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Miki Biasion: Come si riconosce un giovane campione? Scopriamolo con lui!

C'è futuro nei rally italiani? Perchè da anni quasi nessuno spopola nel WRC? L'abbiamo chiesto a Massimo "Miki" Biasion

Quando si parla di rally non si può certo omettere il nome di Massimo “Miki” Biasion, colonna portante Martini Racing negli anni 80′ e 90′, l’unico italiano della storia ad aver vinto almeno un mondiale rally (due, consecutivi, nel 1988 e nel 1989 a bordo di Lancia Delta 16V), con il quale abbiamo parlato di un universo molto importante ma allo stesso tempo molto sottovalutato (in Italia), quello dei giovani piloti.

Innanzitutto, credo che i ragazzi italiani non abbiano “disimparato” a guidare la macchina, in quanto abbiamo sicuramente dei talenti importanti. Il problema è trovarli e dargli la possibilità di mettersi in luce, di mettersi in evidenza.
Se guardiamo il passato, al di là di Munari (vincitore di svariate gare mondiali e di una coppa del mondo piloti), abbiamo avuto Bacchelli, Pinto, Bettega,  piloti molto veloci ma sempre autori per un motivo o nell’altro di spot sporadici, senza influire nella corsa al titolo più importante, ed anche dopo Biasion ci sono stati Liatti, Aghini, Cunico etc. sempre ottimi piloti ma senza mai possibilità di giocarsi il campionato del mondo piloti.

La mia idea personale è quella che il Gruppo Fiat, che creava i trofei A112 piuttosto che l’Uno Turbo, riusciva a scovare piloti davvero eccellenti dandogli la possibilità di emergere. Dopo invece che la “baracca” ha chiuso, questo metodo di ricerca dei campioni doveva essere fatto dalla federazione, come successo in Francia, Spagna, nei paesi scandinavi, mentre in Italia l’ente principale non ha per nulla collaborato e non c’è stato un input per i giovani di mettersi in evidenza, magari talentuosi ma senza possibilità. Questo secondo me ha causato il “vuoto” a livello mondiale di piloti italiani, se guardiamo a livello nazionale invece ci sono piloti non proprio giovanissimi che fanno ancora il bello e cattivo tempo dimostrando nonostante l’età ancora gran talento, che non hanno mai purtroppo potuto esprimere al massimo del livello mondiale.

Tutte queste cose fanno riflettere, sarebbe eccezionale che qualcuno credesse nei giovani e creasse un trofeo molto seguito , dove esca fuori davvero il talento naturale senza “filtri”. Credo che in Italia ci siano troppe gare e che l’attenzione di appassionati e sponsor venga così dispersa, rendendo difficile individuare dei veri talenti.
In Italia secondo me ci sono alcuni piloti che potrebbero davvero ben figurare a livello mondiale e ritengo opportuno che alcuni di loro avessero la possibilità di correre all’estero e di confrontarsi con piloti stranieri.

Anche Rally Italia Talent è una buona idea, ma secondo me il premio finale dovrebbe essere per i piloti una stagione completa, anche con una vettura piccola, ma non “una tantum”.
Come dicevo prima, in Italia in passato nelle stanze dei bottoni non si sono seguiti molto i giovani ed i rally, cosa che adesso sta iniziando ad accadere. Spero che questa nuova strada intrapresa presto possa dare dei risultati concreti.

Di giovani talenti che si affacciano a questa disciplina ce ne sono numerosi, ma, secondo te, come si distingue un pilota che ha davvero il nervo del campione? Quali sono le qualità che deve avere?

Le qualità che deve avere un giovane pilota sono soprattutto il talento e la voglia di lavorare e di vincere. Anche quando correvo io, infatti, c’erano dei giovani che a livello velocistico mi potevano impensierire ma probabilmente la fame e la voglia di vittoria che avevo io era superiore, facendo di tutto per diventare un professionista.
Tutte queste cose  (spirito di sacrificio, voglia di lavorare e talento),purtroppo devono essere sempre accompagnate da un budget consistente che alla fine rappresenta il problema maggiore da risolvere.

Cosa ne pensi del “nuovo” Campionato Italiano Junior, che assegna in palio una stagione nello Junior WRC?

E’ un’iniziativa molto bella, ed adesso finalmente la federazione inizia a muoversi creando questi progetti.
Speriamo che grazie a questo qualcuno riesca ad emergere!

Cosa ne pensi delle possibilità future al momento che può avere un giovane talento in Italia?

Per emergere secondo me bisognerebbe fare più gare all’estero, magari con macchine economicamente più abbordabili, in gare con chilometraggi più consistenti.
Inoltre non è vero che all’estero le gare sono più costose.

Velocista o ragioniere?

E’ molto più facile far andare piano un cavallo che far correre un somaro, nel senso che spesso un pilota che non va avanti sarà difficile che vada forte, mentre uno veloce ma falloso può migliorare e controllare la sua guida sempre più.

Raccontaci la tua esperienza da “giovane” pilota, gli inizi ed i primi campionati.

Come tutti, anche io ho fatto la mia gavetta, e mi ritengo molto fortunato.
Ho iniziato a correre con una Opel  grazie ad un concessionario che credeva in me ed alla scuderia Hawk Racing Club di Bassano mettendomi a disposizione l’assistenza, e da lì ho subito iniziato nei rally facendo nella prima stagione 11 gare ed 11 arrivi.
Poi grazie ad Opel, che aveva istituito un trofeo, sono riuscito a passare con il gruppo 2 nei rally internazionali, vincendo il campionato italiano contro tutti i drivers ufficiali.
La mia qualità principale è di aver sfruttato al massimo tutte le occasioni, ad esempio nel Campionato Italiano erano presenti ben quattro costruttori ed il sogno nel cassetto di tanti giovani come me era quello di diventare pilota professionista con una di queste case.
Sappiamo tutti che nei rally queste cose sono importanti, ma ciò deve essere sempre purtoppo corredato da un budget generoso.

Che consigli daresti ad un giovane che si approccia a questo sport?

Direi di fare, anche con una macchina piccola, più gare possibili. Inoltre ci vuole sacrificio, umiltà, il non pensare di essere subito campioni del mondo, non voler strafare e cercare con umiltà di accumulare esperienza.
I consigli sono sempre gli stessi, ma bisogna purtroppo avere la fortuna di qualcuno che ti permetta di dimostrare al mondo delle corse le tue capacità.

Grazie di cuore a Miki per la generosa analisi!

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