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Gilles Villeneuve: la vita precedente di Colin McRae

Diventati icone della F1 e del Rally, i due piloti avevano in comune lo stile di guida, il non arrendersi mai, e non solo

C’è vita dopo la morte. Si chiama semplicemente ricordo, memoria. Si ripercorrono le gesta, si ricordano le imprese, si alimenta la leggenda.

Come una terra arida che assorbe con avidità le piogge dopo un lungo periodo di siccità, ecco che con la stessa avidità la gente ascolta, legge, rivede, ciò che altri hanno prima raccontato, scritto, o filmato. Non sempre, ovviamente. La storia, in fin dei conti, è qualcosa che viene riservato a pochi. Ai pochi che hanno fatto meravigliare e innamorare la gente che era lì, e che hanno poi continuato a farlo anche quando se ne sono andati, tramite il ricordo, appunto.

Ah la leggenda. Quel meraviglioso mondo senza spazio e senza tempo in cui tutto esiste a patto di sottostare e soddisfare una unica regola: saper regalare e generare emozioni.

Tutto vale. Anche immaginare che una persona possa ritornare, sotto altre spoglie, dopo aver intrapreso la via tracciata dall’aurora boreale. La via dei morti, per intenderci; come credevano gli indiani d’America.

C’è però il tempo, in questo caso, a tirarmi improvvisamente per una manica, a farmi risvegliare nel mondo reale e a dirmi che no, non è possibile. Gilles Villeneuve muore l’8 Maggio 1982 in un incidente durante le qualifiche del Gran Premio di Formula 1 in Belgio, a Zolder; e Colin McRae, in quel maledetto frangente, aveva già quasi 14 anni.

Ma è possibile che l’Aviatore, nomignolo forse mai troppo amato dallo stesso Gilles, abbia “lasciato cadere qualcosa di se”, nel suo ultimo volo dal Belgio verso il profondo Nord. Quel qualcosa che un ragazzino scozzese potrebbe aver raccolto e combinato poi con la passione di famiglia.

Un inizio coi botti

Sono infatti i rally il teatro in cui si esibirà Colin McRae, che però qualcosa in comune con la Formula 1, da cui proviene Villeneuve, ovviamente lo hanno. A parte le ovvie differenze legate a come si svolgono le due competizioni i due mettono sul piatto lo stesso stile di guida, e la stessa incredibile “follia”.

Traversi e flat out sono la specialità della casa fin dagli inizi, ancora prima di sbarcare ai massimi livelli. Gilles fu campione del mondo di motoslitte, competizione in cui imparò l’arte di controllare il mezzo in condizioni limite di aderenza, mentre Colin si farà invece le ossa sui fangosi sterrati scozzesi.

I due si riveleranno poi ai rispettivi palcoscenici mondiali con capriole e incidenti spettacolari: Colin con la leggendaria performance al Mille Laghi 1992, mentre Gilles fu protagonista di due spettacolari uscite, la prima purtroppo con tragiche conseguenze per un gruppo di fotografi mal posizionati, tra la fine del 1977 e l’inizio del 1978.

Maestri del limite

“Se cerchi il limite, intanto devi passarlo”, è la frase ricondotta a Gilles Villeneuve, che ben si sposa con l’altrettanto iconica “If in doubt, flat out” di Colin McRae.

Il voler andar forte sempre, a qualunque costo e in qualsiasi condizione, è infatti un tratto distintivo e comune per entrambi. Cosa che manderà in delirio le folle e che li farà entrare nel cuore degli appassionati. Traversi, derapate, e numeri da circo, valgono come altrettante vittorie per la gente che li segue, ben disposta a perdonare le numerose uscite di strada.

Non esiste la vittoria, non esistono i successi (che comunque Colin raccoglierà in maniera copiosa), esiste solo quell’indescrivibile voglia di guidare sempre al limite.

