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Il Monza Rally un evento che potrebbe essere rivoluzionario se…

La soluzione proposta per l’ultimo appuntamento del campionato CIRT e CIAR lascia un po’ di amaro in bocca, ma non tutto è da buttare

E’ intelligente, ma non si applica.
E’ questa la frase che verrebbe in mente guardando la formula proposta terra-asfalto per il Rally di Monza in atto nei giorni 1 e 2 dicembre.

Oltre settantotto chilometri, per l’ultimo appuntamento CIAR e CIRT, suddivisi in 10 prove speciali su strade che coinvolgeranno il circuito stesso e le strade sterrate interne al parco che portano ad una suddivisione di 44% asfalto e 56% terra.
Percentuali che se non considerassimo il coinvolgimento del Campionato Italia Rally Terra potrebbero essere tranquillamente accettate, ma che con questa condizione pone solamente un dubbio.

Con gare in particolare per il CIRT che offrono tracciati scenograficamente più emozionante e dalla totalità sterrata, come il Rally del Brunello, non sarebbe stato meglio optare per un’altra via?
Una risposta che può variare da persona a persona, ma che non cambierebbe minimamente quello che è il finale di stagione.

Una conclusione della stagione 2023 che vede, nel CIAR, Andrea Crugnola fresco vincitore, con invece proprio quel CIRT tanto discusso ancora tutto aperto con Gryazin ed Andreucci in lotta complice anche il moltiplicatore x1.5 nel punteggio che fa ancora più accapponare la pelle.

Non tutto è però da buttare o almeno non la formula terra-asfalto che potrebbe portare a dei risvolti importanti e sempre potrebbe già essere una prima mossa ad una rivoluzione che andrebbe a ridurre l’alto numero di campionati attualmente presenti all’interno del paese.
Una formula che potrebbe tranquillamente essere impiegata come una vera e propria finale dove i partecipanti del campionato asfalto e terra si possono sfidare per decretare chi possa essere il Campione italiano.

Una soluzione del genere potrebbe richiedere, come anche no, una divisione del fondo sterrato da quello asfalto cercando, però, di non replicare quell’esperimento, risultato poi fallito a seguito di un parallelismo inutile di CIAR e CIRA, del 2022.

Per evitare qualsivoglia favoreggiamento agli equipaggi di un fondo rispetto ad un altro la possibilità di inserimento di un ulteriore appuntamento sempre misto terra-asfalto con un assetto opposto rispetto a quello usato nel precedentemente appuntamento misto non è un qualcosa di estremamente utipico.
In caso di un ritorno a campionato diviso lapalissiano è la ricerca di un equilibrio tra i due campionati per far si che uno dei due non risulti essere preferito rispetto al corrispettivo e che tutti gli equipaggi abbiano la stessa possibilità nel giocarsi il titolo di Campione Italiano nelle diverse categorie che compongono gli elenco iscritti dei diversi appuntamenti.

Questo aprirebbe, come già precedentemente affermato, all’entrata di una nuova soluzione e di quindi nuovi possibili appuntamenti misti che avrebbero maggiori possibilità di approdare nella massima serie nazionale.
Chissà che ciò non possa essere linfa nuova ad un albero che con il passare di anni invecchia sempre di più con la speranza che ciò possa ravvivarlo prima di una possibile cessazione che decreterebbe la fine.

Il rally è innovazione e molte volte l’innovazione nasce dalla conoscenza della storia, di ciò che il rally una volta era e di ciò che è l’attuale situazione.
Negli ultimi anni questo tentativo di revisiore è risultato essere come un tentativo apparente e superficiale.

C’è la necessità di entrare nel cuore pulsante fino alle vere e proprie radici dei rally nel tentativo di scoprire e varcare quelle che una volta potevano essere soglie impossibili da varcare per contesto o necessità, ma che al tempo odierno risulta essere fondamentale nel rilanciare un mondo che sta colando a picco.

C’è la possibilità di innovare, le idee non mancano, come però non manca la paura, ancora eccessivamente presente nei vertici alti della gerarchia.
C’è bisogno di un cambio radicale, ma le carte che abbiamo attualmente in mano sono potenzialmente vincenti, bisogna solo avere il coraggio di buttarsi.

Photocredit: RedBull Content Pool, Jaanus Ree
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