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La solitudine dei numeri due

C’è una categoria di piloti destinata ad una carriera complicata. Esistono da sempre, fin da quando è nato il nostro amato sport, e probabilmente continueranno ad esistere per sempre. Sono gli eterni secondi, i campioni indiscussi del campionato dei “se” e dei “ma”, protagonisti del nostro editoriale di oggi.

Se ripercorriamo la storia troviamo nomi eccellenti che, tirate le somme, hanno portato a casa molto meno di quello che si sarebbe aspetti. Giusto per fare alcuni nomi possiamo citare Didier Auriol, Mikko Hirvonen, Francois Delecour, Petter Solberg, Colin Mcrae fino all’attualissimo Jari-Matti Latvala. Tutta gente capace di vincere e vincere bene ma con la grandissima sfortuna di essere arrivati all’apice nel momento sbagliato. Il tragico momento in cui c’è qualcuno che riesce a mettere insieme tutte le componenti per vincere un campionato.

Loro no. Semplicemente ed in modo inesorabile (tranne rarissime eccezioni).

Spettacolari e spericolati sul passaggio, fallosi più del massimo consentito ed amatissimi dal pubblico proprio per questo. Una loro vittoria ha sempre avuto un sapore tutto particolare perché arriva come qualcosa di inaspettato ed accolta dal pubblico con la stessa soddisfazione con cui si guarderebbe il Coyote azzannare finalmente Willy.

Nei classici discorsi da bar (o nell’accezione più moderna nei discorsi da social/forum sul web) non trovi mai nessuno disposto a parlarne male. Trovi un miriade di giustificazioni e di scusanti che spesso sconfinano nella congiura e nel gridare allo scandalo voluto dal “sistema”.

È il fascino del più debole, la passione sconfinata del “io continuo a crederci, prima o poi deve farcela. Lo vedi quanto va forte?”.

E capita che succede, capita che il numero due riesca finalmente a compiere quell’ultimo faticosissimo gradino. Sudato troverà tantissima gente ad abbracciarlo e a gridargli “Finalmente, cazzo!”.  E se non ce la farà la troverà lo stesso perché in quel passaggio breve e spericolato ha donato ad un appassionato molto di più che a sbandierare ai quattro venti l’ennesimo titolo mondiale.

 

 

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