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Il Rally Argentina, ed i “tre vincitori” dell’edizione 2002

Tra la storia della gara argentina, la gara di quella stagione riservò tante sorprese e colpi di scena inaspettati

Argentina, terra di passione rallystica, di gare epiche e di episodi rimasti nella storia del mondiale. Da sempre attrazione fortissima per tutti gli appassionati sudamericani, su queste mitiche prove speciali gli aneddoti e le storie da copertina si consumano. E’ questo il caso dell’edizione del 2002, rimasta nella storia come una delle più incredibili e movimentate.

Il mondiale rally giungeva da uno dei momenti più intensi della storia recente; il “triello” per il titolo dell’anno prima tra Burns, McRae e Makinen. Anche il 2002 cominciò dunque all’insegna del pilota finlandese, vincente a Montecarlo. La storia cambiò tuttavia ben presto, con Gronholm e la sua 206 vincenti in Svezia e Cipro e Panizzi che monopolizzò gli eventi asfaltati in Francia e Spagna. La supremazia Peugeot nella prima parte di stagione si manifestò quindi anche tra i difficilissimi sterrati argentini, condizionati dal fango, dalla pioggia e, giusto per non farsi mancar niente, dalla nebbia.

Delle condizioni a dir poco proibitive per tutti, ma apparentemente non influenti per Marcus Gronholm. Il campione del mondo 2000 partì a razzo nella prima tappa, rifilando la bellezza di un minuto e quaranta al più diretto inseguitore, Tommi Makinen. Una gara apparentemente cristallizzata, ma che doveva ancora fare i conti con tutte le asperità ed gli imprevisti connessi che un terreno così accidentato riserva inevitabilmente a tutti gli equipaggi. Ebbene, un guaio idraulico alla 206 Wrc numero 2 costrinse il pilota finlandese a correre sulla difensiva, e bruciando tutto quello costruito con una prima tappa monumentale. Alla fine della seconda frazione Makinen si trovò quindi addirittura leader, seppur con solo mezzo secondo nei confronti del connazionale. Più indietro, ma neanche tanto, Richard Burns occupava la terza piazza a 34 secondi, mentre un minuto più dietro seguivano la Subaru di un Petter Solberg alle prese con una intossicazione alimentare e la Ford Focus di Carlos Sainz.

La gara ritrovò quindi tutto di un colpo i suoi motivi di interesse, con una vittoria ancora tutta da decidere. Nulla, però, in confronto a quello che sarebbe accaduto ventiquattro ore a quella parte. Risolti i guai tecnici, Gronholm riprese il suo ritmo nelle ultime speciali, riconquistando senza troppi fronzoli il comando delle operazioni. Troppo forte l’andatura del finlandese, con Makinen che ne fece le spese sulla sua pelle. Fatale al pilota Subaru fu la penultima speciale della gara, con un’entrata troppo aggressiva in una sinistra veloce rivelatasi disastrosa. L’impatto contro il terrapieno interno, lo sbandamento dell’Impreza e l’inizio di una serie di ruzzoloni memorabili a velocità folle. Incredibilmente l’equipaggio se la cavò senza un graffio, nonostante l’inevitabile shock del botto, oltre alla possibilità di lottare per la vittoria svanita.

Tutto tornato come prima dunque, con Gronholm lanciato indisturbato verso la terza vittoria stagionale. Ma ancora una volta, quando tutto sembrava ben definito, ecco le sorprese. Non una, ma ben due, e pure di quelle grosse. Terminata la gara, la Peugeot del leader del mondiale fu squalificata per aver ricevuto assistenza non autorizzata allo start di domenica mattina. Una bella beffa per il finlandese, un po’ meno per la casa del Leone, che vedeva la sua seconda vettura affidata a Burns salda in seconda posizione ed accreditata della vittoria tolta al suo compagno di squadra. Niente di più sbagliato. La giornata da incubo del team francese fu infatti completata dalla seconda squalifica, questa volta causata dal volano irregolare della 206 del campione del mondo in carica.

Tanto incredibilmente, quanto inaspettatamente, la vittoria fu dunque appannaggio di un incredulo Carlos Sainz, riuscito nel frattempo a risalire fino alla terza piazza provvisoria. Anche qui non sono mancati i brividi, dato che il Matador riuscì a tenersi dietro l’arrembante Petter Solberg per soli quattro secondi. Un distacco ridicolo in confronto a quello pagato dal duo nei confronti delle due Peugeot, ma mai così dolce per il pilota Ford. Per lui quello fu l’unico successo di una stagione al di sotto delle aspettative, ma in cui quel Rally d’Argetina ed i suoi “tre vincitori” si ritagliò uno spazio destinato a rimanere nella storia sia della carriera dello spagnolo, ma soprattutto in quella, lunga e sempre piena di soprese ed aneddoti, del campionato del mondo rally.

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