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Jarama SVR Rally e Urraco Rally: le vetture che avrebbero potuto portare Lamborghini nei rally

É solamente tra le mani del minuzioso collaudatore Bob Wallace che alcune vetture avrebbero potuto calcare le polverose o catramate strade di tutto il mondo

Chi vuole sembrare qualcuno si compra una Ferrari, chi è qualcuno compra una Lamborghini.
(ndr. Frank Sinatra)

Ho sempre cercato di fare del mio meglio in ogni campo: queste sono le mie automobili.
(ndr. Ferruccio Lamborghini)

Frasi che uomini del calibro di Frank Sinatra e Ferruccio Lamborghini hanno usato per descrivere le strabilianti vetture progettate dalla Lamborghini Automobili.

Meraviglie nate grazie alla geniale intelligenza del fondatore Ferruccio Lamborghini e dalla visione e abilità di ingegneri del calibro di Paolo Stanzani e di Gian Paolo Dallara, padri di opere d’arte del calibro della Miura e della Countach.
Opere d’arte che, però, a differenza delle vetture del diretto rivale (ndr. Enzo “il Drake” Ferrari), non vedranno mai ufficialmente l’aria della pista a causa della forte avversione da parte del fondatore Ferruccio.

Nessuno, però, aveva considerato la follia e l’abilità del collaudatore neozelandese Bob Wallace.
Tra le mani di Bob, nasceranno alcune vetture, che purtroppo, assaporeranno, molto leggermente, il gusto della competizione.

Fin dalla creazione del suo primo prototipo, la ben famosa e compianta Lamborghini Jota, la mente e la visione del collaudatore furono proiettate verso un’unica direzione: il mondo delle competizioni.
Con un focus orientato principalmente alla pista, Bob, dedicò anche una parte del proprio tempo nella costruzione di alcuni prototipi rivolti al mondo dei rally riuscendo a costruire ben due esemplari: La Jarama SVR Rally e la Urraco Rally.

Vediamole entrambe in dettaglio.

JARAMA SVR RALLY

Vettura nata dalle mani dell’ingegnere, nonché responsabile tecnico, Paolo Stanzani, neo-sostituto di Gian Paolo Dallara e che venne mostrata al pubblico durante il salone di Parigi del 1971.

Avendo delle forme piuttosto simili alla sostituta Islero, una possibile partecipazione ad una qual si voglia gara sarebbe stata pressoché impossibile. Non per Bob Wallace.
Fin dalla sua presentazione al salone di Parigi, il pensiero di una versione più sportiva e racing stuzzicò, fin da subito, la mente del collaudatore. Riuscì a prendere un esemplare, ed in poco tempo sviluppò autonomamente un prototipo completamente rinnovato denominato Jarama “Bob”.
Per la costruzione della Jarama “Bob” prese direttamente la scocca della Jarama dove però saldature per il rinforzo dei punti più critici ed un rollbar posteriore in acciaio trovarono posto portando anche ad una maggiore rigidità dovuto anche all’uso di un assetto Koni creato appositamente.
Venne, inoltre, alleggerita la carrozzeria, costruita interamente in acciaio, cercando di eliminare tutto il peso superfluo che gravava sul modello stradale.
Il risparmio fu all’incirca di 300 chili nonostante l’aggiunta di un alettone anteriore molto simile al prototipo della Jota e l’aggiunta di un fondo piatto per consentire un maggior flusso di aria pulita al di sotto della vettura arrivando a pesare 1.170 chili a secco.
All’interno della vettura è un motore V12 a 4 alberi a camme in testa da 3929 CC a trovare allocamento tra la carrozzeria in acciaio, accoppiato a sei carburatori Weber, capace di generare ben 380 CV (280 kW) a 8000 giri/min.
Potenza che riuscirà a raggiungere grazie ai numerosi accorgimenti che fece su pistoni e bielle, alleggerite ed equilibrate, e sul radiatore dell’olio, ingrandito per cercare di raffreddare maggiormente l’olio proveniente dal cambio.
Venne anche arretrata la posizione del vano motore in modo accentrare il più possibile il peso sugli assi arrivando ad avere una distribuzione 50/50 rispetto ai 53/47 della versione stradale.
Con un aumento considerevole delle prestazioni della vettura, il neozelandese, decise di sostituire i freni a disco del modello stradale con dei freni a disco autoventilanti ben più performanti rispetto a quelli usati nella versione stradale.
Anche i cerchi e pneumatici non furono esenti da modifiche da parte del collaudatore.
Furono installati cerchi da 8 all’anteriore e da 10 al posteriore derivati direttamente dalla Miura.
Negli anni successivi, con l’arrivo della versione S ,evoluzione del modello base della Jarama, anche la Jarama “Bob” troverà un’ evoluzione creando così la Jarama Rally SVR-1.
Evoluzione che vede montare la stessa meccanica della Jarama “Bob”, ma che trova piccoli accorgimenti estetici, come l’arrivo di un imponente alettone posteriore, di feritoie sul cofano per cercare di dissipare il più possibile il calore sprigionato dal motore evoluto ed un particolare ed una particolare verniciatura caratterizzata da un piuttosto marcato giallo limone.

