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Tempo

2 MIN

Il silenzio del Monte

Una gara che c'è ma che difficilmente riusciremo a ricordarci

Il buio sembra essere lo stesso di sempre, squarciato dalla fanaliera che cerca di delimitare la fine della foschia e l’inizio del manto ghiacchiato che ricopre la strada. I rituali prima dello start? Sempre gli stessi. Un iter inevitabile e necessario ad accendere la piacevole cantilena ritmata delle note. I ricognitori hanno segnalato ogni macchia di ghiaccio, tutto è pronto a dare il via a questo primo nuovo giorno di scuola. É il Rally di Montecarlo 2021 e sta per iniziare.

Tre, due, uno…dentro.

Il motore da 1.6 litri a iniezione diretta con 4 cilindri in linea urla come sempre. Con la solita rabbia scarica, sull’asfalto un po’ umido ed un po’ ghiacciato, i 380 cavalli abbondanti nascosti al suo interno. Per le gomme è tutto nuovamente nuovo, un piacevole ritorno a colorare un po’ di azzurro quel mondiale dove il nostro tricolore ha smesso da un po’ di essere protagonista. Tra le valli è rimbombante il frastuono delle cambiate, brusco risveglio per la natura incontaminata, fuori programma perdonabile un giorno all’anno. Ed è il cronometro è lì a farsi rincorrere e un po’ voler bene.

Campionato del mondo rally. Tutto apparentemente come ogni volta. Niente come sempre.

Sono le 6.10 del mattino e non la notte fonde tipica delle prove notture che ormai si disputano solo al Monte. Non è servito incazzarsi con nessuno che impediva la partenza della prova per potersi assicurare la visuale più bella di tutti ed il passaggio degli apripista ha  avuto tanto il sapore della beffarda formalità.

L’alternanza verde e bianca, disegnata dal bosco e della neve che accompagnano l’incessante incedere delle curve, è spezzata solo da qualche flash di qualche fotografo professionista. Lunghi tratti di un buio pesto che mette quasi paura, anche se hai scelto di vivere a oltre 150 chilometri orari su strade larghe qualche metro.

Nessun bengala segnala l’arrivo di un punto complesso da affrontare e spettacolare da vedere, nessun fumogeno costringe ad imprecare tra i denti per quell’improvviso ed inaspettato cambio di visibilità. Manca persino la puzza piacevole di quel fumo bagnato, sapientemente mescolato all’odore di vin brulé di vino scadente da condividere con qualche amico occasionale conosciuto sul posto. Una danza senza alcuno spettatore, uno spettacolo sognato da tanti e privilegio per pochi.

Stop.

Dopo venti chilometri di concentrata solitudine, le prime persone. Le stesse degli anni prima ma costrette ad offrire un rispettoso saluto con gli occhi e nient’altro. Insieme a loro qualche giornalista autorizzato e nessun altro. Neppure un bambino tra le braccia del padre ad incontrare per la prima volta quei “mostri colorati” di cui innamorarsi per sempre.

Un Monte che c’è ed è bello ci sia, per quel che significa e per il segnale che manda. Un Monte malinconico senza l’anima di chi lo ama, sperando sia solo per questa volta. Un Monte silenzioso, di cui resteranno qualche emozione, poche tracce e zero racconti di chi avrebbe dato tutto per esserci.

 

Photocredit: Luca Barsali http://barsaliphotography.com/

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