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Il calendario che verrà

Argentina, Cile, Kenya, Canada..per un mondiale rally che abbracci veramente il mondo

Il Rally dell’Acropolis, è stata l’occasione per incontrare e parlare con più personaggi, di come potrebbero essere i futuri calendari del WRC sia per la prossima stagione che per l’anno 2024. Molti di voi non lo sanno, ma le scelte di alcune nazioni che vorrebbero tornare nel mondiale, sono state determinate dalle elezioni politiche o referendum che si sono tenute all’inizio di questo mese, esattamente in Cile e in Kenya.

Ma andiamo con ordine.

Il nuovo Presidente FIA, Mohammed Ben Sulayem, è stato chiaro sin dall’inizio del suo mandato per quanto riguarda il WRC:

“Il calendario deve cambiare, ci sono troppe gare in Europa, un campionato del mondo deve avere eventi in tutti i continenti per definirsi tale.”

E quindi via alla rivoluzione fin da subito, con colloqui e appuntamenti con i vari rappresentati di nazioni extraeuropee che vorrebbero tornare o fare il proprio esordio nel calendario che a meno di rinvii dovrebbe uscire entro la fine di questo mese.

Ricordiamo che al momento il calendario 2022, il primo post COVID conta solo 3 gare al di fuori dell’Europa. L’idea del Presidente e del Promoter di portare almeno a 6 le gare negli altri continenti. Il Safari è rientrato lo scorso anno, la Nuova Zelanda fa il suo rientro dopo un assenza di 10 anni e finalmente quest’anno si andrà in Giappone, dopo 2 rinunce consecutive per le restrizioni per COVID-19. Restrizioni che cadranno dall’11 ottobre (mentre la Formula 1 in programma qualche giorno prima sarà costretto ad osservarle).

Ben Sulayem, si trova con le mani legate per quanto riguarda la regolamentazione tecnica delle vetture che partecipano al mondiale. Fino al 2024, non si può cambiare nulla, poi si vedrà.

La partecipazione di solo 2 costruttori, Toyota e Hyundai e e se ci far star meglio aggiungiamo la mezza partecipazione Ford, di fatto lo rendono poco attraente, sotto tutti i punti di vista, a sponsor, media, pubblico.

Ecco quindi che la rivoluzione può cominciare da subito nel nuovo calendario.

Il 5 Settembre il popolo cileno con un referendum popolare, ha votato per non cambiare la Costituzione di “ Pinochet”, nonostante sia stato proposto dal governo di sinistra vincitore delle ultime elezioni.

Questo risultato ha dato stabilità politica e ha rassicurato i vari governi regionali, ma soprattutto ha rassicurato gli sponsor che volevano nuovamente investire nel WRC. La regione del Bio Bio dove si aspettava questo risultato, ha quindi confermato in un incontro con i rappresentati FIA e il Promoter, che è pronta a ricandidarsi sin dal prossimo anno per il ritorno della gara iridata in Cile.

La trattativa non è stata rose e fiori, perché il precedente del 2020, ha pesato molto. Se ricordate, il Cile aveva fatto il suo ingresso nel mondiale nel 2019 con un accordo di 3 anni, così come avviene per tutte le gare del WRC. Purtroppo nel 2020 per gravi disordini politici, i manifestanti erano arrivati a dar fuoco al palazzo della regione situato nella capitale a Conception, sede della gara mondiale.

Quindi di conseguenza gli organizzatori, erano stati costretti ad annullare la partecipazione del rally nelle due edizioni restanti. Questo non è piaciuto ai massimi esponenti della Federazione e al Promoter.

Quindi l’accordo trovato per il ritorno della gara cilena nel circuito mondiale, prevede una garanzia in “soldoni”. Si parla di 6,5 milioni di dollari già versati, che non saranno toccati se i cileni manterranno il loro impegno per i prossimi 3 anni.

Quindi tutto fatto per il ritorno del Cile nel WRC? Ni.

Nel 2023 la gara sudamericana è in calendario. Per il 2024 al momento le cose non sono ancora definite completamente, perché?

Il presidente Fia, anche con dichiarazioni pubbliche ha da sempre appoggiato l’Argentina per un ritorno nel mondiale: è innamorato dell’entusiasmo, della passione che si respira nella regione di Cordoba. Entusiasmo che in passato per quasi 40 anni hanno respirato gli equipaggi e i team del WRC.

