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Jim Clark – Dalla F1 al Rally RAC 1966: salti, capriole, e il mistero della tabella di marcia

Il bi-campione del mondo di F1 si cimentò anche nel rally di casa dimostrando tutto il suo valore, pur contando su qualche aiuto esterno

E’ una edizione del RAC Rally molto importante quella che si svolge dal 19 al 25 novembre 1966. Per la 22esima edizione di quella che diventerà una delle gare più prestigiose del mondiale rally infatti, è previsto un cambio di regolamento. Per la prima volta la classifica finale verrà stilata in base alla somma dei tempi ottenuti dai concorrenti sui 63 tratti cronometrati: in soldoni, a vincere sarà il più veloce. Il tempo dei coefficienti, e delle classifiche rivisitate in base alle prestazioni delle vetture è ormai finito, anche da queste parti. Il RAC diventa quindi, a tutti gli effetti, una gara di velocità.

Parlando di velocità, e scorrendo un elenco iscritti pieno zeppo di grandi nomi del rallysmo dell’epoca, non ci si può non fermare all’equipaggio a cui è stato assegnato il numero 8. Jim Clark. Lo scozzese, in coppia con Melia Brian, di velocità se ne intende, eccome. E’ campione del mondo in carica di F1, ha vinto la 500 miglia di Indianapolis e anche con le ruote coperte va fortissimo. A Jim, infatti, piace impegnarsi nelle corse a 360° e in tutte le categorie, e con la Ford Lotus Cortina ha vinto il campionato turismo britannico nel 1964. Non può certo rifiutare quindi la proposta della Ford, che per la gara di casa gli mette a disposizione una Cortina per misurarsi con gli specialisti dello sterrato.

Jim Clark e Brian Melia con la Ford Lotus Cortina

Il vantaggio di chiamarsi Jim Clark

La concorrenza è da far impallidire: Kallstrom, Trana, Aaltonen, Fall, Anderson, Waldegard, Makinen, Toivonen, Cella, Carlsonn, Elford, Lampinen, Roger Clark, per un totale di 146 iscritti. Jim però, non ha nessuna intenzione di sfigurare, e anche la presenza del suo compagno di squadra in F1, Graham Hill, su una Mini, non lo preoccupa.

Le ostilità prendono il via il sabato, per permettere ai numerosi appassionati inglesi di assistere alle prove, e dopo la tappa della domenica in Galles, la corsa prosegue al nord, in Scozia. Jim è strepitoso, e con tre scretch si posiziona in classifica al sesto posto. Rallentato da alcune forature lo scozzese è una furia, ma nel tentativo di recuperare terreno incappa in una rovinosa uscita di strada. La Lotus Cortina finisce a ruote per aria, ma non sarà certo questo a rallentare Jim. Lo scozzese infatti, rientrato in corsa, riesce miracolosamente a timbrare in tempo senza pagare ritardo al controllo orario.

Il miracolo viene in seguito spiegato da alcuni piloti, testimoni di averlo visto a ruote per aria in prova speciale. Dichiarano infatti di essere stati poi superati da Clark mentre si trovavano in colonna alla periferia di Glasgow, ligi a rispettare il severo limite di velocità ed i semafori. Chiamarsi Jim Clark all’epoca, specialmente in Scozia, ha infatti i suoi vantaggi: Jim viene aiutato dalle forze dell’ordine a rispettare il tempo imposto, con gli agenti che bloccano il traffico per permettergli di sorpassare tutti e timbrare in orario.

Il mistero della tabella di marcia

Rientrato in corsa dopo le riparazioni in assistenza lo scozzese incappa però in una seconda uscita di strada. Nella speciale di New Castletown la Lotus Cortina esce di strada dopo una serie di salti ad alta velocità e termina la sua corsa ben al di sotto della sede stradale, dopo aver carambolato e sorvolato un gruppo di alberelli. “Well, that’s over”, sembra furono le parole di Jim verso il terrorizzato Melia.

Ma se i fatti ci dicono che Jim Clark non terminò mai la speciale, la cronaca di gara registrò invece una storia diversa. Anche in questo caso infatti la tabella di marcia dello scozzese arrivò puntuale ed in tempo al controllo orario successivo a Town Hall, anche se la Lotus Cortina non uscì mai da quella boscaglia. Un mistero.

La gara fu vinta da Bengt Söderström su una Ford Lotus Cortina, con Kallstrom e Trana al secondo e terzo posto. Jim Clark, pur non terminando la gara, non sfigurò di certo di fronte ai suoi più esperti colleghi. Anche gli scandinavi, si dice, restarono impressionati: oltre alle tre speciali vinte infatti Jim si piazzò fra i primi quattro in altri 16 tratti cronometrati. C’è addirittura chi considera la sua performance al RAC ’66 al pari di qualsiasi altro risultato di rilievo ottenuto in F1, e questo sicuramente rende l’idea.

Poi, conclusa la sua gara, invece di sparire semplicemente, prese in prestito un’altra Cortina e seguì la squadra per il resto della competizione, aiutando dove gli era possibile. Jim Clark era anche questo. Ah… senza considerare l’invito a cena per tutta la squadra in un ristorante vicino Heathrow, dopo le premiazioni. Chapeau, Jim!

Fonte: “Destra 3 chiude lunga”, di Carlo Cavicchi / “Motorsport memories: Jim Clark the rally star”, di James Page
Credit pic: LAT Photographic
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