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Franco Cunico: Come si riconosce un giovane campione? Scopriamolo con lui

C'è futuro nei rally italiani? Come possiamo tornare ad avere qualcuno nel WRC? Ecco le risposte di Franco Cunico

Iniziamo questa nuova rubrica a riguardo dei giovani talenti rallystici del belpaese partendo niente di meno da uno dei piloti italiani di più successo, con 3 titoli nazionali assoluti, due trofei rally terra ed un IRCup.

Uno che non ha bisogno di presentazioni, il grande Franco Cunico, che ci ha fatto riflettere molto con questa fantastica riflessione riguardante i futuri potenziali talenti, o non, del panorama nazionale.

 

Di giovani talenti che si affacciano a questa disciplina ce ne sono numerosi, ma, secondo te, come si distingue un pilota che ha davvero il nervo del campione? Quali sono le qualità che deve avere?

Secondo me il talento puro lo si distingue dalla velocità, che però deve avere fin da subito, senza che ci vogliano decine di gare per fare anche solo un tempo “buono”. Se c’è velocità poi si può lavorare su costanza e rendimento, ma senza velocità non si può fare nulla.

Cosa ne pensi delle possibilità future al momento che può avere un giovane talento in Italia?

Penso che al momento, in Italia, siamo pari a zero perché il confronto con gli ufficiali italiani è difficile.
Discorso diverso, invece, per l’estero dove invece di fare 27 gare in 3 anni con lo stesso pilota opterei per sole 3 gare a pilota.
Oggi ci troveremmo ad aver visionato 9 piloti non uno solo, avendo maggiori possibilità di trovare il Rovanpera o il Loeb, o comunque presunto tale, italiano.

Quali ritieni i talenti più interessanti del panorama rallystico italiano?

I talenti ci sono, al momento però quelli che abbiamo in Italia hanno bisogno di sgranchirsi le gambe e fare risultati all’estero per dimostrarsi dei veri futuri campioni. Ad esempio Andolfi è un giovane promettente ma se fossi in ACI porterei il programma ad essere un banco di prova per vari giovani e non un’insieme di possibilità ad un giovane solo.

Velocista o ragioniere?

Entrambi, anche se è fondamentale quando non si va spingere al 100% farlo al 99%, non come molti italiani che hanno il difetto di spingere o al 100% altrimenti 80% e tempi mediocri…

Raccontaci la tua esperienza da “giovane” pilota, gli inizi ed i primi campionati.

Mi ricordo i miei inizi nel trofeo A112, laddove cercavo nei parchi assistenza etc sempre di imparare dai big, quali Adartico “Vuda” Vudafieri, Maurizio Verini, Tony Fassina…a differenza della tendenza di oggi che vede nascere i giovani “già imparati” che fanno fatica ad ascoltare consigli o imparare cose fondamentali dai più esperti.

Che consigli daresti ad un giovane che si approccia a questo sport?

Innanzitutto direi di sfruttare ogni occasione di fare una gara e di accumulare esperienza, con qualsiasi mezzo. Non è facile emergere in questo mondo quindi direi di non avere troppa fretta ma concentrarsi su ogni “gradino” e sfruttarlo il più possibile per arrivare in “cima”.

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