Ma l’Argentina sta vivendo la più grave crisi economica degli ultimi 20 anni con un’inflazione vicina al 90% dall’inizio dell’anno e che a Dicembre sfiorerà il 100%.

A nulla sono valse le manifestazioni motoristiche organizzate nei weekend da Club, associazioni sportive, organizzazioni di gare storiche anche sulle strade del mondiale, dedicate a Jorge Recalde eroe nazionale. I soldi in cassa per quest’anno non ci sono, ma ecco che forse l’ancora di salvataggio potrebbero essere l’elezioni del 2023. E qui si ritorna alla politica e si entra nel campo delle ipotesi.

Facciamo un passo indietro di qualche anno, la sinistra al potere aveva rinnovato il contratto triennale con la Dakar, nonostante fosse al governo per l’ultimo anno. Macrì il nuovo presidente del centro destra, per non pagare penali al Promoter, ha mantenuto fede al contratto della Dakar, ma alla scadenza del terzo anno, non ha voluto rinnovarlo. Al presidente interessano a livello Motorsport molto di più le gare in circuito, tant’è che ha provato senza successo a far tornare la Formula 1 nel paese. Si è dovuto accontentare di mantenere la Moto GP.

Il rally mondiale, pur tra mille difficoltà economiche riusciva ogni anno a racimolare tramite la regione di Cordoba e gli sponsor, i soldi necessari per essere presente nel calendario WRC. Quando la sinistra è tornata al governo nel 2019, con Alberto Fernandez si è trovata in piena pandemia. La crisi economica ha poi dato il colpo definitivo e si è dovuto alzare bandiera bianca per il ritorno del mondiale rally. Quindi nonostante l’appoggio del Presidente FIA, per un rientro immediato nel calendario, per il prossimo anno gli organizzatori della gara devono alzare bandiera bianca.

Discorso chiuso? Ma neanche per sogno, i colloqui sono ripresi e l’ipotesi ora sul tavolo della Fia e del Promoter è la seguente: Un’alternanza tra Cile e Argentina per i prossimi 6 anni. Il Cile come detto è già pronto, l’Argentina potrebbe essere pronta con il nuovo Governo dal prossimo anno ed avere i fondi necessari dal 2024. Questa è al momento la situazione per quanto riguarda il ritorno del WRC in Sud America. Cile sicuro, Argentina si spera nel 2024.

Nel Centro America, non ci dovrebbero essere novità riguardo al ritorno del Messico nel giro mondiale, al momento è tutto confermato.

Passiamo ora ad una sorpresa, se la vogliamo definire così, sempre per fattori politici.

In Kenya è stato eletto da poche settimane il nuovo Presidente William Ruto, che è andato a sostituire Uhuru Kenyatta, colui che si era impegnato con Jean Todt e Oliver Ciesla, perché il Safari Rally tornasse nel WRC, con un contratto di ben 6 anni.
Il nuovo Presidente keniota, ha affermato più volte, sin dallo scorso anno che se fosse stato eletto avrebbe fermato sin da subito la partecipazione della gara africana nel mondiale, questo il suo pensiero :

“Il Campionato del Mondo rally, è un affare per uomini ricchi. E’ stata una perdita di tempo, di risorse pubbliche e soprattutto un momento di Sodoma & Gomorra. Questa follia si fermerà nel 2022”.

Credit: kenyas.co.ke

Ora è facile che con la campagna elettorale conclusa e il suo insediamento, William Ruto faccia un grosso passo indietro su quanto dichiarato. Oppure, si potrebbero aprire nuovi scenari. Economicamente la gara è autosufficiente per il grosso impegno finanziario fatto dalla KBC Bank ed è tranquillamente nel calendario del 2023.

Un’altra possibile new entry potrebbe essere il Rally in Arabia Saudita, che così dopo la Dakar ospiterebbe una gara del WRC.

Infine in proiezione 2024 è forte la candidatura del Canada per entrare come rally sulla neve. Un rappresentante canadese era in Grecia nel recente Rally dell’Acropolis, aveva appuntamento sia con il Promoter che con gli uomini FIA. Sul tavolo la proposta coperta economicamente, ben dettagliata per riportare in Canada dopo quasi 50 anni il mondiale. La gara nordamericana aveva ospitato solo 2 volte in passato un rally mondiale. Nel 1974 con il Rideau Lakes e nel 1977 con il Critérium Molson du Quebec.

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