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OMP, dalla stazione di Genova ad una multinazionale del Motorsport

Partiti come assemblatori di roll-bar ora il Racing Force Group è una delle realtà internazionali per la sicurezza.

Signori, il treno OMP parte

OMP nasce nella stazione di Genova Quinto,

ci racconta Paolo Bertuccio, ufficio Comunicazione e Marketing

uno dei quartieri del Levante genovese: nei primi anni Settanta i tre fratelli Percivale iniziano a fare il roll bar nel magazzino ferroviario grazie al papà capostazione.

Roll bar pronti ad essere spediti in ogni negozio del mondo: la storia OMP parte proprio da questi tubi piegati e saldati

Iniziano a venderli ad appassionati dell’entroterra e Piergiorgio intuisce le potenzialità: inizia negli anni Ottanta a produrre abbigliamento (dopo essere stati rivenditori di molte marche del settore) riuscendo ad avere come icone Senna e Schumacher.

Una Fulvia ‘brandizzata’ Racing Force Group e una teca contenente le tute di Michael Schumacher: questo è il benvenuto della sede di Ronco Scrivia.

Nel 1989 l’azienda si trasferisce da Genova a Ronco Scrivia e nel 2008 cambia proprietà dopo la scomparsa di Percivale nelle mani di Paolo Del Prato (attuale presidente). Inizia la spinta nella ricerca e sviluppo su sedili e cinture: le cinture di alto di gamma e per i piloti sponsorizzati vengono prodotte proprio qui: la leggerezza è fondamentale; per esempio, le cinture Hyundai sono bianche per il tipo di fibra, il Dyneema, che non è possibile colorare: OMP ha l’esclusiva su licenza nel Motorsport per questo tipo di materiale.

Nel 2019 OMP acquista la business unit Auto di Bell: nell’estate 2021 si crea il Racing Force Group al cui interno troviamo le aziende ‘diventate’ marchi, cioè OMP, Bell, ZeroNoise e Racing Spirit.

Anche il ‘Dottore’ veste OMP: nelle sue apparenze al Monza Rally Show ‘Vale’ ha sempre vestito i colori della casa ligure.

Il gruppo è quotato in borsa a Milano nel listino Euronext Growth, quello delle aziende medio-piccole. Da questo magazzino partono le spedizioni di tutti i prodotti Racing Force Group per tutto il mondo: anche i caschi che vengono prodotti in Bahrain arrivano in Italia per la spedizione. Abbiamo una politica commerciale molto focalizzata sui negozi.

Come si fa una tuta

Tutto parte dalla progettazione di tutte i modelli di abbigliamento: sia a partire dal design del modello, sia a partire dalle grafiche da applicare, i colori, ecc.

Tutte le tute vengono prodotte qui a Ronco Scrivia: la stagionalità è alta fino a metà anno circa, fino a quando squadre e clienti sono fornite dl materiale.

La sala dedicata alle cucitrici che costruiscono praticamente tutte le tute prodotte e spedite.

 

La maggioranza delle tute sono stampate: una carta chimica possiede già il colore all’interno che poi verrà trasferito sul tessuto: con il calore si porta l’inchiostro dalla carta al tessuto. Poi, al taglio laser, la telecamera rileva i marker sui contorni da tagliare della bobina di tessuto strotolata.

Ecco il macchinario che stampa (in negativo) l’inchiostro che verrà portato sul tessuto. Poi toccherà al laser tagliare ogni pezzo che compone il capo.

Il cosiddetto ‘panino’ di cui è composta la tuta è composto di tre strati, uno strato di Nomex e due strati di Daytona, il tessuto traspirante interno al capo.

Numerosi strati di tessuto vengono tagliati: andranno a formare assieme ad altri materiali il cosidetto ‘panino’.

Il ricamato continua però ad avere un suo fascino ed un mercato, anche tra dei team abbastanza importanti: il feeling del piloti guida la scelta finale.

I ricami hanno ancora appeal ed un mercato importante.

 

Solberg di casa

Petter fa compagnia alle ricamatrici: assieme al figlio mantengono un rapporto famigliare con l’azienda italiana.

Con la famiglia Solberg abbiamo un rapporto di amicizia: quando Petter correva nel RallyCross abbiamo iniziato a seguire anche Oliver.

 

Sono molto professionali e danno dei riscontri sinceri e molto utili allo sviluppo. Per noi è quasi un simbolo, e viene equipaggiato da capo a piedi.

Il logo del ‘Wolfpack’ che segue Oliver in tutto il mondo.

I piloti possono passare qui: per esempio Neuville che abita a Montecarlo si è fermato a provare il sedile, poi Mikkelsen, Lappi, Tidemand, entrambi i Solberg, Kris Meeke, ecc. Altrimenti mandiamo un paio di persone nella location del test per prendere le misure dell’abbigliamento.

La tuta di Oliver del 2020, quella di Ogier del 2021 ed il casco di Neuville.

Ripartire da zero con le nuove WRC

Abbiamo un laboratorio test e controllo qualità per tutti i prodotti che abbiamo a catalogo: resistenze meccaniche, termiche, da sforzo, da abrasione, da peeling, ecc.

spiega Matteo Repetto, responsabile tecnico, appassionato che ha trovato lavoro proprio nell’azienda dei suoi sogni.

Stiamo lavorando ad una nuova omologa che FIA probabilmente adotterà nei prossimi anni sui campionati mondiali, dopo l’incidente di Grosjean n Bahrain 2020. Siamo andati nello scenario più stringente da dare ai nostri piloti da testare: i feedback sono stati entusiasti, ora attendiamo solamente la decisione della FIA su come sarà la normativa.

Le Rally1 hanno stravolto la normativa sui sedili: la posizione di guida è cambiata, assieme alla altezza minima dal pianale, come i volumi di schiuma del sedile. Il lavoro di setup sta ancora andando avanti, modificando le staffe per adeguare le richieste dei piloti e per i team. Il lavoro è molto corposo e anche oneroso: andiamo anche ai test per dare il massimo supporto al team. La sicurezza ha fatto un balzo in avanti negli ultimi cinque anni.

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