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Intervista ad Andrea Dallavilla: “La voglia c’è sempre stata. Torno per misurarmi!”

Qualche domanda ad una leggenda del rallysmo italiano che torna nel CIAR

A pochi giorni dal suo rientro nel campionato italiano rally assoluto non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di intercettare Andrea Dallavilla per farci raccontare tutta l’attesa del Rally 1000 Miglia 2022 che lo vedrà tra gli iscritti per la sua gara numero 200 in carriera. Poche domande per scoprire un pilota ancora voglioso di mettersi alla prova.

Ciao Andrea,
grazie per la disponibilità e il tuo tempo.
Raccontaci un po’: come nasce questa bellissima idea di tornare per correre la tua gara numero 200 nel campionato italiano assoluto?

Era da un po’ che ci stavo pensando. La voglia di correre c’è sempre stata ma per vari motivi avevo deciso di smettere.

Grazie ad alcuni amici che mi hanno motivato a tornare e grazie al supporto della Scuderia Julli ed il team H-Sport si è concretizzato il progetto di questa duecentesima gara.

Mi da grande motivazione questa sfida nell’assoluto. Come ho sempre fatto nell’arco della mia carriera. Un po’ come quando ho scelto di andare a fare il Mondiale Junior dopo aver fatto l’Italiano, spinto dal desiderio di fare qualcosa di sempre più importante.

Torni dopo diversi anni ed il campionato è sicuramente cambiato. Le gare sono più corte e con caratteristiche molto diverse, ci sono molti meno margini di errore. Le macchine ovviamente sono altrettanto cambiate. Come ti stai preparando?


Sì, questa è un’altra bella sfida per me. Rientrare e capire come sono messo rispetto agli altri. Mi sono allenato fisicamente per farmi trovare pronto allo sforzo fisico che sicuramente c’è, tra caldo e prove speciali.

Quanto alla macchina, l’ho provata in un test a Castelletto di Branduzzo. Ho preferito provarla in pista perché potevo riprendere un po’ i meccanismi e sicuramente dove c’è più margine di errore.

Non sono particolarmente preoccupato, son sincero. Voglio fare la mia gara, divertirmi. Mi sono preparato e stiamo a vedere cosa succede. Non credo sarò competitivo come ai bei tempi ma, vediamo un po’ come son messo e come mi trovo con l’auto in prova.

Quindi possiamo dire che l’obiettivo è misurarti con chi fa il campionato adesso?


L’obiettivo è di partire e riuscire a guidare bene l’auto, cercando di crescere prova dopo prova. Possibilmente migliorando rapidamente.

Ho fatto alcune regolazioni e soluzioni di assetto. Ho scelto di partire con una soluzione meno veloce ma che mi sembra più adatta per il rientro. Poi durante la gara potrò optare per qualcosa di diverso, in base a come mi sentirò e se vorrò provare ad esasperare un po’ le prestazioni. Ma lo valuterò in gara.

 

Immagino che tu abbia scelto la gara per un discorso di vicinanza ed affetto, in un campionato che si chiama assoluto ma che prevede solo gare su asfalto. Ti piacerebbe “assaggiare” anche l’altra metà e quindi tornare su quella terra dove tanto ci avevi fatto divertire ai tempi d’oro?


Beh, come tutti i piloti il desiderio è quello di correre il più possibile e di continuo. Mi piacerebbe tanto ma purtroppo non si può avere tutto. La passione non è mai mancata ma per correre servono grossi sostegni economici. Non è uno sport facile.

Su terra sarebbe sicuramente più divertente.

Ho scelto il 1000 Miglia perché è la gara di casa. Ci sono tutti i miei tifosi che da tempo mi chiedono di rientrare e sarà bello farlo anche per loro. Le prove sono quelle dove sono nato ed in cui ho corso di più in assoluto. Insomma, la gara di casa è la gara di casa.

 

Sappiamo che stai dando una mano a qualche giovane nei suoi primi passi nei rally. Questo ruolo di tutor, che mette a disposizione la propria esperienza per qualche giovane che ha voglia di emergere, quanto ti piace? Quanto credi che serva in un percorso che mira sempre a trovare questo “famoso pilota italiano” che si fa valere e manca da tanto.

Lo faccio per passione. Soprattutto con l’idea di poter aiutare qualcuno che merita davvero a migliorarsi, mettendo a disposizione tutte le esperienze che ho raccolto in più di venti anni di gare e duecento corse. Cerco di dare agli altri quello che ho imparato. Penso sia anche un dovere.

Mi piacerebbe molto farlo a livello professionale. Servirebbe alle spalle una struttura solida che ti permetta di farlo ad un livello diverso, un po’ meno amichevole e basato su un progetto.

Serve molto tempo, cercando di trasmettere le informazioni ai giovani il più possibile. Seguendoli tanto in gara ma anche lontano dalle gare. Nelle gare sono i piccoli dettagli che fanno la differenza. Quelle piccole esperienze vissute in gara sono quelle che a volte ti fanno vincere o perdere una gara o i campionati. Un giovane che affianca un esperto è una ricetta di tanti sport che permette al giovane di crescere ed imparare di più.

 

Grazie mille Andrea.

Grazie a voi e ci vediamo a Brescia!

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