecnica diversa?

Sicuramente. L’anno scorso ci siamo accorti che la macchina aveva grandi margini di miglioramento, infatti dal giorno dopo finito il campionato eravamo a lavorarci (ndr. il martedì successivo alla fine del CIR Paolo era in Francia per dei test sulla macchina 2017). I francesi hanno lavorato molto e bene e le migliorie ci sono state. Sicuramente anche gli altri avranno fatto passi avanti per cui non so dirti quali saranno i valori in campo delle auto. Peugeot si è accorta che c’era bisogno di migliorare tanto e secondo me sono stati all’altezza della situazione lavorando bene come al solito. Il campionato 2016 non lo abbiamo vinto perché sono stati bravi gli altri, per il regolamento nettamente a sfavore di chi era in testa al campionato e tanti altri piccoli dettagli che non sono andati come dovevano. Ma è comunque stato un gran bel campionato. Quest’anno ci sono delle novità che possono consentire alla nostra Peugeot di dire la sua.

Cercando un po’ di approfondire l’aspetto regolamentare del campionato italiano rally e al grande dibattito che c’è intorno alla possibilità di passare alla formula “4 gare su  terra e 4 su asfalto”, qual è il tuo punto di vista premettendo che noi come Rallyssimo abbiamo sempre “sponsorizzato” le gare su terra?

A me la terra piace ma è necessario fare delle regole non capestro come quelle dell’anno scorso che chi è in testa al campionato è il più brutto e il più cattivo, soprattutto su gare di 60 km. Quello è stato un attacco preciso e mirato che aveva poco di sportivo. Poi per fortuna in Federazione c’è chi ragiona e hanno apportato delle modifiche. Quest’anno si parte in ordine di classifica nella seconda tappa per cui cambia. Non è mai bello sentirsi dire “ma come mai?”, “che succede?”. Succede che quando uno parte come numero 1 sulla terra su giri da 60 km e ne fa almeno 30 a pulire la ghiaia agli altri poi non fai belle gare. La squadra ti mette in discussione e sono arrivati momenti per nulla semplici. Per fortuna in federazione si è ragionato nella maniera giusta e ci sono stati dei cambi.

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Sicuramente in Federazione con la creazione di un campionato ad hoc hanno anche captato la necessità di tornare a correre molto di più su terra non trovi?

I rally su terra sono bellissimi, il rally è la terra. Certo in Italia abbiamo gare su asfalto che sono altrettanto belle. Se si riesce a fare una cosa equa sulla terra perché no? Ad esempio a me piaceva molto quando lo shakedown determinava la partenza invertita dei primi 15. Era molto interessante, allungava la possibilità ai giornalisti e ai media di parlare di una giornata in più di gara facendo uscire molto materiale in più. Purtroppo non è stata confermata, a mio modo di vedere sbagliando.

Allargando il discorso ai rally in generale, partendo da piccole decisioni che portano a propendere per una gara show come il Monza piuttosto che un RIS fino a stravolgere completamente le auto per aumentare lo spettacolo. Secondo te è questa la strada per riprendere quota con il discorso rally?

Beh, potrebbe anche essere. Secondo me, come dico già da un po’ di anni, la promozione va fatta partendo dalle gare scegliendo delle prove speciali che siano da far classifica ma che consentano anche di fare spettacolo. Nel mondiale se ne sono resi conto cercando di mettere punti spettacolari che possano offrire bel materiale per i media. Non sto parlando solo di prove spettacolo ma di avere proprio dei punti spettacolari che consentano bellissime riprese. Ad esempio, il salto in Sardegna sulla Monte Lerno è una cosa che offre fotografie, video, giornalisti che possono andare lì a toccare lo show con mano. Queste sono tutte cose che aumentano l’appeal del nostro sport. La gente rivede certe immagini in televisione o su internet e si trova davanti a qualcosa di estremamente bello e capisce cos’è il rally. Le prove speciali sono viste solo come gara e per cui devono essere lunghe 30 km perché le speciali sono belle solo se son di 30 km. A vedere un rally magari vengono in 5000 persone, in tv sui canali giusti abbiamo visto che puoi raggiungere 100-120 mila spettatori e se offri il giusto contenuto puoi moltiplicare rapidamente gli appassionati che decideranno di venire ad affollare le prove speciali. La scelte del percorso e la qualità delle immagini, con una regia appositamente studiata come in tanti altri sport, aumenta la visibilità ed è molto molto importante averne nei rally. Poi è ovvio che ci possano essere tentativi come il Monza o il Motor Show ma in Italia abbiamo gare molto belle che devono essere sfruttate molto meglio valorizzando i punti spettacolari. E se non ce sono la Federazione dovrebbe obbligare gli organizzatori a trovarli. Se sono di 30 km tanto meglio, ma non dobbiamo escludere la prova da 3 km che ha un punto veramente spettacolare che dimostra che cos’è veramente il rally invece di pensare di farci girare intorno alle balle di paglia. Quello non c’entra niente coi rally.

Infatti la domanda Paolo veniva proprio dalla decisione vostra di andare a fare il Monza piuttosto che il Sardegna, cercando di capire quali dinamiche portano a decisioni che all’occhio del tifoso non sono sempre così facili da comprendere.

Il Monza può costarti un 20-30 mila euro, la Sardegna 70-80. A Monza fai un po’ di chilometraggio motore e due paraurti per gomme e sei a posto. In Sardegna la macchina si apre in due e la differenza è sostanziale.

L’ultima domanda è più una curiosità di tutta la nostra redazione. Sono tantissimi anni che corri e siamo andati a scavare tra i vari rivali che hai avuto. C’è tornato alla mente Roberto Pellerino con cui hai messo in piedi grandi battaglie ai tempi del Trofeo e pensiamo che forse avrebbe meritato maggior fortuna. C’è un nome più di altri che pensi avrebbe potuto darti molto fastidio nella tua carriera?

In quegli anni del Trofeo erano tutti veramente bravi, Pellerino in primis. Mi ricordo Roberto teneva sempre ritmi altissimi, così come Franco Munari, Luca Vicario. Sono stati tutti e tre degli avversari che mi hanno costretto a tirare fuori il meglio di me per poter combattere con loro. Ecco, se dovessi ricordare qualcuno più di altri quella era veramente un ottima annata.

Grazie mille Paolo e in bocca al lupo per la stagione!

Grazie a voi!

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