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I “piedi” di Achille: Guerrera e i giovani talenti che stanno crescendo ad Est

Rallysta, cronoscalatore, speaker, DJ, organizzatore ed ora anche talent scout: sembra non fermarsi la carriera di ‘Eva’

Di mestiere ‘adesivatore’ di vetture da corsa, colui che dà vita alle grafiche che ‘vestono’ tutti i bolidi facendoli apparire più aggressivi e potenti. E poi al venerdì sera via, in giro per l’Italia a parlare per ore al microfono dello speaker, a raccontare al pubblico dei palchi, dei parchi assistenza, delle PS spettacolo le imprese di rally e cronoscalate. Il vittoriese Achille Guerrera è questo: mai fermo, con le mani in mano. Fisicamente ma anche mentalmente: sempre alla ricerca di qualcosa di innovativo. Così dopo aver corso per decenni come ‘Eva’, quando gli pseudonimi erano più comuni di quelli che sul finestrino nome e cognome lo scrivevano senza timore di ‘ritorsioni’ familiari, l’idea: perché non tornare alle origini? Quando con poche lire si poteva correre, con macchine modeste come la Simca Rallye 2 con cui iniziò, ma pur sempre correre, non solo guardare! Nasce così 3R, che non sono la quantità della consonante presente nel suo cognome, ma l’acronimo di Rijeka Rally Ronde. 1.000 € tondi tondi per 100 km di PS in due tappe, all’interno dell’’Autodrom Grobnik’ nella vecchia Fiume dannunziana.

Il nome diventa Rally In Circuit ma la sostanza non cambia. Gli italiani la fanno da padrone negli elenchi iscritti: ancora troppi i soldi nell’economia della ex repubblica iugoslava per permettersi il ‘lusso’ di una due giorni al volante. E qualche ragazzino su quelle Twingo o 500 il sedere ce lo mette. Un sedere talentuoso a giudicare dal cronometro, unico giudice inflessibile nel mondo motori.

Di ragazzini dal piede buono ce ne sono molti: quello che cerchiamo di fare è allenarli al meglio e prepararli per affrontare eventuali futuri campionati in pista o nei rally. Io do loro una opportunità, mettendoli a loro agio e facendoli correre in una maniera ‘tranquilla’ ma anche ‘forte’: c’è il confronto, chiedono consigli, domandano come sono andati ma decideranno i loro genitori poi cosa far fare ai figli

Gabriele Masciadri, fresco vincitore di classe al rally di Franciacorta, è uno di loro:

A 17 anni ha vinto il trofeo Twingo nelle mie gare e credo che in futuro potrà andare forte perché ha la testa sulle spalle e non commette errori

E poi troviamo anche le famiglie, con i fratelli Zanin; Mattia al debutto nei rally allo scorso Prealpi Master Show e Marco:

Mattia ha 18 anni ed ha già corso a Franciacorta vincendo la classe, mentre il fratellino Marco, 15 anni, ha vinto l’ultima gara del Rally In Circuit di dicembre

L’elenco continua con Leonardo Bressan, 16 anni, su Opel Corsa A6; lo sloveno Marc Skulj, 15 anni, su Fiesta 1.0 Turbo; Tommaso Lovati, 16 anni; Alberto Pianca, 16 anni, figlio di Giovanni e vincitore della RS3.

All’appello non mancano i figli d’arte: Filippo Ghegin, figlio di Luca, 17 anni, vincitore della RS4, e Geronimo Nerobutto, 16 anni, figlio di Tiziano e fratello di Alessandro.

Quale sarà la loro ‘vocazione’?

Qualcuno di loro lo vedrei bene sulle gare in pista” – ammette ‘Eva’ – “Per le caratteristiche da ‘pistaiolo’ che ha. Anche se, devo ammettere, tutti vorrebbero cimentarsi nei rally: è normale, è una disciplina più attrattiva, più varia con ricognizioni, la condivisione dell’abitacolo con il navigatore, … In realtà la pista viene sottovalutata, a mio parere: è molto formativa, non è semplice mettere le ruote negli stessi punti ad ogni giro; può rivelarsi allenante anche per i rallisti, per perfezionare le traiettorie: lo scalatore Cristian Merli lo ha dimostrato ampiamente nelle recenti apparizioni al Prealpi Master Show

Ma qual’è lo scopo del campionato?

Rally In Circuit si pone l’obbiettivo di far iniziare a correre con pochi soldi: più che il budget serve la voglia di cominciare. I giovani ormai crescono con il mito della R2 come macchina per debuttare: io cerco di ‘bypassare’ questo pensiero e l’interesse da parte di chi lo vive il mondo dei rally c’è, tant’è vero che molti ‘addetti ai lavori’ mi hanno già chiesto le date del 2020. Con 6.000 € si riesce a fare un intero campionato, comprese le spese di trasferta: cifre molto ‘popolari’, molto abbordabili. Con lo stesso importo qui in Italia cosa si può fare?

Ed alle critiche Achille risponde così:

Qualcuno non li considera rally veri? Gare in cui ci si diverte? Pazienza: non è il target di utenti che io cerco. Io cerco la gente meno abbiente, che ha voglia di correre forte ma sul sicuro e di passare un fine settimana divertendosi: in certe PS già con delle macchine piccole si raggiungono i 120 km/h di media

 

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