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Rally Montecarlo 2017 : la notte in cui per Hayden Paddon è cambiato tutto

L’incidente in cui perse la vita uno spettatore ma non solo...

Me la ricordo bene quella sera perché l’avevo attesa per diversi giorni. Per il mondiale rally era l’inizio di una nuova era, quella delle Plus, e per l’occasione la televisione francese trasmetteva in chiaro la prima prova in notturna Entrevaux – Val de Chalvagne – Ubraye di 21.25 km.

Gli occhi del mondo sono tutti puntati sul campione del mondo in carica Sebastien Ogier che, dopo la rocambolesca uscita di scena dal WRC di Volkswagen Motorsport, ha sposato la causa di M-Sport per una sfida dal grande fascino sportivo. Parte per primo e allo stop avvisa tutti: la prova è tosta, molto scivolosa, tanto che lui stesso teme di esserci andato troppo cauto col rischio di pagare certa cautela l’indomani.

Dietro di lui partiranno i suoi compagni Ford Ott Tanak ed Elfyn Evans che non vedranno mai il loro tempo su quei ventuno stretti chilometri asfaltati di Francia. A seguire, con il numero quattro la prima Hyundai, portata in strada dall’equipaggio neozelandese Paddon – Kennard.

La casa coreana con base ad Alzenau punta molto su di loro dopo la grande stagione 2016 che li ha visti trionfare in Argentina e rendersi spesso protagonisti in altri eventi. I compagni ideali per Thierry Neuville – Nicolas Gilsoul, a cui veniva chiesto di puntare con decisione ad entrambi i titoli.

La Hyundai i20 Coupe non può scaricare a terra tutto la sua potenza e anche per Paddon l’approccio non è dei più aggressivi. Il temuto verglass è segnalato a più riprese dai ricognitori e la gara è ancora lunghissima per pensare di forzare da subito senza avere alcun riferimento. Il tratto finale della prova è stretto e costeggia diversi burroni delimitati solo dal guard-rail da un lato. Dall’altro le rocce, da cui cercare di tenersi alla larga.

Una semicurva a destra e poi una sinistra un po’ più rapida, la i20 che sale sul ghiaccio, il posteriore che si allarga fuori traiettoria e la macchina che rimbalza contro la parete rocciosa e finisce su un fianco. Una scena vista tante di quelle volte da non riuscire a preoccuparsi fino infondo. Ma Paddon indica qualcosa a lato della macchina e il clima di colpo cambia. C’è un uomo a terra, è rimasto colpito. Era all’esterno, in una NO-GO Area, probabilmente per cercare uno scatto più bello di tanti altri.

Si ferma la prova e tutto il mondo resta appeso alla speranza che l’era delle nuove WRC non inizi con una tragedia. Purtroppo non sarà così. Qualche ora dopo sarà annunciata la morte del cinquantenne spettatore spagnolo a causa delle ferite riportate nell’impatto. Paddon è scosso. Rilascia alcune dichiarazioni di vicinanza e viene “fermato” per qualche giorno in Francia per accertamenti di rito che hanno più che altro l’ingrato compito di chiarire ciò che è già abbastanza chiaro: non poteva fare nulla per evitarlo.

Tornerà subito in macchina in Svezia, di comune accordo con Hyundai e nel nome della persona scomparsa ma l’impressione immediata è che ci sia qualcosa di diverso. Idea confermata durante la stagione nella quale Hayden sembra aver perso quel quid che lo aveva portato davanti a tutti in più occasioni. Il coraggio di salire a cavalcioni del limite per fare la differenza. Finirà a podio in un paio di occasioni e compirà errori gratuiti in altre, che lo porteranno progressivamente ai margini dei pensieri della casa asiatica con base ad Alzenau.

Proverà e sta provando tutt’ora a riprendere quel binario che sembrava volerlo portare sul tetto del mondo, prima che la fortuna decidesse di voltargli le spalle per non accarezzarlo più.

Pare che ad aspettare Hayden Paddon, a sei chilometri dallo stop della prova di quel Monte 2017, ci fosse il bivio della sua carriera e (forse) della sua vita ma, il kiwi classe 1987 non poteva di certo saperlo.

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