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Gomme “da masticare”, ciambelle indigeste e multe salate: che brutta fine stai facendo WRC?

"Stiamo sbagliando tutto, stiamo letteralmente sbagliando tutto..."

Sono passati alcuni giorni dalla fine del Rally del Portogallo. Un periodo di decompressione era necessario dopo un weekend del genere, dove nemmeno una delle gare più interessanti e con tradizione dell’intero mondiale è riuscita a distogliere l’attenzione da un clima che definire “strano” è un eufemismo.

Non se ne esce.

Tolto il venerdì, con la roboante polemica sulle gomme Pirelli e le relative prestazioni sulla difficile terra pietrosa di Portogallo, a livello sportivo non è successo poi tanto.

A far discutere è stato più il “contorno”, antitesi perfetta rispetto a quello che sarebbe auspicabile (o quantomeno desiderabile) per cercare di mantenere a galla le sorti di uno sport che ce la sta mettendo davvero tutta per affondare. Già alcune dichiarazioni prima della gara avevano contribuito a tenere accesa la fiamma che rischiava di accendere la miccia esplosiva. Al resto ci ha pensato un weekend ricco di avvenimenti controversi che fanno decisamente pensare.

Vogliamo parlare della questione monogomma?

No, questo tralasciamolo. Ci sono dinamiche troppo grandi che portano a scelte di questo tipo, scelte che non fanno capo solo ai rally ma, a tutti gli ambiti del motorsport. Non è difficile immaginare cosa “ci sia dietro” ed immagino ci sa tutta l’intenzione di lavorare per offrire un prodotto all’altezza dello spettacolo che si vorrebbe dare. Non sta riuscendo, è un dato di fatto. Andiamo avanti.

Vogliamo parlare del fatto che si possa perdere una gara per aver avuto voglia di far divertire il pubblico dentro ad un circuito?

Sì, di questo parliamone.

Non si può. C’è una regola. Va bene. Vogliamo evitare che le gare diventino qualcosa simile ad un rodeo, raccontandoci pure la favoletta dello spirito di emulazione. Concettualmente giusto, non fa una piega. Se vogliamo dei donuts lo decidiamo prima, li mettiamo in prova speciale attorno a dei birilli o su una rotatoria e se i puristi si incazzano pazienza.

Da un punto di vista di chi vuole che tutto vada in un certo modo, riducendo al massimo i problemi di gestione è una logica inappuntabile.

Il problema è che i rally sono uno sport che vive di imprevisti, di fatti che non ti aspetti e che diventano il pepe di un intero weekend.

Un giovane ragazzo che sta progressivamente ritrovando se stesso sta dominando una gara, si lascia prendere dalla voglia di far impazzire un’arena piena di gente, inizia a far volteggiare la sua Skoda in un ampio spazio. Risultato? Perde di fatto la gara prendendo un minuto di penalità per quel momento di euforia accolto col massimo entusiasmo dalla gente.

Vogliamo questo? Vogliamo che tutti si mettano bene in fila ed evitino di creare scompiglio a quel copione già scritto?

No perché poi non ci dobbiamo mica meravigliare se il campione del mondo in carica, appena può, “scappa” in Giappone a fare drifting. Già, i tondi, le ciambelle, le sgommate.

Quella roba che infiamma la gente, che viene ripresa, diffusa, condivisa, divulgata.

Vogliamo parlare delle multe di fine gara per i cappellini non indossati?

Boh, si fa fatica a parlarne. Protocolli, rigidità, roba che è difficile da capire se ci stai dentro, figuriamoci da fuori. Comprensibile (anche se la cifra di 10000 euro mi pare onestamente folle quando si ragiona in continuazione di ridurre i costi) la sanzione per Neuville – Wydaeghe per la mancata consegna del cartellino a fine SS17, anche se a quel punto viene da domandarsi se sia stata veramente clemenza o si sia voluto evitare che in TV per la prova finale ci arrivassero solo cinque Rally1.

Ma 1000 euro per un cappellino sbagliato a Dani Sordo? Per carità, ci sono le logiche degli sponsor e comanda sempre chi paga. Ma cosa lascia agli appassionati una decisione del genere, comunicata con severità a mezzo comunicato stampa?

Non è difficile capire che non c’è cura verso chi guarda. Non interessa. Non fa parte di quei fattori che oggi vengono considerati per prendere le decisioni e decidere linee guida utili a mantenere vivo uno sport che non vede l’ora di estinguersi.

Si ragiona su un nuovo regolamento, di quel che dovrà esser il “post Rally1” e dovrà invogliare nuovi costruttori a scommettere sui rally. A far disamorare il poco pubblico che c’è, senza attrarre nessun altro, basta molto molto meno. Ammesso e non concesso che conti ancora qualcosa.

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