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Il paradosso dell’assenza di Ogier

E' una strana situazione quella di Elfyn Evans all'inizio di questo mondiale 2022

“La forza mentale distingue i campioni dai quasi campioni.” Una frase prestata dal tennis e da uno dei suoi più grandi interpreti, Rafa Nadal, e che potrebbe essere un ottimo preludio per una interessante analisi di questo inizio di mondiale rally 2022.

E’ vero, sono trascorse solo due gare, ma la Svezia offre già una intricata quanto delicata situazione sul piano emotivo e psicologico. Da una parte il baby fenomeno già pronto a capitalizzare la prima occasione importante in carriera, dall’altra un buon pilota arrivato vicino al titolo in due occasioni ma con l’impressione di non avere tutte le qualità necessarie. Avete capito bene, siamo in casa Toyota e stiamo parlando rispettivamente di Kalle Rovanpera ed Elfyn Evans.

Parlare di mondiale già indirizzato pare esagerato dopo due soli rally, ma le basi per una prima analisi ci sono tutte. Facendo parlare i numeri, i 46 punti del finlandese contro i 4 del teorico caposquadra dicono molto. Ma è il modo in cui si è creata questa differenza che apre scenari di riflessione e di preoccupazione, nel caso dei sostenitori di Evans. Ebbene si, perché se il due volte vice campione del mondo partiva come uno dei favoriti, sono bastate due corse per ridimensionare le ambizioni dell’inglese. Questa volta nessun Sebastien Ogier all’orizzonte, bensì un giovanotto figlio d’arte dipinto da sempre come baby fenomeno finalmente pronto a dimostrare il suo potenziale. Il che, per certi versi, potrebbe essere molto peggio.

Quando, nel 2020, al primo anno in Toyota Elfyn è riuscito ad arrivare a giocarsi il mondiale contro l’allora sei volte iridato sembrava già una bella impresa. Stare al passo con il migliore pilota in circolazione, nonostante il mondiale dimezzato, e ripetersi anche l’anno successivo non è stata cosa da poco. E’ vero, ha perso per due volte consecutive, ma lo ha fatto contro Ogier e, quantomeno agli occhi dei fan, ci poteva stare. Adesso sarà pronto ad ereditare lo scettro, pensavano tutti un mese fa prima di Montecarlo.

La situazione ora è invece, per certi versi, impronosticabilmente diversa. Nel primo anno senza Ogier a tempo pieno, Evans si sta imbattendo nello spettro del giovane meno esperto, dipinto da tutti come più talentuoso, pronto a toglierti il piatto da sotto al naso proprio nel momento in cui te lo stai per gustare. E se essere battuto da Ogier poteva essere non una scusante, ma comunque una ragione per non recriminare troppo, non può valere la stessa cosa nel confronto con Rovanpera. Due gare da pilota maturo del finlandese contro l’altalena di prestazioni dell’inglese, autore di ben tre errori in due rally. Bravo ma forse non completo, non con la mentalità da “killer”. Guardando la carta d’identità si penserebbe al contrario. E qui si torna alla frase iniziale…

A vederlo da fuori, viene da pensare ad Evans sofferente da un punto di vista psicologico principalmente per una ragione. Lui che si è sudato le proverbiali sette camicie, lanciato e poi lasciato da M-Sport, che è caduto nel purgatorio del Wrc2, che si è rialzato conquistando una casa ufficiale e sfiorando per due volte il trono. E che adesso si vede arrivare il figlio d’arte, quello con la “strada spianata” e con quel guizzo di talento in più pronto a rompergli le uova nel paniere.

Non ci vuole uno psicologo dello sport per mettersi nei panni dell’inglese, e immedesimarsi in una situazione vissuta già altre volte nel mondo delle corse. Naturalmente stiamo parlando di un mondiale iniziato da sole due gare e con mille variabili potenziali per capovolgere la situazione, tra cui l’inserimento di altri pretendenti estranei a casa Toyota. L’impressione è che però Evans si stia scontrando con un ostacolo mentale ben più imponente della figura di Ogier come compagno di squadra e rivale per il titolo. Passare da perdere contro il più forte a “prenderle” dal meno esperto è un bel macigno, ma qualche spiraglio di luce c’è.

Tornando indietro di qualche anno, viene in mente l’inizio di mondiale 2017 di Neuville. Anche li’ si veniva da un cambio regolamentare, anche in quella situazione il belga collezionò due zeri dovuti ad errori sia a Montecarlo che in Svezia, ma poi riuscì a contendere il mondiale quasi fino all’ultimo ad Ogier. Oltre alla simpatia che si può provare per l’inglese, ed alle strane coincidenze di quell’anno, il ripetersi di una situazione del genere è un augurio per tutti i fan desiderosi di vedere un mondiale 2022 più combattuto possibile.

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