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Dakar 2020: Noi ve la racconteremo così….

Esclusiva con Antanas Juknevicius, pilota leggenda della gara che ci ha preparato alla prossima edizione

In una società dove tutto cambia molto velocemente, e non sempre come vorremmo, la Dakar si è proclamata come baluardo della tradizione, rimanendo fedele a sé stessa, se non nella forma, quanto meno nello spirito.

Certo, per sopravvivere è dovuta scendere a compromessi di varia natura che, talvolta, hanno rischiato di snaturarne l’essenza. Ma l’alternativa era l’estinzione, e questo sarebbe stato veramente inaccettabile per qualunque appassionato di corse.

Il compromesso più grande è stato sicuramente quello di aver abbandonato l’Africa per il Sud America, alla ricerca dei terreni giusti ma, soprattutto, delle coperture che permettessero, di anno in anno, di chiudere il budget.

Nel 2020 tutto è destinato a cambiare e, se non si può dire che la Dakar tornerà a casa, sarà comunque ospitata in una delle nazioni più ammantate di mistero del globo: l’Arabia Saudita. Un ritorno, se vogliamo, al passato, alla sabbia, ai cammelli, alle lunghissime distanze.

Sicuramente per la corsa si tratta di un’importante sfida che ha, come premio, la possibilità di tornare ai fasti di 30 e più anni fa anche nei confronti del pubblico europeo (evidentemente distratto anche dalla pesante differenza di fuso orario con le Americhe).

Noi di Rallyssimo non potevamo certo mancare ad un’occasione del genere, ma nemmeno ci potevamo accontentare di una semplice cronaca. Chi ci segue lo sa: la nostra passione non ha limiti e ci piace stupirvi.

Per questo motivo quest’anno seguiremo la Dakar in maniera più approfondita, cercando di portarvi dentro alla sfida che uomini e mezzi dovranno affrontare nell’unica gara in cui il solo vedere il traguardo è già una grande vittoria. Inizieremo quindi non dal parlarvi del percorso, del programma e dei piloti favoriti, ma da  quello che questa corsa rappresenta per tutti quelli che la affrontano.

Per scendere nell’inferno della Dakar, avevamo però bisogno di una guida che, come Virgilio con Dante, ci descrivesse quello che succede, non solo alla guida, ma anche prima e dopo. Qualcuno che conosca bene le Dakar passate e che stia partendo per questa nuova avventura.

Per questo difficile ruolo, abbiamo scelto l’esperto pilota Antanas Juknevicius, quest’anno alla sua undicesima partecipazione. Forse questo nome non dirà molto al grande pubblico italiano, ma Antanas è una “Dakar Legend” (titolo assegnato a chi partecipa ad almeno 10 Dakar), ed è uno dei più veloci piloti privati in gara con all’attivo un ottimo 12th posto assoluto del 2018.

Ma più di ogni altra cosa, è innamorato della Dakar e quando ne parla trasmette a tutti quelli che lo stanno ascoltando la sua incredibile passione. Chi più di lui poteva essere il nostro “Virgilio”?.

Abbiamo incontrato lui e il suo team mentre aspettavano il camion che portasse la sua Toyota Overdrive OTB T1 a Marsiglia per le verifiche tecniche.

Antanas, grazie per la tua disponibilità nei confronti dei lettori di Rallyssimo, ormai siamo a poco più di un mese dalla gara: gli organizzatori hanno promesso cambiamenti rispetto al passato e soprattutto un sacco di sabbia, tu cosa ci puoi dire.

Si anche io ho letto i comunicati, ma sinceramente non sono convinto al 100% che ci sia tutto questo cambiamento. Mi spiego meglio, la percentuale di terreno sabbioso non sembra, a prima vista, così diversa dalle ultime Dakar. Ovviamente non siamo stati lungo il percorso ma lo abbiamo studiato sulle mappe, sia classiche che satellitari e mi sembra che sia, per la maggior parte, “flat”, magari anche sabbioso, ma piatto. In questo caso il rischio è che la gara diventi monotona, mentre invece con frequenti cambi di superficie e, soprattutto, con la presenza delle dune, allora tutto cambia. Ho letto che ci saranno dune alte 250 metri, speriamo che abbiano ragione! D’altra parte ancora si sa molto poco, anche dal punto di vista organizzativo, ma sono sicuro che ogni dubbio verrà sciolto a brevissimo.

Un terreno pianeggiante, e magari più compatto, oltre ad essere meno interessante, darebbe un grande vantaggio ai Buggy?

Il loro vantaggio è potenzialmente maggiore sui terreni pianeggianti ma sabbiosi, dove la loro leggerezza gli consente di galleggiare sulla superficie con facilità. Se invece è pianeggiante ma molto dissestato si trovano in difficoltà in quanto tendono a rimbalzare molto. I prototipi 4×4 hanno invece caratteristiche molto bilanciate in tutte le condizioni di gara.

Facciamo un passo indietro, tu hai corso in tutte le edizioni sud americane, ma il tuo debutto è stato nel 2003, in una Dakar vecchio stampo che attraversava tutto il nord Africa per finire a Sharm El Sheik, dall’altro lato del Mar Rosso rispetto alle coste saudite. Cosa ricordi di quella edizione?

È stato l’inizio di tutto, l’inizio dell’avventura e di quella che io chiamo “l’infezione della Dakar”. Abbiamo partecipato con una vecchia Toyota Land Cruiser, acquistata per circa 5000 euro, e abbiamo attraversato ogni tipo di territorio, nonché ogni tipo di avversità. Molte volte abbiamo perso la speranza di vedere l’arrivo ma alla fine ce l’abbiamo fatta: siamo arrivati 52esimi… ultimi assoluti. Non ci crederai ma pur essendo arrivati ultimi, è stata una enorme soddisfazione.

