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Tempo

7 MIN

Quello di cui i rally avevano (e avranno) bisogno

Sensazioni che un qualunque appassionato vorrebbe vivere ogni weekend

Voglio essere sincero fin da subito.

Da alcune settimane mi sono allontanato quanto basta dal mondo dei rally a causa dei molti impegni che la vita quotidiana mi mette di fronte. Famiglia, amici e lavoro mi hanno tenuto impegnato per parecchi (e piacevoli, per carità) motivi, impedendomi spesso di trovare il modo e le idee di buttare giù un semplice articolo  e addirittura documentarmi esponenzialmente su quanto stava succedendo nel nostro amato sport. Ciò non vuol dire che la passione per i rally sia stata intaccata o peggio ancora svanita, perchè la fiamma dentro me arde sempre di più.

Ma in questo weekend mi sono imposto di prendermi qualche ora per me e di seguire con gli occhi di un appassionato e di un giornalista regolarmente iscritto all’Ordine le due gare che per forza di causa maggiore sarebbero finite sotto ai riflettori. E onestamente gli spunti su cui ragionare sono stati molto interessanti e da un feedback pienamente positivo.

Ma andiamo con ordine.

55° RallyRACC Catalunya – Costa Daurada 2019

Il 13° appuntamento del WRC, penultimo stagionale, si correva nella “caliente” Catalunya.

Nonostante le numerose modifiche di percorso asserite negli anni, il fascino è rimasto immutato grazie a tanta gente assiepata in ogni dove in prova speciale e nel Service Park, ad un grande spazio mediatico concessogli e soprattutto al fatto di correre su due fondi contemporaneamente.

Ho trovato di particolare rilevanza focalizzarmi sull’ultimo aspetto, proprio perchè la caratteristica che distingue i rally dalle altre discipline del motorsport è la capacità di adattarsi a qualunque tipologia di strada. E così è stato perchè venerdì gli equipaggi hanno montato un setup da terra, salvo poi abbassare e irrigidire gli assetti delle vetture per mordere gli asfalti del sabato e della domenica. Collegamenti con il grande passato?

Ovviamente si. Questa formula della macchina organizzatrice, apprezzatissima a più riprese dal promoter, non può che riportarmi alla mente, da buon ligure, i mitici rally di Sanremo smezzati tra la polverosa e caratteristica ghiaia toscana e i guidati asfalti dell’entroterra ligure. Un sorriso e una lacrima strappata ai più nostalgici, una comparazione tra stili di guida dei piloti alle prese con diverse aderenze per i tifosi più giovani.

Sebastien Loeb: una stella che vuole ancora splendere

Chi non ha sognato alla fine del DAY1 di vedere ancora una volta sul gradino più alto del podio l’alsaziano? E chi non ha pensato che il nove volte campione del mondo può ancora insegnare ad andare forte ai ragazzotti emergenti?

Vi rispondo io: chiunque mastichi un minimo di rally.

Sebastien Loeb ai nastri di partenza ci ha trasportati indietro di 365 giorni, riportando a galla la strepitosa ed inaspettata vittoria ottenuta con la Citroen C3 Wrc. E anche se stavolta non è riuscito a scrivere l’ennesima pagina di un libro che non vuole vedere ancora la fine, ha (ri)fatto capire perchè il suo appellativo sia “Sua Maestà”.

Figure come Sebastien, e ovviamente anche Daniel, fanno ancora bene al nostro sport e io me li voglio tenere stretti ancora per qualche stagione perchè leggere sul vetro posteriore LOEB -ELENA è troppo bello!

Un campionato così combattuto non si vedeva da parecchio tempo

Il World Rally Championship 2019 sarà ricordato dagli almanacchi come uno dei più incerti ed emozionanti degli ultimi anni.

Tanak, Ogier e Neuville hanno dato vita ad una battaglia sensazionale, tenendo con il fiato sospeso tutti gli addetti ai lavori per dieci mesi. Tre piloti che non hanno più bisogno di presentazioni, capaci di andare forte ovunque e di lasciare i giochi aperti fino al penultimo appuntamento, guidando con disarmante semplicità missili terra-aria da quasi 400 CV.

Ma una nota di merito penso vada anche ai loro fedeli scudieri che, con puntuali piazzamenti inanellati qua e là, hanno fatto divenire ancora più sana la competizione tra i team rubando punti vitali ai “capitani”. Sordo, Lappi, Meeke e tutti gli altri vanno dunque inseriti con riconoscienza nella lista degli aspetti positivi di un campionato che vorremmo non finisse mai, alzando di netto l’audience dei rally e dei media di tutto il mondo.

Ott Tanak: l’Estonia sul tetto del mondo e l’egemonia francese interrotta dopo 15 anni

Si era fatto notare con la Ford, ha sfiorato con un dito l’iride nel 2018 e quest’anno raggiunge l’obiettivo con la furia agonistica e temperamento che soltanto i veri campioni presentano nel proprio bagaglio sportivo.

