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Esclusiva – Il rientro di Giovanni Bernacchini: “Mi mancava il sedile di destra”

Sarà un 2020 ricco di impegni per il codriver italiano, sia nel WRC3 sia nel MERC

In questi giorni il suo nome è stato un po’ sulla bocca di tutti, infatti in questo 2020 ci sarà il grande rientro dell’esperto co-driver Giovani Bernacchini figlio d’arte di Arnaldo.

Lo abbiamo raggiunto in esclusiva in Qatar, dove è impegnato in una importante sessione di test.

Ecco a voi questa preziosa intervista:

Ci siamo, il 2020 è ormai iniziato e ci porta una bellissima notizia. Il tuo ritorno alle note, com’è maturata questa decisione?

Dopo esattamente due anni, durante i quali ho lavorato in Abarth, tornerò sul sedile di destra. Il lavoro da manager per la casa automobilista italiana mi ha arricchito tantissimo, è stata un’esperienza totalmente nuova, considerando che per 23 anni ininterrotti ero sempre in gare. Il mio ruolo mi mancava molto e la decisione è scattata quando ho capito che ancora posso dare il mio contributo come navigatore, a calcare le prove speciali in giro per il mondo, è la mia vita, la mia adrenalina. Sono molto contento di tornare!

Una carriera partita da lontano, dal mitico trofeo 500 con Nicola Caldani con due vittorie in terra iberica nel 1995, che ricordi hai di quelle annate?

La mia carriera è partita, ormai, nel secolo scorso. Ho iniziato a correre nel 1995 all’epoca dei campionati propedeutici, nel trofeo 500. Ho vinto due europei in quegli anni, con piloti diversi Caldani e Balestrero, grandissimi ricordi. Peccato che al momento non ci siano più dei trofei così performanti, sicuramente è stato un cantiere di lancio molto importante per la mia carriera. Sono passati molti anni dai trofei poi CIR, poi mondiale, Junior… però devo dire che quegli anni non li dimenticherò mai perché sono stati l’inizio di una carriera, che a questo punto, pensavo fosse finita due anni fa ma ecco appunto sembra possa continuare ancora qualche anno.

Se ti dico MERC… cosa mi rispondi?

Mi ricorda momenti indimenticabili, incredibili. Ho partecipo 8 volte e 5 vinte con Nasser Al Attiyah ma anche con altri piloti del Qatar e del Libano. Pensare di tornare nel deserto con prove totalmente diverse dalle nostre mi emoziona. Sarà un programma 2020 molto ricco, infatti tornerò a correre in medio oriente con il cugino di Nasser Al Attiyah, ovvero Nasser Al Attiyah Khalifa. Domenica scorso ho svolto i primi test dell’anno con N. K. Alattya. In Qatar, a bordo della Ford Fiersta R5, 60 km nel deserto, in particolar modo per instaurare un primo feeling nell’abitacolo. Ed il feedback è stato positivo. Saremo impegnati nel campionato MERC ed in qualche gara locale.

Novità anche in campo mondiale, WRC3 tu e…? Affiancare un giovane così determinato, con la voglia di continuare a crescere, sarà un grande stimolo.

Sì, un’altra novità è quella che sarò affianco al boliviano Marco Bulacia Wilkinson, molto promettente, classe 2000. Sarà una bella sfida tornare nel WRC con un giovane pilota, potergli trasmettere la mia esperienza cercando di farlo crescere. Un’altra sfida emozionante sarà dover dettare le note in spagnolo, dandomi quell’emozione in più, spronandomi a tornare.

l ruolo del navigatore è in continua evoluzione, stanno aumento i corsi di formazione per chi si vuole avviare verso questo fondamentale ruolo e allo stesso tempo sono diversi anche i corsi di aggiornamento per chi pratica questo, come valuti questo?

Indubbiamente il ruolo del navigatore è cambiato molto, sta cambiando come tutte le cose. Ricordo quando ho iniziato io e lo paragonavo ai tempi di mio padre, anni ‘70, il ruolo di co-driver si era evoluto già in modo drastico, adesso ancor di più. Negli ultimi vent’anni con le nuove tecnologie, l’arrivo dei GPS, hanno fatto cambiare il nostro modo di lavorare, le metodologie e gli stessi rally sono cambiati. È difficile paragonare anno per anno, meglio adesso o il passato, ma chissà… sono cambiati anche i corsi, perché si è vero che il navigatore può farlo chiunque partendo da zero senza fare delle scuole specifiche però indubbiamente dei corsi possono sempre servire, anche se la cosa più importante che dico sempre è partecipare alle gare, l’esperienza vera la si fa sul campo.

Grazie per la tua disponibilità

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