Da quella vecchia Toyota Land Cruiser alla Toyota Hi-Lux Overdrive OTB… stessa marca ma direi che il salto in avanti è notevole!

Beh si, ovviamente, ma questo prototipo costruito da Overdrive, in realtà non è più nemmeno una Toyota. Mi spiego meglio: i fari e le maniglie delle portiere sono l’unica cosa che viene da un Hi-Lux, il resto è tutto costruito appositamente, come il telaio, o viene da altri fornitori, come le sospensioni Reiger o il cambio Sadev. Ecco, il motore, da circa 340cv, in qualche modo è più vicino ad una Toyota visto che è Lexus. La carrozzeria, ovviamente, ricorda quella del modello originale, ma la costruiamo noi qui a Vilnius, anzi, per essere precisi, siamo noi a costruire i pannelli della carrozzeria in carbonio per tutti i veicoli Overdrive alla Dakar, anche quelli ufficiali. Ovviamente questo vale per tutti i prototipi T1, che per questioni commerciali prendono il nome e le sembianze di auto di serie, ma poi pochissime parti sono in comune.

Interessante, e come si guida questa auto, quali sono le differenze, per esempio, rispetto ad un’auto da rally con l’assetto da terra?

Si guida… allo stesso modo! In realtà veramente poche differenze. Anche quando l’ha provata un amico, pluricampione nazionale di rally, è rimasto stupito da come il comportamento fosse simile ad una auto da rally. Nonostante il baricentro, ovviamente più alto, l’auto è molto maneggevole e le sospensioni digerisco senza problemi buche enormi senza far saltare la macchina. A volte incontro qualcuno che mi dice “Ah si, il pick up Hi-Lux, ne ho uno anche io, so come va” e mi viene da rispondere che, no, mi dispiace ma non credo che sia la stessa cosa!

Questo per quanto riguarda la macchina, ma per l’equipaggio, per te e per il tuo navigatore Darius Vaiciulis, che tipo di preparazione è richiesta? Quest’anno hai fatto, per esempio, delle gare di cross country per tenerti allenato?

No quest’anno non ho partecipato a nessun’altra gara, preferendo concentrarmi al 100% sulla Dakar. Farlo non è semplice, perché la preparazione deve essere fisica e mentale. Devi essere allenato a guidare un prototipo da corsa a 200km/h e a farlo su prove di oltre 400 km l’una, su un sentiero che non hai mai visto prima e con tutte le insidie del caso. Per questo ci prepariamo sia con un’attività fisica mirata che con delle sessioni di test si qui che ad Abu Dhabi.  Ma devi anche essere concentrato per tutto il giorno, devi essere “lì” con la testa e allo stesso tempo devi rimanere calmo quando qualcosa va storto. Alla fine, anche se abbiamo i camion che ci seguono e l’assistenza a fine giornata, durante le prove siamo soli: noi contro tutti gli elementi. E’ questa la vera essenza della Dakar: la sfida, prima che con gli avversari è con te stesso!

Poco tempo fa, ho chiesto a Ott Tänak, quale fosse la qualità più importante per primeggiare nel WRC e lui mi ha detto che è l’esperienza. E per la Dakar tu cosa risponderesti?

L’esperienza nella Dakar è fondamentale, è decisiva in tutto, dalla guida alla navigazione alla gestione degli imprevisti. Veramente non potrei aggiungere altro!

Poco fa hai accennato ai camion della tua squadra che ti seguono, parliamo quindi di budget, quanto costa correre una Dakar da privato ma ad alto livello, come fai tu?

Guarda, considerando l’assistenza, i due camion e il media team che mi segue, il costo si aggira sua 300.000 euro; e considera che di questi 100.000 sono di iscrizione. Ovviamente escluso il costo di acquisto della macchina ma compresa la revisione dopo la gara, che da sola si porta via un’altra bella fetta di budget. Fortunatamente l’evento in se stesso è concentrato in un arco di tempo limitato, voglio dire rispetto ad un intero campionato, per cui questo aiuta a mantenere i costi entro certi livelli. Se poi parliamo di vetture ufficiali, allora la cifra sale vertiginosamente fino a raggiungere anche un milione di euro, per macchina, al giorno!

E quindi come fa una nazione di 3 milioni di abitanti a schierare quest’anno 5 auto al via e tutte nella categoria regina?

Ah… (sorride, ndr) nel 2003 qui quasi nessuno sapeva di questa corsa, ma poi io e alcuni altri piloti siamo tornati dall’Africa con “l’infezione della Dakar”, e pian piano la gente ha iniziato a seguirci, molti sono stati contagiati da questa nostra passione e adesso nella classifica degli sport più seguiti, dopo il basket che qui è una religione, viene la Dakar. Certo noi ci mettiamo del nostro per fare marketing e far conoscere sempre di più questa disciplina, ma alla fine credo che abbia preso piede perché rispecchia l’indole fiera di questo popolo. Una volta che poi l’evento ha un seguito importante, trovare sponsor non è impossibile!

Nel frattempo è arrivato il “trailer” e Juknevicius deve andare a supervisionare le operazioni di carico della vettura.

Questo vuol dire che ci dobbiamo salutare, per adesso, ma ci sentiremo di nuovo, prima e durante la gara, per guidarci alla scoperta della Dakar!

 

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