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Roma non è stata costruita in un giorno

Tre italiani davanti a tutti in una gara europea spettacolare dicono che, forse, a parità di condizioni non siamo le schiappe del post Sardegna

podio rally roma capitale 2019

Siamo così, un popolo abituato a farsi del male e a cui, alla fine, piace farsi del male. Perché altrimenti non si spiega come oggi non si alzi alcun tipo di coro per elogiare i risultati arrivati dal Rally di Roma Capitale, al pari di tutte le invettive che si erano sollevate dopo la Sardegna. Provo a fare la voce fuori dal coro cercando di non mettere alcun tipo di interpretazione ma facendo leva solamente sui fatti.

Chissà che non funzioni.

I nostri possono essere protagonisti a livello internazionale

A Roma bisognava stare davanti ai rivali stranieri per non perdere punti pesanti in ottica classifica generale di campionato e si è stati davanti. Su sedici prove speciali tredici le ha vinte Crugnola, una Basso, una Campedelli e solo quella di apertura è andata a Gryazin, prima di finire tra i rovi nella prova seguente. Fino all’uscita anche Rossetti stava dimostrando di avere un passo superiore ed era la davanti a giocarsi le prime tre piazze. Nucita ha strapazzato tutti nella sua categoria e per poco ha mancato la clamorosa impresa di tornare in vetta da rientrante con Rally2.

I nostri hanno avuto lo stesso numero di ricognizioni dei più acclamati rivali da oltre confine e, salvo qualche eccezione, anche il tasso di esperienza sulla gara era abbastanza distribuito quindi non possiamo parlare nemmeno di “prove che si sanno a memoria”.

Se prendiamo una qualunque ps della giornata di sabato (quella più tirata, diciamo) vediamo che l’unico sui tempi dei nostri è stato Lukyanuk che, tuttavia, non è mai riuscito a primeggiare ed ha pagato pesantemente la penalizzazione ricevuta dai commissari tecnici. I vari Ingram, Seks, Habaj e co. hanno finito con almeno 3-4 secondi di ritardo ogni prova, pagando dazio ad ogni passaggio e finendo tutti ad altro un minuto.

Non è distinzione tra asfalto o terra ma solamente parità di condizione con gli altri equipaggi. I valori escono netti, puliti, limpidi e senza alcun tipo di interpretazione: basta leggere la classifica finale per accorgersene.

Organizziamo gare belle ed impeccabili come altri, più di altri

Avete visto che roba? CIR, ERC, Rally di Pico e tutte la varie sottocategorie che partono dal centro di Roma, attraversano buona parte del Lazio ed arrivano ad Ostia in un autentico bagno di folla, senza andare oltre a qualche fisiologico ritardo ordinariamente amministrato. Tutti gli equipaggi hanno parlato di tracciato bellissimo e selettivo e le immagini che stiamo consegnando all’Europa e al mondo non sono seconde a nessun altro scenario.

C’è stato l’ambito sportivo, l’ambito tecnico, l’ambito turistico e anche il potenziale ritorno per tutti quelli che hanno contribuito a sostenere l’organizzazione della gara. E soprattutto c’è stata la gente, tantissima, vicina ad uno spettacolo che va promosso e fatto conoscere sempre di più, probabilmente attraverso “ricette” come quelle dell’organizzazione romana. Un’autentica lezione di come tutto può funzionare alla grande quando si portano idee, visione imprenditoriale e capacità comunicativa.

E allora proviamo a rimanere un po’ più misurati e razionali quando si parla di Italia: non siamo brocchi quando le cose vanno male e non siamo fenomeni quando le cose vanno bene. Siamo gente meravigliosa, con risorse impareggiabili, a cui dobbiamo dare la giusta fiducia e il giusto tempo di sviluppare i progetti, magari provando a smettere di rimpiangere i tempi che furono e provando a puntare le prospettive sempre più in avanti.

D’altronde è dagli inizi della storia che sappiamo che Roma non è stata costruita in un giorno.

 

 

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