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Dakar 2017: quando i limiti non esistono

La trentottesima edizione della Dakar è appena andata in archivio, con la tredicesima vittoria di Stephane Peterhansel tra le auto, il successo di Sam Sunderland tra le moto, di Sergey Karyakin tra i quad e di Eduard Nikolaev nei camion.

Ma il vero vincitore di questa edizione del rally raid più duro e famoso del mondo è stato un personaggio probabilmente sconosciuto tra gli appassionati di motorsport. Stiamo parlando di Philippe Croizon che, con il suo Buggy, ha terminato al quarantottesimo posto assoluto nella classifica generale delle auto. E fin qui, sembra non esserci nulla di eccezionale. Tranne il fatto che questo pilota francese ha portato in fondo una vera e propria impresa sportiva; Philippe, infatti, è un atleta quadri amputato che ha deciso di prendere parte a questa edizione della Dakar, denominata l’ “Odissea”.

Se per qualsiasi “normale”equipaggio portare a termine i 9000 km della maratona sudamericana rappresentava già di per se un’impresa, figuriamoci per un pilota come Croizon. Considerando anche il fatto che quest’anno la Dakar si è rivelata una tra le corse più dure e difficili degli ultimi anni. Il quarantanovenne transalpino è riuscito, invece, a raggiungere l’obiettivo prefissato, ovvero giungere al traguardo finale di Buenos Aires con il suo Buggy dotato di uno speciale joystick idraulico. Strumento che, attivato con il braccio destro, gli ha permesso di condurre il suo mezzo verso una e vera e propria impresa ai limiti dell’incredibile.

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Per Philippe, però, non si tratta del primo capolavoro sportivo. Dopo il grave incidente dovuto ad una scossa elettrica nel marzo del 1994, sedici anni dopo, all’età di quarantadue anni, l’atleta d’oltralpe ha attraversato a nuoto il canale della manica impiegandoci meno di quattordici ore. Due anni più tardi, la voglia di non fermarsi mai lo ha portato a a nuotare nei mari di tutto il mondo, compiendo delle cose inimmaginabili per qualsiasi persona comune.

E ora, la città di Buenos Aires ha incoronato un’altra grande impresa di Croizon. La quale, purtroppo, sfugge ai grandi media che preferiscono dedicarsi a cose che coincidono poco con il vero spirito dello sport. Dopo la 24 ore di le Mans, caratterizzata da un analogo ed eroico capolavoro compiuto da Frederic Sausset, anche la Dakar ha trovato il suo vero vincitore. Colui che rende il nostro mondo ancora più bello e affascinante, colui che radica i valori più profondi dello sport e della vita, colui che deve essere preso come esempio, che deve farci capire che niente è impossibile e che i limiti sono, davvero, soltanto illusioni.

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