La Jarama SVR-1 Rally, purtroppo, non troverà mai il modo di esprimere il proprio potenziale tra le prove speciali italiane, venendo abbandonata nei magazzini della Lamborghini per numerosi anni.
Fortunatamente la Jarama SVR Rally è stata riportata nelle migliori condizioni possibili ed ora è esposta nel Museo Ferruccio Lamborghini di Funo, mentre la Jarama “Bob” dopo essere finita in Arabia Saudita e abbandonata per numerosi anni è stata trovata, comprata e restaurata da un importatore britannico prima di essere venduta ad un collezionista tedesco, che ancora tutt’oggi guida e mostra la propria vettura al pubblico.

URRACO RALLY

Le folli idee e progetti di Bob Wallace sui modelli Lamborghini non si limitarono solamente alla Miura e alla Jarama, ma colpirono anche la Urraco.
Per la creazione del prototipo Urraco Rally, Wallace, prese il terzo telaio del modello P250, modello “pre-serie” del 1971 come base per lo sviluppo.
Scelta fatta per evitare l’eliminazione dei fari a scomparsa, non previsti nel modello “pre-serie”.

Come per la Jarama, anche questo modello troverà un alleggerimento di tutte le parti non necessarie, nonostante l’aggiunta di un ulteriore serbatoio al posto del sedile del passeggero, la progettazione di appositi ammortizzatori Koni e l’irrigidimento del telaio dovuto all’aggiunta del rollbar .
Diversi furono, invece, i modelli di freni e pneumatici, tra cui Pirelli e Dunlop, che vennero testati sul prototipo e che portarono all’aumento dei passaruota dovuto anche all’uso dei cerchi in magnesio, precedentemente usati sulla Jota, di dimensione molto maggiore rispetto a quelli usati per il modello di serie.
Le modifiche non trovarono luogo solo nella parte meccanica della vettura, ma anche nella parte estetica.
Venne introdotto un prorompente spoiler posteriore, regolabile, per cercare di migliorare la maneggevolezza della vettura ad alta velocità.

Inizialmente la vettura verrà motorizzata da un motore a quattro valvole 3.0L a carter secco che accoppiato dal cambio sei marce riuscità a sprigionare 310 CV.
Scelta di motore che, però, non venne giudicata la migliore trovando nel motore 3.0 L a due valvole, derivato dal modello P300 il migliore compromesso.
A differenza del precedente modello, la Urraco Rally riuscirà, solamente una volta, a partecipare ad un evento.
Un raduno di auto esotiche presso l’Autodromo di Misano.
Anche in questo caso, nonostante la partecipazione a Misano, non troverà mai vero e proprio un palcoscenico dove poter correre.
La vettura dopo essere stata abbandonata per numerosi anni è stata ritrovata e restaurata, alle specifiche originali, da parte di un collezionista giapponese, che tutt’ora possiede la vettura.

Photocredit: MuseoLamborghini.com
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