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Quella volta che un pilota WRC venne licenziato per guida in stato di ebbrezza: la storia di Daniel Carlsson

Il pilota svedese venne appiedato immediatamente dopo un normale controllo con l'etilometro

“Pilota del Mondiale rally, testimonial di una campagna di sensibilizzazione contro la guida in stato di ebbrezza, risulta positivo all’etilometro”. Sembra l’inizio di uno di quei titoli che i social ci propongono quotidianamente: l’assurdo fatto realtà nella vita di tutti i giorni, e catturato dalla prima pagina dei giornali locali (anche se nel 99% dei casi si tratta di fake news confezionate a regola d’arte).

Ed invece è tutto vero! Ma andiamo con ordine. Il protagonista di questa vicenda è Daniel Carlsson, classe 1976 dalla Svezia con furore; ed il furore ce lo mette per davvero: dopo le stagioni del debutto sui classici “Volvoni” a trazione posteriore, Daniel piazza una Toyota Corolla WRC al 7° posto nell’assoluta dello Svezia edizione 2001.

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Copyright: Leszek Kusmirek / eWRC.cz

Da lì in poi l’interesse attorno al ragazzo di Karlstad aumenta. Prima è Ford ad accorgersi di lui, dandogli una Puma S1600 per lo Junior l’anno successivo; nel 2003 sempre il Mondiale per gli ‘under’ è il palcoscenico dello svedese, questa volta con la gialla Ignis che Suzuki mette in campo.

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Copyright: Petr Fitz/eWRC.cz

Il 2004 è l’anno in cui si inizia a fare sul serio: sono le ultime stagioni in cui le Case tengono una terza vettura per gli specialisti locali di alcune tappe del Mondiale, per massimizzare i punti Costruttori. Daniel viene chiamato a dar man forte alla Peugeot in Galles, ma sarà un amaro ritiro per la sua 307 WRC. Dopo un’altro anno con il Leone Rampante, nel 2006 torna con un mini-programma su una Mitsubishi Lancer WRC: in Svezia coglie il terzo posto assoluto, il migliore del suo ruolino di marcia mondiale.

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Copyright: Petr Lusk/eWRC,cz

Per il 2007, l’azienda petrolifera austriaca OMV sponsorizza il team belga Kronos Racing di Marc Van Dalen, tornato satellite dopo aver gestito le Citroen Xsara ufficiali con cui Sebastien Loeb aveva vinto il terzo dei nove titoli ‘cannibalizzati’ dal francese; per Carlsson e per Manfred Stohl c’è un programma in tutti i round europei: l’auto è ancora competitiva e le premesse per fare ben ci sono tutte.

Ma il colpo di scena è dietro l’angolo. In un weekend di fine maggio, la polizia ferma il 31enne nei dintorni di Kil, regione del Varmland dove si corre la tappa svedese del Mondiale: un normalissimo controllo, dove gli agenti vorrebbero fare anche un controllo con l’etilometro al pilota. Vorrebbero perché Daniel è palesemente ubriaco e addirittura tenta la fuga a piedi dopo essere sceso dall’auto.

Fin qui nulla di strano: la normale cronaca di una mattinata post notte brava. Peccato che Daniel proprio in quell’anno si sia messo in prima linea per creare un movimento di piloti di rally per sensibilizzare i guidatori sui rischi della guida in stato di ebbrezza e sotto effetto di droghe (WRADD, Word Rally drivers Against Drunk and Drug), ricevendo dei fondi direttamente dallo Stato svedese per sponsorizzare le sue gare. Ironia della sorte, solamente un mese prima aveva ricevuto un riconoscimento in quanto (recitava la motivazione) “modello di sobrietà sia per piloti di rally che per normali guidatori“.

Subito rimosso dalla guida dell’associazione, Daniel riceverà poi la squalifica per tutto il 2007 dalla FIA per essersi ritirato durante la prima PS del Rally Italia Sardegna di quell’anno, tentando di marcare la presenza obbligatoria alla gara senza prenderne parte.

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