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Thierry Neuville, da favorito a delusione del mondiale 2018

Si è chiusa con una beffa quello per il belga sembrava essere davvero l'anno buono

Siamo punto e a capo. Esattamente come nel 2017, Hyundai Motorsport conclude il mondiale con “zero tituli”, sia per quanto riguarda il campionato piloti che quello costruttori. Una grande delusione per la compagine di Nandan e soci, e che li pone per primi dalla parte dei bocciati di questa entusiasmante stagione.

Fare paragoni con l’anno passato è però giusto solo dal puto di vista statistico, e molto irrazionale in confronto allo sviluppo di questo mondiale 2018. Dodici mesi fa, nel tentativo di analizzare i motivi della sconfitta, fu chiaro evidenziare i ritiri di MonteCarlo e Svezia come principali capri espiatori di un mondiale rivelatosi poi difficile da raddrizzare. Cinquanta potenziali punti lasciati per strada che alla fine si sono dimostrati quanto mai fondamentali.

Un inizio che, tralasciando la parentesi Svezia, ha ricalcato a grandi linee quello di quest’anno. Tre vittorie nelle prime quattro gare di Ogier, che fecero subito temere una prima fuga del campione del mondo, furono infatti il biglietto da visita di M-Sport nella fase iniziale di mondiale. L’arrivo della terra fu però una sorta di manna dal cielo per Neuville e Hyundai, che tra il Portogallo e Sardegna toccarono l’apice della loro stagione, vincendoli entrambi.

Nella nostra gara di casa si consumò anche il bellissimo duello tra il belga ed Ogier, con la vittoria del driver Hyundai per soli sette decimi ed il massimo vantaggio in campionato a quota +27. Peccato però che il calendario del mondiale non reciti la Sardegna come ultima gara. Cosa che invece sembra essere accaduta nella testa e nel morale di Thierry, autore di una seconda parte di stagione totalmente agli antipodi.

Ma andiamo con ordine. Dopo la pausa estiva arriva la Finlandia, e mentre Ott Tanak inizia la sua incredibile striscia di successi, Neuville chiude ad un deludente nono posto derivante da un errore nella seconda tappa. Tolta la parentesi della Germania, lasciata con un secondo posto, in Turchia è il turno del cedimento di una sospensione, con uno zero compensato dalla vittoria della power stage e dal ritiro di Ogier. Poco male, sempre 23 punti di vantaggio ed una gara in meno, seppur con all’orizzonte la sempre più viva ombra di Tanak. Un problema che diventa sempre più preoccupante dopo il Galles, quando Thierry butta in uno scivolone in un fosso un altro risultato da podio, con Ogier vincitore e ormai a tiro.

Il tutto si completa in Catalogna, con la foratura nella power stage che costa podio e leadership in campionato. L’inerzia è tutta dalla parte di Ogier per il gran finale australiano, ed i fatti lo dimostrano subito. Neuville fora un’altra volta nella prima tappa, finendo indietro ed essendo costretto ad aprire la strada per il secondo giorno. Insomma, l’unica cosa che non bisognava fare. La definitiva uscita nella ss22 ha poi messo la parola fine al suo campionato ed alle sue canche iridate.

Con la sconfitta ancora da metabolizzare, è però chiaro come questo 2018 aveva tutte le carte in regola per essere l’anno buono per il belga. C’era tutto il supporto possibile di Hyundai, contro quello non altrettanto disponibile di M-Sport, insieme ad un’inerzia che ad un certo punto della stagione lo vedeva come netto favorito. Ma soprattutto questa era l’occasione perfetta per togliersi quella etichetta di eterna promessa che si porta addosso da fin troppo tempo. E questa volta la sfortuna non può essere considerata un alibi valido.

Ora organizzare la rivincita non sarà certo un’operazione semplice. Citroen potrà essere considerata nella cerchia dei favoriti grazie all’ingaggio di Ogier, mentre Toyota partirà da un titolo costruttori e dalla consapevolezza di essersi dimostrati di gran lunga i più performanti nella seconda parte di stagione. Da qui alla ripresa delle operazioni al prossimo Monte Carlo ci sono due mesi, utili a Hyundai e Neuville per metabolizzare questo 2018 e prepararsi al meglio per un 2019 che promette tanta carne al fuoco.

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