Ott Tanak fin dal Montecarlo era stato additato come antagonista principale di Sebastien Ogier per la sua capacità di mettere da parte qualunque tipo di pressione e di presentare una stabilità psico-fisica devastante ogni volta che allaccia le cinture e chiude la portiera della sua Toyota, centrando quel bersaglio che sognava fin da ragazzino.

Una vittoria che mette fine alla lunga egemonia dei terribili Sebastien durata ben 15 anni, e che in qualche modo penso abbia portato a termine un progetto che ad un altro velocissimo estone è scappato di mano: Markko Martin. Un pilota che per caratteristiche e temperamento era molto simile al neo campione, ma che non è riuscito al suo contrario a chiudere il cerchio a seguito della sciagurata scomparsa dell’amico Michael “Beef” Park.

E come se non bastasse, se siamo qui tutti insieme a celebrare la definitiva consacrazione di Tanak lo dobbiamo senza ombra di dubbio a Malcolm Wilson. perchè il patron di M-Sport gli diede una nuova chance quando nessuno voleva dargli un sedile, confermando il suo innato fiuto di scovare giovani talenti.

Ma questa, cari amici lettori, è tutta un’altra storia…

38° Trofeo ACI Como: i rally italiani (se vogliono) non sono secondi a quelli francesi

Un pienone di iscritti e vetture da capogiro.

Bastano queste parole per riassumere l’edizione numero 38 di uno dei rally con più tradizione d’Italia. Uscito dopo parecchie stagioni dal CiWrc, la macchina organizzatrice ha ottenuto la validità di finale di Coppa di Zona, richiamando sulle rive del lago quasi 200(!) iscritti. Una cifra che automaticamente mi ha fatto pensare: alla faccia di chi critica i rally nostrani e santifica quelli francesi.

D’accordo, elenchi iscritti stracolmi di equipaggi sono una normale routine in Francia ma permettemi di dire che non sempre l’erba del vicino è sempre più verde. Perchè con la giusta formula e le idee corrette, anche noi sappiamo organizzare gare da circoletto rosso.

Volere è potere!

Un’unica finale che richiama equipaggi da tutta Italia: la formula rivelatasi vincente

Per la stagione 2019 sarà possibile prendere parte alla Coppa di Zona nazionale. Per qualificarsi alla finalissima di Como bisognerà partecipare almeno a 3 eventi appartenti alla Zona in questione, di cui almeno uno a coefficiente maggiorato. I migliori tre equipaggi di ogni classe verranno inseriti d’ufficio all’elenco iscritti del Rally Trofeo Aci Como.

Il comunicato ufficiale stilato dalla Federazione ad inizio anno recitava a grosso modo così. E col senno del poi si può tranquillamente affermare che la trovata è stata geniale perchè è stato davvero bello vedere i migliori gentleman drivers nazionali sfidarsi in un contesto intrigante e che ha dato ampio respiro alla voglia di mettersi in gioco dei partecipanti.

Sulla Federazione che dire? Molto spesso viene rimproverata e bastonata per regolamenti machiavelliani e scelte a dir poco incomprensibili, ma questa volta merita un grande applauso per aver azzardato un progetto che, con probabilità, non pensava nemmeno lei si rivelasse così azzeccato e redditizio.

Il passo importante è stato fatto, ora speriamo si continui su questa falsariga.

Ampio spazio mediatico per promuovere una possibile innovazione

La Coppa di Zona con la finale annessa è roba vecchia, ma qualcosa di nuovo si è percepito in questo frizzante weekend comasco.

I canali mediatici dell’ACI Sport hanno reso l’evento ancora più appetitoso per gli appassionati grazie all’ampio spazio dedicato, con tempi morti decisamente corti. Sono stati numerosi infatti gli aggiornamenti e le pubblicazioni su Youtube dei migliori passaggi, dando quel tocco di magia che i rally “minori” italiani richiedevano.

Trofeo Suzuki Cup: un monomarca di altri tempi

Concludo con una riflessione dedicata alla Suzuki Cup.

Il Trofeo monomarca riservato alle trazione anteriore giapponesi ha ricevuto un numero spropositato di consensi, crescendo inoltre di stagione in stagione. Suggestiva ma davvero bella la volontà di creare due “gironi”, CIR e CiWRC, e di portare gli equipaggi partecipanti a sfidarsi in un palcoscenico importante quale una finale di Coppa Italia.

Il ricco montepremi in palio ci proietta quindi nel passato neanche troppo remoto dove Fiat, Renault, Citroen, Rover e molte altre Case automobilistiche hanno creato i presupposti a giovani profili di crescere e spiccare il volo.

Insomma, un weekend intenso e vissuto tutto d’un fiato. Un weekend che ha riportato, qualora ce ne fosse stato davvero bisogno, quell’entusiasmo nei rally italiani con un’ondata fresca di piccole e grandi idee. Un weekend che ha visto salire sul tetto del mondo un ragazzone estone taciturno.

Un weekend per veri appassionati e che ci auspichiamo di viverne altri ancora.

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