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Perché andare a vedere un rally da soli è meglio? Ce lo dite voi
Un articolo collaborativo nato dalle vostre risposte su Instagram: pensieri, emozioni e libertà tra prove speciali e polvere.
C’è chi dice che il rally è più bello in compagnia, con gli amici di sempre, i panini preparati la sera prima, le storie da raccontare sotto gli alberi mentre si aspetta il passaggio. E poi ci sono quelli che – senza nulla togliere alla compagnia – preferiscono andare da soli. Zaino in spalla, sveglia all’alba e via, immersi nel silenzio dei boschi prima che rombino i motori. Abbiamo chiesto a voi, lettori e lettrici di Rallyssimo, perché sempre più spesso scegliete di vivere i rally in solitaria. Le risposte sono arrivate numerose, sincere, ironiche, nostalgiche. E da lì è nata l’idea di questo articolo: un racconto a più voci, il vostro.
Libertà, prima di tutto
«Perché mi alzo quando voglio, vado dove voglio e cambio PS anche all’ultimo momento senza dover rendere conto a nessuno». Difficile dare torto a chi ci ha scritto così. Il rally, per sua natura, è un’esperienza fatta di tempi stretti, logistica, scelte strategiche. Muoversi in gruppo richiede coordinazione, compromessi, attese. Andare da soli, invece, è pura libertà: si punta la mappa, si studiano gli orari, si imbocca la strada sterrata preferita senza spiegazioni. E se una prova non convince? Si gira il volante e si cambia direzione.
Il silenzio che vale oro
Molti di voi hanno parlato del silenzio, ma non quello assoluto. Parliamo di quel silenzio che si crea quando si è soli in mezzo alla natura, lontani dal vociare confuso, in attesa del primo rombo che arriva da lontano. «Andare da soli ti fa godere meglio del suono delle auto, senza distrazioni». E c’è chi aggiunge: «Ogni volta mi emoziono ancora, anche dopo anni. E quando sei da solo, quella vibrazione la senti dentro, senza filtri».
In solitaria, ma non soli
Un altro aspetto che è emerso con forza è il senso di comunità che si crea comunque, anche (e forse soprattutto) quando si è soli. «Vai da solo ma non sei mai solo», ci scrive qualcuno. Ed è vero: nei rally ci si saluta tra appassionati, si scambiano dritte sulla PS migliore, si dividono birre e aneddoti come se ci si conoscesse da sempre. È un popolo, quello del rally, che parla la stessa lingua fatta di benzina, fango e passione. Che tu sia arrivato in compagnia o da solo, sei uno di loro.
Tempi, spazio, emozione
Andare in solitaria permette anche di dedicarsi alla propria passione con più attenzione. Per chi fotografa, ad esempio, è una benedizione: «Mi metto dove voglio per gli scatti, senza dover aspettare nessuno. È il mio momento». E per chi invece vuole solo godersi lo spettacolo, è tutto più immediato: «Mi fermo dove mi piace, mi godo la macchina che passa, resto quanto voglio. Nessuno che ti dice ‘muoviamoci’ o ‘abbiamo fame’».
Un po’ di romanticismo
E poi, diciamolo: c’è anche un pizzico di romanticismo in tutto questo. Quello di chi si fa ore di strada per andare a vedere un passaggio, sotto il sole o la pioggia, solo per sentire una WRC sfrecciare a due metri. Quello di chi torna a casa stanco, impolverato, felice. Perché in fondo il rally è anche questo: un amore solitario che non ha bisogno di spiegazioni.
E voi?
Continuate a scriverci, raccontateci le vostre esperienze, i vostri aneddoti da “lupi solitari” delle PS. Questo articolo lo abbiamo scritto insieme, e chissà che non diventi una rubrica fissa. Perché nel rally, ognuno ha la sua strada. Ma a volte si incrocia con quella degli altri. E lì nasce la magia.