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Citroën BX 4TC: la Gruppo B dimenticata dalla stessa casa madre

L’era del Gruppo B. Anni di grande sviluppo per l’intero mondo delle automobili e di grandi disponibilità economiche per i reparti corse delle case automobilistiche. Il pubblico dei rally cresceva esponenzialmente di gara in gara e sempre più forte era l’interesse della gente verso questo sport che mixava al meglio evoluzione tecnologica e tecnica, con quello spirito wild tipico delle corse su strada.

Peugeot, Lancia, Audi, Toyota e molti altri costruttori investivano grandi somme nelle vetture da rally, alzando sempre di più il livello della competizione e l’estremizzazione delle soluzioni, ma basandosi su macchine derivate dalla serie che venivano poi vendute in concessionaria nella loro versione più sportiva.

Gli investimenti di Citroen, che dopo alcuni buoni risultati nei raid africani aveva grande voglia di puntare sui rally, in quelle stagioni erano rivolti verso la Visa, un’utilitaria ormai in produzione da diversi anni e che era pronta ad essere lanciata nei rally nella sua versione più sportiva, la Chrono. Fin da subito la macchina mostrò limiti tecnici troppo rilevanti, anche nella sua versione più spinta a trazione integrale. Serviva qualcosa di più incisivo per stare al passo della concorrenza.

Una genesi tecnica “insolita”

Per questo motivo i vertici del Double Chevron decisero di portare avanti un processo di sviluppo singolare: quattro progetti di prototipo diversi la cui comparazione avrebbe dovuto portare a scegliere la soluzione migliore per presentarsi al via della stagione 1986.

Si giunse quindi ad un risultato, tra grandi ambizioni e molti dubbi.

Nonostante si trattasse di una “lontana parente” della Peugeot 505 Turbo, la definizione meccanica non apparteneva al gruppo Citroen. Il motore era Chrysler della Simca Type 180 N9TE che, dopo una lunga serie di aggiustamenti in termini di potenza, diede vita alla BX 4TC. Posizionato longitudinalmente e inclinato di 15 gradi a destra, notevolmente aumentato per consentirne l’alloggiamento sotto il cofano. Trazione integrale con differenziali a slittamento limitato, cambio a cinque rapporti Citroen SM-C35. Nessun indugio sulle sospensioni, attingendo alla profonda esperienza maturata in Citroen: idropneumatiche a doppio triangolo con barra antirollio.

Grazie ad un depotenziamento che la portò a 200 HP e ad un allestimento stradale, si poté avviare l’iter per l’omologazione che prevedeva la produzione di duecento esemplari complessivi della BX 4TC che, nella versione da competizione costituita da venti esemplari, vedeva comparire il suffisso “Evolution”.

La storia sportiva della Citroen BX 4TC

Dopo un processo di creazione così elaborato, Citroën Competition credeva fortemente nella sua nuova “arma” nonostante una filosofia di progettazione completamente controcorrente rispetto alle altre case automobilistiche.

Un approccio molto legato alla tradizione e molto poco aperto a quel che erano i percorsi verso una macchina da gara che si compivano in quegli anni.

C’era inoltre un’altra grande incognita che non lasciava presagire nulla di buono per la BX 4TC Evolution: nonostante il limite di peso regolamentare fosse fissato a 960 chili per una vettura iscritta al Gruppo B, la macchina del Double Chevron segnava qualcosa come 1150 chilogrammi.

L’ambizione si spense ben presto, di fronte all’impietoso riscontro del cronometro e delle classifiche generali del campionato del mondo rally.

L’avvio di questa nuova avventura prevedeva di presentarsi al via del Rally Monte-Carlo ed al Rally Sweden, affidando la BX 4TC a due piloti di esperienza come Philippe Wambergue e Jean-Claude Andruet.

Entrambi chiusero anzitempo la gara monegasca mentre in Svezia, Andruet portò la Citroen al sesto posto tra le strade ghiacchiate del nord Europa. Un risultato incoraggiante che portò il gruppo di lavoro di Guy Verrier a scegliere di prendersi una “pausa” dalle corse per correggere alcuni aspetti della vettura.

Nonostante la Corsica potesse essere un buon posto per le caratteristiche di Andruet, si decise di ripresentarsi al via sulle dure pietraie del Rally Acropolis, gara greca sulla quale la squadra riponeva molte speranze tanto da presentare al via una terza BX 4TC per Maurice Chomat.

Dopo un’ottimo avvio in cui si trovava secondo tra la Ford RS200 di Grundel e la Peugeot 205 Turbo 16 del futuro vincitore Juha Kankkunen, Andruet fu protagonista di un incidente nella terza speciale che lo costrinse al ritiro. Wambergue, seguito in breve da Chomat, si era già ritirato nella prima speciale per problemi a quelle sospensioni che dovevano rappresentare uno dei punti di forza della vettura.

Una delusione fortissima in seno a Citroen che portò la dirigenza a decidere di abbandonare l’idea di sfondare nel mondo dei rally. Una chiusura mesta e senza alcun tipo di clamore, per un progetto nato sotto una cattiva luce e con più di una limitazione non solo tecnica.

Stessa sorte anche per le vetture stradali. Nel momento in cui vennero abolite le Gruppo B, Citroën aveva venduto soltanto 62 esemplari necessari all’omologazione, la metà delle quali venne riacquistata dalla casa francese per poi rottamarli.

Citroen tornerà ai rally molti anni dopo e proporrà una lunghissima serie di vetture vincenti che domineranno in lungo e in largo il WRC anche grazie al duo incredibile composto da Sebastien Loeb e Daniel Elena.

Tutt’altra esperienze rispetto a quell’Audi Quattro fuori tempo massimo che Citroen preferisce aver dimenticato.

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