Durante la sessione di prove di un GP l’amico Renè Arnoux chiese a Gilles se secondo lui una curva velocissima, in cui era necessario parzializzare il gas, si potesse fare in pieno. Sceso nuovamente in pista poco dopo, Renè vide proprio all’esterno in quella curva la Ferrari di Gilles, distrutta. Rientrato ai box si trovò davanti il canadese che, sorridente, gli disse che no, quella curva non si poteva fare in pieno. Gilles era così, sempre al limite, e oltre.

A Digione, in Francia, nel ’79, i due diedero vita a quello che è forse il duello più incredibile della storia della Formula 1. E in palio, c’era solo il secondo posto. Gilles, in crisi coi freni e con le gomme, aveva subito la rimonta dell’amico rivale, che dal canto suo era alle prese con problemi di pescaggio della benzina in alcune curve. Renè riuscì a superare Gilles, che però decise semplicemente di non arrendersi:

Immagini che rimandano subito, cambiando scenario, ad alcuni passaggi mozzafiato di Colin: dai numeri in Australia con Subaru e Ford, al salto tutto di traverso del Sanremo, per finire con gli incredibili on board del RAC.

Mai mollare, mai

Finché hai ancora la possibilità di accelerare e sterzare, si può ancora fare qualcosa. Gilles Villeneuve mise in pratica questo suo credo in maniera ineccepibile a Zandvoort, Olanda, nel ’79, e in Canada, a casa sua, nel 1981.

In Olanda, dopo una foratura alla posteriore sinistra, finì lungo nell’erba alla curva Tarzan, alla fine del rettilineo dei box. Invece di scendere e piantarla lì mise la retro, rientrò in pista, e provò ad arrivare ai box. Prima su tre ruote, poi su due, dato che la sospensione, strisciando, aveva alla fine ceduto. Ma che impresa.

In Canada, due anni dopo sotto il diluvio, danneggiò l’ala anteriore in partenza, per poi ritrovarsela a metà gara completamente piegata all’insù davanti alla faccia. Senza visuale, Gilles decise comunque di fare quello che nessuno avrebbe forse fatto ossia proseguire, badando sempre a intraversare la macchina ad ogni curva non mollando un centimetro.

E a proposito di non mollare mai come dimenticare il Colin’s Mad Max Day a Cipro nel 2002.Quando dopo innumerevoli capriole e dopo aver ridotto la Focus ad una forma non ben definita, Colin si rimise al volante, non mollando. Come faceva Gilles.

L’elicottero

Oltre alla voglia di andare forte, di cercare il limite, e di aver fatto innamorare gli appassionati, c’è ancora qualcosa che accomuna i due, e che purtroppo, se fosse anche questo stato “lasciato” da Gilles, vorremmo non lo avesse mai fatto. L’elicottero.

Gilles andava a 200 all’ora anche nella sua vita fuori dalle corse. Quando partiva da casa a Montecarlo per andare a Maranello al volante della sua 308, faceva partire anche il cronometro, per tentare di migliorarsi ogni volta nel tragitto. La sua passione per la velocità lo portò anche a comprare un motoscafo, e poi l’elicottero, che iniziò ad usare per gli spostamenti. Non conosceva però le rotte di volo, Gilles, e non poteva quindi fare altro che seguire strade e autostrade per orientarsi. Un pazzo.

Una volta, tornando da Maranello di sera, si imbatté in una fitta nebbia, e non avendo più la possibilità di vedere la strada sottostante fu costretto ad atterrare di fortuna in un paese. Atterrò direttamente in piazza senza essersene forse reso troppo conto, e la mattina dopo, una volta sceso dall’albergo, trovò l’elicottero accerchiato dalle bancarelle del mercato.

Già l’elicottero. Quel maledetto elicottero che si portò poi via Colin anni e anni dopo.

Gilles e Colin. Due pazzi, due fuori di testa, due grandi. Pietre che non si consumeranno mai, scolpite nella storia del motorsport. Due ragazzi di epoche diverse, che nulla avevano in comune, se non poi il merito di aver fatto emozionare tutti noi. E su questo invece sì: identici come forse nessun altro.

 

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