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Figli d’arte nel motorsport: in arrivo anche nel WRC! Riusciranno a replicare le gesta dei loro padri?

Kalle Rovanpera ed Oliver Solberg ci stanno provando nel WRC, ma storicamente non è facile per i figli d'arte rallysti

“Devo ringraziare mio padre, senza di lui probabilmente non avrei preso questa strada”. Quante volte abbiamo sentito questa frase, o comunque è apparsa sottointesa in modo esplicito, dai figli d’arte nel mondo dello sport? Sono tanti quelli emersi in questi ultimi anni, soprattutto nelle corse in ambito pista, per un fenomeno che, nel recente periodo, sta investendo anche i rally ed il mondiale WRC.

D’altronde, sarebbe difficile immaginare un percorso diverso per i vari Kalle Rovanpera, Oliver Solberg e Pierre-Louis Loubet. Sono loro i “baby driver” incaricati di ereditare, e provare a migliorare, le gesta sportive delle rispettive figure paterne. Ma se in Formula 1 il fenomeno iniziò già a metà anni Novanta, nei rally stiamo iniziando a vederne i primi effetti solo nel recente periodo. Ambiente più di nicchia? Visibilità differenti? Oppure, corse in pista “di più facile apprendimento” per i giovani piloti? Sono tante le variabili che hanno portato la pista avvantaggiata su questa attitudine rispetto alle gare su strada.

Da Damon Hill a Jacques Villeneuve, primi figli d’arte cimentatisi con successo in F1, sono stati tanti i colleghi che hanno tentato la stessa strada. Fino al vero e proprio boom di questi ultimi anni: Rosberg, Magnussen, Verstappen, Schumacher jr., Alesi e Piquet in F2. Contando anche il neo pilota Ferrari, figlio del Matador, Carlos Sainz. Per lui la carriera è iniziata con i kart, con l’obiettivo poi raggiunto di arrivare un giorno nella massima categoria. Un percorso prestabilito, cosi’ come quello di Tom Blomqvist (figlio del grande Stig), fermatosi però nelle categorie Gt ed alla Formula E. Scelta certamente influenzata dai padri, dalle disponibilità economiche sicuramente diverse rispetto a giovani non già inseriti nell’ambiente e, perché no, maggiore possibilità di carriera. Perché è ovvio che sei nei rally i piloti professionisti si contano sulle dita di una mano, in pista ci sono infinite possibilità di campare di corse anche al di fuori della F1. E poi, aspetto da non sottolineare con troppa schiettezza ma comunque oggettivo, i rally sono indubbiamente una disciplina più complessa e che richiede più esperienza delle corse in pista.

Lo dimostra il fatto che, se la griglia della F1 è popolata da ventenni ed i piloti di esperienza sono quasi un’eccezione,  nel WRC è esattamente l’opposto. Un ambiente ancora dominato da veterani, ed in cui per farsi spazio servono anni di gavetta e di esperienza. E se stiamo a guardare i giovani che avanzano, sono ancora freschi nella nostra mente gli annunci dei programmi di gare di Rovanpera e Solberg non ancora maggiorenni. Perché per emergere cosi’ presto in questo sport serve anche questo.

Ci avevano provato in diversi prima di loro. Tralasciando la carriera che poteva essere e non è stata di Henri Toivonen, figlio di Pauli, attualmente ci sta provando il figlio di Gronholm, Niclas, senza però dare l’impressione di essere a livello dei colleghi già militanti in top class. Prima di lui c’è stato Max Vatanen, fermatosi nel 2018 dopo un tentativo di sfondare tra le 2Wd. Non è andata meglio ad Anton Alen, con una carriera durata solo qualche anno fino al 2009 dopo il mondiale Produzione e l’IRC. Tornando indietro nel tempo viene spontaneo ricordare Matthew Wilson, per qualche anno schierato tra le fila del team gestito dal padre e poi passato ad altri ruoli di primo piano nel motorsport.

Ma forse è proprio questo WRC 2021 che potrebbe rivelarsi esplosivo dal punto di vista dei figli d’arte. Con Kalle Rovanpera in testa al mondiale dopo l’Arctic Rally Finland ed Oliver Solberg ottimo sesto al debutto con la i20 Wrc Plus in una gara complessa, è tanta la curiosità legata a queste due stelle del futuro. E con i prossimi appuntamenti iridati che avranno questo aspetto tra i suoi principali leit-motiv.

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