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E’ un Robert Kubica a tutto tondo con focus sulla nuova stagione di F1

 Il Corriere dello Sport ha pubblicato questa intervista a poche ore dall’inizio della stagione di F1 ad uno dei nostri campioni preferiti. Giorgio Terruzzi ha intervistato il fenomeno polacco, Robert Kubica, il quale ha parlato di ricordi, momenti duri, della stagione di F1 a venire e di progetti futuri.

Per realizzare il mio sogno avevo lavorato tanto, sin da quando ero bambino. Mi trovavo nel momento migliore della mia carriera. Vederlo svanire è stata una batosta. Fisica e mentale.Questa esperienza mi ha costretto ad affrontare un percorso inatteso. Porta a riflettere. Ho subito in un anno più operazioni di quante siano le tappe del Mondiale. Mentre gli altri andavano a correre, io andavo sotto i ferri. Dolore dentro, dolore ovunque. E l’handicap con il quale mi misuravo non riguardava solo la guida, ma la vita quotidiana. Tutti pensavano al pilota ferito ma io dovevo affrontare una quantità di ostacoli per cercare di ritrovare una normalità.

È stato costretto a diventare mancino. Il percorso è completato?

Miglioro, gradualmente. All’inizio è stato imbarazzante perché siamo programmati in un certo modo e si tratta di allenare una parte del cervello che dorme. Provi ma non ce la fai. Impari piano piano. Però, guardi, ho trascorso molto tempo in ospedale, ho visto tanta gente patire e soffrire. Mi sono detto: i problemi veri sono altri. Proprio io che un tempo, andavo in bestia per un raffreddore.

Nei test al simulatore di F1 pare abbia fatto segnare prestazioni strepitose. Un ritorno è proprio da escludere?

Non riesco a ruotare l’avambraccio, per guidare devo muovere la spalla, la mia forza sta lì. E serve uno spazio che un abitacolo di F1 non ha. Mi dispiace dirlo a lei e dirlo a me stesso, ma per ora è così. Non ci penso. Vedremo.

Ha sempre evitato di rivedere i suoi ex colleghi, un Gran Premio dal vivo. La ferita resta aperta?

È rimasta aperta per molto tempo. Cercavo di allontanare tutto ciò che ricordava il mio passato, stavo male anche guardando una corsa alla tv. Cercavo di affrontare una realtà che mi portava altrove ma la mia passione è sempre quella ed è il motore della mia vita. Adesso, meglio. Mi sento più pronto psicologicamente a fare i conti con ciò che ho di fronte. Volevo vincere ogni giorno. Ora so che non è sempre possibile. Forse bastava fermarsi un poco, prendere coscienza e fiato.

Allora le domando del Mondiale che sta per cominciare. Della Ferrari. La squadra alla quale era destinato. Con Stefano Domenicali, esisteva una specie di accordo…

Questo è un tema delicato. Non so se è trascorso abbastanza tempo per poterne parlare.

Parliamo della Ferrari di oggi. Promettente?

Lo spero. C’è bisogno che torni a vincere e vincere, se sei la Ferrari, puoi farlo sempre.

È davvero difficile convivere con Hamilton?

È difficile convivere con un campione del mondo. Il confronto si fa tra compagni di squadra e sei sempre in prima linea. Conosco dei piloti che preferiscono arrivare ottavi davanti al compagno piuttosto che terzi ma battuti dal partner. Assurdo, ma succede.

Meglio Rosberg che si ritira o Massa che torna?

Possono rispondere solo loro. È semplice: basta il primo pensiero al risveglio, ogni mattina. Se sei felice, tutto bene.

Fa più impressione Alonso con due titoli mondiali o Vettel con quattro?

Alonso. Ha vinto molto meno di quanto meriti. Ma la fortuna talvolta decide tutto, regala e toglie. Button e Barrichello hanno dominato il 2009 con quella Brawn velocissima. Con tutto il rispetto: fortunati.

Verstappen. È davvero un fenomeno?

Di più. Un vero fuoriclasse. Molti pensano sia avventato. Invece, per me usa la testa sempre, moltissimo. Grazie al padre ha imparato più cose lui in 18 anni che un suo collega in 28. Quando lo vidi vincere a Barcellona lo scorso anno avevo la pelle d’oca. E io ho la pelle dura.

Questo è sicuro. Basti pensare a quell’impatto micidiale, in Canada, 2007. Sulla pista dove, l’anno successivo, andò a vincere il Gran Premio.

Sembra un film, a ripensarci. Nonostante le apparenze ne uscii illeso. Dicevo ai medici: sto bene. Non volevano credermi. Ma non so dire se esiste un nesso tra l’incidente e la vittoria sulla stessa pista. Sarà stato anche quello uno scherzo del destino.

Ha corso e vinto nei rally, sta disputando il Mondiale Endurance. Qualcosa del suo vecchio sogno è rimasto intatto?

Correrò la 24 Ore di Le Mans con il team ByKolles, devo allenarmi per sostenere uno sforzo particolare. È una sfida enorme per me e cercherò di superarla. Ero abituato a correre per un team, adesso corro per me stesso, talvolta contro me stesso. La verità è che sto ricominciando a conoscermi. Sento di essere uscito da un lungo tunnel. Sono determinato, tranquillo. Una quiete prima della tempesta, come si dice. Ecco, penso così. Dalla vita, da ogni sofferenza si impara sempre. E ogni insegnamento è un bene prezioso. Sono stato costretto a scovare qualcosa che non conoscevo, movimenti nuovi, aspetti del carattere che forse avrei trascurato per sempre. Forse oggi, sono una persona migliore.

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