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Tempo

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Someone still loves you, Jari-Matti Latvala

Perché l'esagerazione è bella anche quando non vince e un giorno mi mancherai

jari matti latvala

Hanno finito col darti per scontato e, probabilmente, un giorno, se ne pentiranno.

Parto dalla fine in questo che non saprei neanche se definire articolo, editoriale o lettera. Parole messe in fila con disarmante naturalezza. Facilità nel raccontare qualcosa che conosco quel tanto che basta da sentire mio e con l’esigenza di raccontarlo a tutti per la paura che se ne possa perdere tanto la bellezza, quanto la verità.

Un’altra stagione è pronta per gli albi d’oro e per l’archivio dei ricordi e, neanche quest’anno vedrò il tuo nome scritto da qualche parte. Ci ho fatto l’abitudine, anno dopo anno, e se all’inizio vivevo la cosa con quel pizzico di frustrazione, oggi mi limito a certificare che “è andata così, un’altra volta”.

Eppure a fine di questo 2019 c’è una sensazione leggermente strana, diversa, amara. L’impressione che quel sesto tempo sulla SS17 La Mussara 2 del Catalunya possa essere veramente l’ultima volta che ti avrò visto nel campionato del mondo rally. Un’eventualità a cui non sono pronto e a cui non ho mai pensato per quanto sento ancora vicino quel Network Q Rally of Great Britain del 2002 dove tutto è cominciato davvero.

In quel bonaccione alto e sorridente avevo intravisto l’uomo che avrebbe potuto spezzare l’egemonia francese dei rally. Quel tuo continuo accarezzare il limite, sfidarlo, spostarlo sempre un po’ più in la mi piaceva da morire ed era così che volevo cambiassero le cose. Dopo anni di freddo talento e smisurate capacità di calcolo e ragionamento, avrei voluto l’esagerazione al potere. Una vittoria talmente sporca e ribelle da risultare unica.

D’altronde, come fai a pensare che si possa fermare un ragazzo che non si è fermato dopo quel tuffo nel vuoto al Portogallo 2009? Soprattutto dopo averlo visto riprendere la Focus in mano neanche un mese dopo, per poi metterla davanti a tutti nella gara successiva, in Sardegna.

In Italia. La seconda casa in cui muovere i primi passi nel mondo dei rally, in cui ritrovare quell’uomo speciale sempre pronto ad accoglierti con le braccia aperte. Il luogo del cuore dove tornare a rifugiarsi quando i cattivi pensieri non davano modo di mantenere le attese.

Già, i pensieri. Saette impazzite ed ingestibili che frullano nella testa e che pesano come macigni quando hai un mostro da oltre 300 cavalli tra le mani. Zavorre insopportabili che non puoi portare in giro mentre stai cercando di inseguire un titolo mondiale. Crucci che andrebbero assorbiti da chi ti sta intorno, invece che gentilmente offerti. Fattori dal peso specifico sproporzionato e che un giorno prenderanno la forma del rimpianto.

“Spegne il cervello una volta chiuso lo sportello” .

Di questo ti hanno sempre accusato, invece era quel che avresti dovuto fare davvero e che che non ti è mai riuscito fino infondo.

Non so ancora se qualcuno deciderà di darti un sedile o se ti fermerai a 208 partenze, 18 vittorie, 67 podi, 539 speciali vinte e 1668 punti accumulati.

Non ci sei andato troppo lontano da essere quell’alternativa promessa, Jari.

E, se ci penso bene, non mi interessa neanche più di tanto che tu non ci sia arrivato. Perché l’esagerazione è bella anche quando non vince e tutti se la ricordano proprio per il suo essere maledettamente diversa da quel che servirebbe per fare come tanti altri. Che hanno vinto più di te ma che raccolgono molto meno amore e che, un giorno, non mi mancheranno quanto te.

Pic: Jaanus Ree/Red Bull Content Pool
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