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Tempo

2 MIN

Polonia Ott & Cold

Un gioco di parole neanche troppo divertente per fare pace con un Rally di Polonia 2016 che ha deciso di prendersi gioco di noi e delle nostre coronarie. Caldo e freddo. Sole e pioggia. Gioia e tristezza. Sorrisi e lacrime. Un emozionante gioco di contrapposizioni che ha un nome al centro di tutto: Ott Tanak.

Lo meritava nel modo più assoluto questo rally e se lo stava prendendo nel modo più bello di tutti: dominando. Una totale dimostrazione a tutti (e ancor di più a Wilson che aveva scelto di “sacrificarlo” nel buon nome del business) che il giovane Ott, velocissimo ma troppo falloso, ha finalmente capito come si fa.

Un martello tra polvere e caldo dei primi due giorni, un maestro nel fango della domenica. Chirurgico e spietato, finalmente nelle condizioni di poter mettere dietro tutto e tutti tra gli spettacolari voli delle prove speciali polacche. Nessuno errore gratuito, nessun tuffo dentro a qualche lago su cui scherzare un po’. Solo una trionfale corsa verso una gloria attesa e meritata. Calda di quel caldo che diventa fuoco.

Ma il caldo, si sa, non dura in eterno e nel freddo di una pioggia battente c’è un sasso ad aspettare l’anteriore destra DMACK. È in traiettoria e non c’è altro da fare che prenderla, colpirla, sperando che niente succeda. E invece succede ed è gelo di quelli rigidi, che ti spezzano dentro e ti paralizzano.

La Power Stage? Neanche avrebbe voluto correrla. Il podio? Non ha alcun senso salirci da vinto.

Resta solo il gelido vuoto di quel che poteva essere. Il freddo di un sorriso spento da un maledetto momento che non avrebbe dovuto essere così.

Un gelo scaldato da uno dei più bei gesti che il nostro (e ogni sport in genere) si ricordi.

Perché c’è un pluricampione del mondo abituato a calpestare chiunque pur di vincere che quel freddo lo percepisce e gli viene voglia di scaldarlo. E la stessa voglia viene a tutti quelli che fino a qualche minuto prima erano chiamani avversari e che hanno capito che era il tuo momento.

E ti portano su quel podio in trionfo e tra gli applausi della gente. Perché in quel podio c’è il calore che si è perso contro quel senso. C’è il sorriso di chi non deve aver perso la voglia di credere in quel momento dove ci sarà il sole, i sorrisi e il gradino sarà quello più alto di tutti.

 

 

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