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Volkswagen Polo WRC Plus: cosa poteva essere e non è stato

Un caso più unico che raro nella storia dei rally che, a quattro anni di distanza, merita una specifica analisi

2 novembre 2016. Un comunicato stampa proveniente da Wolfsburg scuote il mondo dei rally. Volkswagen Motorsport annuncia il suo ritiro dal WRC a partire dalla stagione successiva, che avrebbe visto il debutto delle nuove Plus. Un fulmine a ciel sereno, con la casa costruttrice dominatrice dei quattro anni precedenti incredibilmente ed improvvisamente fuori dai giochi.

Come motivazione viene posto in primo piano lo scandalo dieselgate, in seguito al quale Volkswagen ebbe il suo bel da fare con i danni di immagine. Da quello stupefacente annuncio sono passati più di quattro anni, le Wrc Plus hanno vissuto e stanno per terminare il loro corso e, giunti a questo punto, viene spontaneo porsi uno scomodo quesito: come sarebbe andata se Volkswagen fosse ancora tra noi? Prima di iniziare a fantasticare, è doveroso ricordare qualche premessa. La casa tedesca veniva da un quadriennio di successo assoluto, con otto titoli (quattro piloti e quattro costruttori) in bacheca ed un futuro ben pianificato. Già nel corso del 2016, infatti, le immagini ed i video della nuova Polo R WRC Plus impegnata nel corposo programma di sviluppo spopolavano sul web. Al volante il capo progetto Sebastien Ogier ed il tester ufficiale Marcus Gronholm, con lo scopo di finalizzare migliaia e migliaia di chilometri di test per la capostipite della nuova generazione di vetture Wrc. Il tutto mentre la concorrenza “annaspava” in confronto alla programmazione ed all’efficienza dei tedeschi.

In virtù di ciò si era già ben capito come la casa di Wolfsburg fosse ancora salda in cima alla lista dei pronostici. Una vettura di base già vincente, sviluppata corposamente da dei seri professionisti con i rivali incapaci di tenere il passo. Il tutto lasciava presagire ad un altro ciclo di trionfi targato Vw. Fino a quel giorno di inizio novembre. Da li’ si innescò un effetto a catena che andò a sconvolgere gli scenari del mondiale rally, portando a movimenti ed avvenimenti impensabili. Ce l’avrebbero fatta le rientranti Toyota e Citroen o gli “storici” rivali di Hyundai a sconfiggere i padroni del Wrc con le loro nuove Plus? Vederle tutte assieme sarebbe stato sicuramente affascinante, per un mondiale con cinque costruttori impegnati. Cosa che all’alba del 2021 sembra soltanto un sogno. Magari non al primo od al secondo anno, ma se davvero uno tra i contendenti fosse riuscito nell’impresa di battere i “panzer” tedeschi, essa avrebbe assunto dei contorni titanici. D’altro canto, se Volkswagen avesse davvero ripetuto il ciclo vincente del quadriennio 2013-2016 non sarebbe stato cosi’ scontato trovare i contendenti ancora tutti insieme dopo quattro anni ed un’altra dose di “bastoste”. Tutte ipotesi e fantasticherie varie, che comunque non ci devono far rimpiangere dell’era Plus finora vissuta. Perché da inizio 2017 ad oggi, il mondiale rally ha regalato storie sportive ed umane che senza l’abbandono di Volkswagen si sarebbero avverate con un coefficiente di probabilità molto più ridotto.

Partiamo da colui che doveva essere il capitano dello squadrone VW, nonché simbolo della recentissima storia: Sebastien Ogier. Senza la clamorosa decisione della casa madre, il francese probabilmente avrebbe vinto altri mondiali a raffica con molta più facilità di quelli che ha effettivamente ottenuto. Ad oggi potrebbe essere a meno uno da Loeb, ma con l’ombra di aver sempre vinto con la macchina più forte. Esempio lampante viene da farlo con la Formula 1 ed il dominio Mercedes. Seppur abbia vinto tantissimo, Lewis Hamilton vive nell’ombra della grandezza del marchio che rappresenta, che non rende fede appieno del suo talento. La stessa situazione si sarebbe potuta verificare anche con il pilota di Gap che però, anche se contro la sua volontà, si è rimboccato le maniche dopo essere rimasto a piedi andando a vincere due mondiali da semi-privato con M-Sport. Dimostrando che, sebbene si verifichi sempre più raramente negli sport motoristici, l’uomo può fare ancora la differenza sul mezzo.

E poi c’è lui, lo zio Malcolm Wilson. Bravissimo ad accaparrarsi le doti del campione in carica, il boss di M-Sport ha vissuto un biennio da favola, che lo ha portato laddove ha sempre sognato di arrivare.

Dalla corte di Cockermouth è passato anche il percorso vincente di Ott Tanak, arrivato come secondo di Ogier dopo essere stato scaricato dallo stesso Wilson. Un percorso di crescita impressionante, che lo ha portato al “tradimento” con Toyota ed al successivo iride. Bellissime storie di sport e di uomini, che senza l’effetto catena scatenato da Volkswagen sfidiamo chiunque a pensare ad una effettiva realizzazione.

Come in ogni avvenimento, soprattutto di tale portata, c’è chi ne giova e chi invece ottiene l’effetto opposto. A tal proposito non può non venire in mente Andreas Mikkelsen, la vittima per eccellenza dell’abbandono Volkswagen. Apparentemente lanciato per una carriera ad alti livelli nella top class, il norvegese si è trovato a vivere stagioni di alti e bassi, alcune di esse da vero “purgatorio”, ed un futuro tutt’altro che definito. Cosa piuttosto impensabile a fine 2016. Ci ha provato con il progetto che avrebbe potuto portare la Polo Plus privata nel mondiale 2017, incentivato da Al Attiyah ma mai andato in porto. Ritardi nell’omologazione, complice anche la negligenza della casa madre, ed una specie di veto da parte degli altri team prima di quel Montecarlo fecero affossare il tutto. A dimostrazione di quanto quella vettura fosse temuta da tutti anche in veste privata. E vederla in azione sarebbe stato molto allettante.

Chissà, probabilmente avremmo potuto assistere ad un altro ciclo vincente, con la casa di Wolfsburg e la sua Polo sempre più nella storia ed in cima a tutti gli albi d’oro. Invece stiamo parlando di un rarissimo pezzo da museo che non ha percorso nemmeno un metro di una gara ufficiale. Certo, la botta a livello sia economico che di immagine per il mondiale rally c’è stata eccome. Ma ragionando da appassionati e guardando al mero lato sportivo, tutto sommato non ci possiamo lamentare. Perché il mondiale rally del 2018, con tre piloti a giocarsi il titolo fino all’ultima speciale dell’ultimo rally, è stato di una rara bellezza, cosi’ come tutti i campionati dell’era Plus, belli, combattuti e mai scontati. Ed in fondo, per l’appassionato vero, è questo quello che conta.

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1 Commento

  • Mauro Pelizzaro
    Posted 17 Dicembre 2020 13:19 0Likes

    A riguardo VW Polo, forse dico una cavolata ma sarebbe stato un alternativa lasciate il Progetto alla Skoda visto che fa parte del gruppo, almeno non buttavano via tutto il lavoro fatto fino a li.

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