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Giovani piloti italiani – Intervista a Mattia Zanin

Il giovane pilota non è di certo passato inosservato durante questa stagione

Mattia Zanin è un giovane pilota veneto che ha fatto sicuramente parlare di sé nel corso dell’ultimo anno. Classe 2001, Mattia ha iniziato a correre all’età di 17 anni in alcuni Rally in circuito in Croazia e, a 18 anni, ha cominciato a partecipare alle sue prime gare in Italia a bordo della Suzuki Swift R1B di Vimotorsport.

Nel corso della stagione attuale ha preso parte ai Campionati CIR e CIRT a bordo della Renault Clio Rally5 della NDM Tecno gestita da MC Racing, riuscendo a conquistare il primo posto nel CIRT R1, nel CIR Under 25 e nella seconda divisione della Classe R1, destinata alle vetture non ibride.

Ma scopriamo insieme qualcos’altro di questo ragazzo.

Ciao Mattia, benvenuto su Rallyssimo. Innanzitutto come ti sei appassionato al mondo dei rally?

Posso dire di essermi appassionato con il tempo. All’inizio andavo a vedere mio papà e mio zio (che faceva prevalentemente salite) correre alle gare, ma non ero interessato e non mi piaceva assistere da fuori, infatti spesso e volentieri non andavo e preferivo restare a casa, avevo altri interessi. Un giorno, dopo molti tentativi andati in fumo, un amico di famiglia, Achille “Eva” Guerrera, mi ha portato ad un suo “rally in circuito” in Croazia all’età di 17 anni e da lì non sono più voluto scendere dall’abitacolo.

In questa stagione hai letteralmente “vinto tutto ciò che avresti potuto vincere”, ti saresti mai aspettato un risultato del genere ad inizio stagione?

La stagione è stata buona, anche se credo che si possa sempre fare meglio. Non eravamo sinceramente interessati a titoli o vittorie in particolare, ma allo sviluppo e crescita personale, migliorando di gara in gara e risultando magari anche veloci. È stata un po’ particolare in realtà come stagione, non partita benissimo, con anche un cambio di team, che inizialmente ci ha fortemente rallentati a partire dal 1000 Miglia, dopo due ritiri consecutivi, ma siamo riusciti a venire fuori alla lunga crescendo sempre, proprio come avevamo sperato. Diciamo che abbiamo “sacrificato” la possibilità di vincere subito per poter arrivare con il tempo a un livello che nelle condizioni di prima non avremmo potuto raggiungere.

Ci sono stati momenti in cui ti sei trovato in difficoltà?

In questa stagione ci sono stati diversi momenti di difficoltà, in particolare brucia ancora un mio errore ad Alba, dove ho buttato una vittoria certa, perdendo molto tempo e recuperando fino a 7 decimi, e nel Rally della Marca, gara di casa, nel momento in cui ci siamo dovuti fermare a causa di un semiasse rotto e dove abbiamo pregiudicato con le due gare la possibilità di vittoria del trofeo Renault. Questi non sono stati sicuramente gli unici momenti, come immagino per tutti, ma se ne viene fuori con un team che ti supporta sempre alle spalle, un gran navigatore e una famiglia che ti segue sempre, anche se alla fine è un divertimento e perciò bisogna sempre ricordarsi che ci sono cose ben più importanti per cui scoraggiarsi.

Hai appena sottolineato l’importanza che hanno per te il team e la famiglia. Come ti trovi con i ragazzi della NDM Tecno? Cosa pensa la tua famiglia di questa passione?

I ragazzi della NDM Tecno sono persone davvero fantastiche in ogni campo. Nel mondo del rally credo sia difficile trovare persone così preparate e precise, grazie al metodo che hanno acquisito in pista, e al tempo stesso premurose e simpatiche, infatti più che un rapporto “di lavoro” equipaggio-team stiamo costruendo un rapporto di amicizia. È grazie anche a loro che sto crescendo come pilota, grazie alle loro competenze e ai loro aiuti. Oltre a tutto questo, penso che, per quanto riguarda la Clio Rally5, siano sicuramente i più preparati.

La mia famiglia mi segue ad ogni gara e, soprattutto, mi sostiene, soprattutto mio papà. Penso sia davvero felice che stia seguendo una sua passione, perché alla fine è nato tutto da lui. Sono davvero contento di tutto questo, poi ovviamente pretendono che vada bene anche all’Università (faccio la facoltà di Ingegneria a Trieste), sennò si smette. La trovo una cosa giusta e sono il primo a dirlo, anche perché per quanto ci riguarda è una passione, un divertimento e bisogna lavorare anche sul futuro e perciò è giusto studiare e impegnarsi anche all’Università. Un episodio simpatico riguardante ciò è stato nel weekend di Sanremo, quando mi sono dovuto fare la nottata dopo la gara e ovviamente anche quelle prima (come la sera dopo le ricognizioni ecc…) a studiare per poter dare un esame il giorno dopo, oppure alla Targa Florio quando ho dato un esame la mattina prima di fare lo Shakedown.

 

Come ti trovi con il tuo copilota Fabio Pizzol? Quanto ti sta aiutando nella tua crescita in questo sport?

Il rapporto con il mio copilota è fantastico, è la persona che mi ha insegnato a prendere le note, che sono l’essenza di questo sport, e perciò ho molta riconoscenza nei suoi confronti. In abitacolo si ride e si scherza ed in PS mi da sempre una grossa mano, che ritengo molto importante. Anche se spesso non si parla dei navigatori, a mio avviso sono fondamentali tanto quanto i piloti, in quanto si è in 2 in macchina.

Nel corso di questo 2021 hai preso parte ai campionati CIR e CIRT, due campionati con fondi stradali totalmente diversi. Quale tipo di fondo preferisci e per quale motivo?

Sinceramente sull’asfalto devo impegnarmi per guidare pulito e non commettere errori, mentre la terra mi viene più naturale e a mio parere è decisamente più divertente, anche se devo ancora imparare molto e migliorare la guida in entrambi i fondi.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già programmi per la prossima stagione?

Per il futuro non abbiamo ancora dei programmi, ma credo (sponsor e famiglia permettendo) di dover rimanere ancora nelle macchine “piccole” per un po’ e continuare la mia crescita, non ho fretta di montare sul macchinone e magari bruciarmi, voglio e devo imparare ancora molto.

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