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Tempo

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Roma non è stata costruita in un giorno

La gara porta a casa l'obiettivo e riaccende più di una storia sportiva

Alla fine è andato tutto come preannunciato: a Roma si è corso e due importanti campionati (CIR ed ERC) hanno potuto avere il via anche per la stagione 2020. Certo, non sono mancate le insidie e le difficoltà su più fronti ma, alla fine, quello che era l’obiettivo è stato portato a casa e si può finalmente parlare di rally internazionali ripartiti davvero.

Se ripensiamo a qualche mese fa e riscorriamo le immagini di questa quattro giorni laziale, sembra quasi impossibile che si stia parlando della stessa cosa. Parco partenti nutrito ed internazionale, ordine pubblico gestito, nessuna prova cancellata (solo qualche fisiologico ritardo dovuto a normali dinamiche di gara) e senza che nessun prefetto si sia dovuto prendere la briga di interrompere quella che, di fatto, è stata la grande festa di ritorno ai rally.

Un lavoro iniziato diverso tempo fa quando in tutto il mondo si deponevano le armi, definendo impossibile organizzare una gara in un contesto come quello che si è creato nei primi giorni di marzo. Serviva coraggio, determinazione, un po’ di “pazzia” ed investimenti mirati che puntassero ad offrire supporto tecnologico e logistico ulteriore rispetto a quello che un rally già richiede. E così è stato.

Due giorni di gara caldi, intensi, belli e senza rinunciare alla cornice che solo Roma può offrire. Un bagno nella storia per un mondo fatto di modernità che, anno dopo anno, non smette di regalare emozioni. Peccato per il gran finale su Ostia che per quest’anno non c’è potuto essere ma è solo un arrivederci.

E poi c’è stata la gara che racconta come, a certi risultati, si arrivi mediante una strada lunga ed impervia da cui emergono solo i più tenaci, i più coraggiosi  e i più testardi. 

Ne sa qualcosa Alexey Lukyanuk, da sempre tacciato di essere troppo “oltre le righe” per poter essere ritenuto un campione. Ne sa qualcosa pure Giandomenico Basso che la sua storia ha iniziato a scriverla ormai diverso tempo fa e, ancora oggi, continua a volerne scoprire nuove pagine con quella fredda determinazione che lo contraddistingue. E lo sa anche Andrea Crugnola che, dopo un avvio shock, ha saputo riprendere la strada giusta verso un successo in gara due del CIR che ne mantiene intatte le ambizioni.

E deve averlo capito anche il “piccolo” Oliver Solberg che, a Roma, si è presentato con l’idea di fare ancora più chilometri su asfalto e migliorare la confidenza per poi accorgersi, chilometro dopo chilometro, che era possibile provare a salire sul podio di una gara di campionato europeo.

Non una cosetta da poco, diciamo, per una nuova storia che è iniziata col piede giusto (e col sedere costantemente dentro una macchina) con l’idea di arrivare lontano. Partendo proprio da quella Roma che c’è stata e ci sarà per molto tempo e non è di certo stata costruita in un giorno.

Foto di copertina: Marco Passaniti

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