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Cose turche

Il decimo appuntamento del WRC finisce in archivio e rimescola le carte

Che potesse essere una gara dai risvolti infiniti ce lo si poteva aspettare. Che oggi ci trovassimo davanti ad un’autentica rivoluzione con il panorama all’orizzonte completamente cambiato un po’ meno. Ma questo è quel che ci ha lasciato questo Rally di Turchia 2018 e con questo ci dovremo rapportare nel rush finale di uno dei campionati più avvincenti degli ultimi dieci anni.

Tre come numero perfetto. Tre piloti, tre team, tre nazioni. E tre vittorie consecutive da parte di uno strepitoso Ott Tanak che, in un colpo solo, sorpassa Ogier in classifica generale e porta Toyota a fare la voce grosse anche nei costruttori.  E a riguardare l’inizio stagione viene da chiedersi inevitabilmente a che punto sarebbe il fuoriclasse estone se la sua Yaris avesse impiegato un po’ meno tempo ad adattarsi a lui e lo avesse messo nelle condizioni di incamerare punti importanti fin da subito. Ma lo stesso Tanak pare non pensarci più, portando avanti la sua logica del pensare una gara alla volta e partire sempre come se fosse l’ultima. In Turchia ha mostrato un lato più intelligente e mansueto, a cui si è aggiunta una buona dose di sfortuna per gli avversari.

Thierry Neuville dal canto suo torna dalla Turchia ancora leader del mondiale ma con qualche cruccio in più. I valori dimostrati sulle stage dimostrano come lui e la Hyundai i20 Coupé siano la squadra da battere. Vincere avrebbe messo il belga in una posizione ideale per affrontare gli ultimi tre round del mondiale e invece ora sarà costretto agli straordinari. Straordinari a cui ha ampiamente dimostrato di essere pronto con una Power Stage che ha tanto ricordato quella all’arma bianca corsa quest’anno in Sardegna. Entrerà in gioco l’aspetto mentale da qui in poi come per Tanak ma, con la differenza di avere tutto da perdere (e con una buona dose di fantasmi che vengono dal passato).

E infine c’è Sebastien Ogier. Il pluricampione di Gap non era più abituato ad una situazione simile di totale affanno. Tecnicamente pare partire un gradino sotto agli altri (e lui non manca certo di farlo notare) ed emerge un nervosismo a cui non eravamo di certo abituati. Nervosismo sfociato in un errore che lui stesso non riesce a spiegarsi e che ha compromesso una risultato che avrebbe scritto una storia completamente diversa sulle strade turche. M-Sport gli ha dimostrato di essere pronta a sacrificare qualunque cosa per supportarlo (con Elfyn Evans nuovamente agnello sacrificale sull’altare del controllo orario) ma l’impressione è che bissare la stagione 2017 sia molto molto difficile. E anche nei costruttori ora c’è da rincorrere, primo sintomo che l’impegno sbandierato ai quattro venti da Ford non è sufficiente per contrastare gli altri.

Cose turche insomma, che rimescolano ancora una volta le carte per tutti e in cui Citroen fa parte solo come comparsa. L’immagine di Breen in lacrime davanti alla C3 in fiamme diventa il simbolo di una stagione in cui non si salva veramente niente.

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