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Tempo

3 MIN

Loeb – Dakar: ci siamo quasi ma non ancora

Seb stavolta ci è andato molto molto vicino ma, per vincere manca ancora qualcosa

Anche quest’anno non è riuscito a vincere ma sicuramente è riuscito a convincere ed incidere molto più che in passato. Chiudere la Dakar a 27 minuti e 46 secondi dal vincitore Nasser Al-Attiyah è sicuramente un grande risultato, considerando le difficoltà incontrate nelle edizioni passate e l’andamento della gara.

A fine gara Loeb si è detto soddisfatto ma, chiaramente qualcosa è mancato:

Penso che abbiamo fatto un grande rally. All’inizio abbiamo avuto problemi e, vedendo le differenze che c’erano nelle fasi del rally, non siamo riusciti a chiudere il gap. Non abbiamo mai smesso di attaccare, quindi non abbiamo rimpianti. È parte del gioco, questo è il motorsport e dobbiamo affrontarlo. La Dakar è lunga, quindi può sembrare crudele quando hai un problema vicino al traguardo, ma la nostra situazione è stata l’opposto, abbiamo perso tempo all’inizio. Quando è successo, ci siamo chiesti “è tutto finito?”, ma siamo comunque riusciti a combattere nonostante la differenza enorme. Abbiamo potuto prendere solo pochi minuti qua e là. Nasser ha tonnellate di esperienza e un copilota che commette errori solo una volta con la luna blu, quindi ha controllato la gara alla perfezione. Mi sono comunque divertito molto, perché ogni volta che guadagnavamo tempo su di lui è stato fantastico.

Tutto chiaro insomma rispetto a quel che sarebbe servito.

L’esperienza conta

Loeb riconosce la superiorità di Nasser in termini di esperienza e conoscenza dei raid. Dal canto suo c’è stato qualche test in più, le partecipazioni iniziano ad essere diverse ma per arrivare al livello del rivale servono molti più chilometri tra sabbia e dune. Al-Attiyah invece arriva alle Dakar con chilometri e chilometri sulle spalle e stagioni intere nei raid e la differenza nei momenti cruciali si vede. Non è più veloce (anche se lo è moltissimo) ma, nelle varie situazioni che un raid presenta (avete visto il video del cambio gomme che rapidità?) riesce ad essere sempre consistente e a non compiere passi falsi.

Macchina e regolamento nuovo hanno livellato i valori ma BRX è più fragile

Questo la differenza tra buggy e T1 era sicuramente meno marcata, anche se all’orizzonte si vede un Audi che potrebbe “demolire” l’equilibrio tecnico raggiunto dopo un 2021 piuttosto squilibrato. L’Hunter di BRX si è dimostrato molto più competitivo dell’edizione passata, nonostante alcune fragilità che a conti fatti risultano decisive (i 33 minuti persi nella seconda tappa non sono stati più recuperati). La Toyota è parsa più robusta, più pronta alle sollecitazioni del deserto e anche rivedendo il numero di forature è andata meglio per tutta la gara. Ora c’è un anno davanti, i regolamenti dovrebbero restare invariati e la base per il 2023 è sicuramente equilibrata. Ma occhio ai competitor dal portafoglio gonfissimo.

La navigazione è ancora il tallone d’Achille

Con Fabian Lurquin è sicuramente andata meglio in termini di navigazione rispetto alle edizioni trascorse con Elena ma, come affermato dallo stesso Loeb, dall’altra parte c’è una macchina infallibile come Mathieu Baumel che sbaglia pochissimo. L’errore nell’anello di Riyadh sulla Stage 6 è stata la sola imperfezione dell’equipaggio del team BRX Prodrive. Una sola, ma comunque decisiva considerando il risultato finale e quei 21 minuti che si sono sommati ai 33 della tappa precedente. E si torna quindi a parlare di esperienza, di necessità di correre di più e di farlo insieme come ha indicato lo stesso Nasser Al-Attiyah che “contesta” chi corre solo la Dakar. 

Insomma Loeb torna dalla Dakar 2022 con un secondo posto, bissando il nel risultato del 2017. Sicuramente soddisfatto ma, se lo conosciamo un po’, con tutta la voglia di pensare al 2023 per riprovarci ancora. E ora il Monte, la Ford. Un’altra storia.

Foto di copertina: DPPI / Red Bull Content Pool
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