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Hirvoneuville

Un altro errore gratuito compromette la classifica di Thierry Neuville e riaffiora quello "scomodo" paragone

Alla grande festa estone di Hyundai Motorsport non hanno preso parte Thierry Neuville e Nicolas Gilsoul, vittime di un altro weekend partito sotto i migliori auspici e terminato in burrasca piena. L’ennesima “marachella” del duo belga ha privato la casa di Alzenau di una possibile tripletta che non avrebbe cambiato poi di molto le classifiche ma, sarebbe stato un grande colpo sul morale dei rivali. Inevitabile che tornasse a farsi forte l’annosa questione sul pilota e sulla sua capacità di fare questo ultimo scatto verso l’elite dei campioni del mondo rally. Sul talento non si discute: 13 vittorie e 41 podi nel WRC a 32 anni sono numeri da top driver. Thierry sa vincere, ha lo scratch importante quando serve, sa andare forte su ogni tipo di fondo ed ha acquisito quell’esperienza (insieme a Gilsoul sulle varie versioni della i20 WRC) tale per cui riesce a tirare fuori il massimo dal pacchetto che ha a disposizione. Tuttavia, quando la pressione sale, la propensione all’errore gratuito ed evitabile è molto più alta rispetto a quella di Ogier e Tanak e a fine stagione questo “fattore emotivo” si vede. A partire dall’emblematica stagione 2017 (quella dei due crash a Montecarlo e Svezia a gara praticamente vinta) è arrivato almeno uno zero dal peso specifico notevole a fine anno. Neuville sbaglia più degli altri due ed oggi è questo che fa pendere la bilancia sempre dall’altra parte. C’è chi dice che la i20 sia costruita su di lui, chi sostiene che oggi sia solo sulle indicazioni di Tanak. Di certo, se la scelta di ingaggiare il campione del mondo in Hyundai era fatta per alleggerire la pressione del dover “per forza vincere” dalle spalle di Thierry e portare un po’ di sana concorrenza positiva in seno al team, al momento non sta pagando. Ed oggi non si può più parlare di enfant prodige. Per un classe 1988 il tempo è adesso, o mai più. Perché mentre l’egemonia francese l’ha spezzata Tanak quando si pensava potesse essere Thierry a farlo, all’orizzonte premono ragazzini terribili che hanno in Kalle Rovanperä il massimo rappresentante (ed Oliver Solberg non tarderà molto ad arrivare). Gente nata nel 2000 e che corre in continuazione per crescere con rapidità. E allora il rischio è di essersi bruciato ogni tempo, finendo a non trovare più una collocazione nelle macrodinamiche dei rally. La classifica del WRC 2020 dice quinta posizione a 42 punti, con Sebastien Ogier che la comanda a 79. Non sorrideva prima del Rally Estonia, adesso piange direttamente. Ma ci sono ancora tre gare da disputare: la Turchia è sicuramente quella meno gradita mentre Sardegna ed Ypres (gara di casa) sono terreno fertile su cui tentare di costruire un’impresa che potrebbe passare alla storia. Difficile ma non impossibile per un ragazzo che ha sempre dimostrato di saper andare fortissimo. Altrimenti di questa tribolata stagione 2020 rimarrà la strepitosa vittoria a Montecarlo e l’ennesima occasione persa di scrollarsi di dosso la nomea di eterno secondo. E quel “paragone scomodo” con cui ho voluto un po’ provocare a partire dal titolo.
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