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Andrea De Adamich, l’Alfa Romeo nel cuore: la parentesi nei rally

Una vita per la passione per le quattro ruote, dal volante al microfono

Per tantissimi appassionati il nome Andrea De Adamich è legato alla voce che per anni ha raccontato la Formula 1 in TV. Ma prima del microfono c’è stato il volante, e prima delle telecronache c’è stata una carriera vera, vissuta tra monoposto, turismo e anche rally. Nato a Trieste il 3 ottobre 1941 e scomparso il 5 novembre 2025, De Adamich è stato uno dei piloti italiani più eclettici della sua generazione: tecnico, elegante e profondamente legato all’Alfa Romeo.

Dai circuiti alle prove speciali

La sua storia sportiva è conosciuta soprattutto per la Formula 1 e per i programmi sportivi Alfa Romeo, ma a metà anni Sessanta De Adamich si mise alla prova anche nei rally, quando la disciplina stava crescendo e attirava tanti piloti “misti”. In quegli anni corse con le vetture del Jolly Club, quasi sempre su base Alfa Romeo Giulia (Ti, Super e 1600 Ti Super), condividendo l’abitacolo con navigatori come Carlo Scarambone, Aldo Morgantini e Luciano Lombardini.

Era un periodo in cui le Alfa Romeo di serie, ben preparate, potevano dire la loro anche nei rally europei: robuste, potenti e con quel fascino un po’ agonistico che a De Adamich calzava a pennello.

La stagione 1964: il suo anno più rallystico

Dai dati storici risultano sette partenze nei rally, con due ritiri e una vittoria di classe. Il 1964 è l’anno più intenso.

  • Rallye Internacional do ACP (ERC) – con Aldo Morgantini sulla Alfa Romeo Giulia Super: conquista il 1° posto ERC e la vittoria di classe.
  • Critérium des Cévennes (Francia) – con Luciano Lombardini e la Alfa Romeo Giulia 1600 Ti Super: chiude 5° assoluto, un risultato di peso in una gara francese molto selettiva.
  • Tour de Corse – sempre con Lombardini e la Giulia Ti: ritiro.
  • Tour de France Automobile – con Carlo Scarambone su Alfa Romeo Giulia Ti: ritiro.

In quell’anno De Adamich dimostra di poter trasferire nei rally le sue qualità da pilota di pista: guida pulita, grande attenzione al mezzo e capacità di tenere un ritmo costante anche su prove lunghe e sconnesse.

1965: il Rally dei Fiori

Nel 1965 lo troviamo al via del Rallye dei Fiori (l’attuale Sanremo), valido anche per l’ERC, con Luciano Lombardini a dettare le note e la fedele Alfa Romeo Giulia Super del Jolly Club. È una gara durissima, molto frequentata dai migliori equipaggi dell’epoca, e De Adamich la porta comunque al traguardo, classificandosi in 38ª posizione.

Il ritorno del 1974: Giro d’Italia automobilistico

L’ultimo rientro “ufficiale” nei rally è datato 1974, quando De Adamich partecipa al Giro d’Italia con Michele Avenoso su Alfa Romeo GTV: chiude 17°. Il Giro era una gara anomala, metà rally e metà competizione su pista, perfetta per un pilota completo come lui.

Un pilota tecnico al servizio dell’Alfa Romeo

Il filo rosso è sempre lo stesso: l’Alfa Romeo. Che fosse in pista, nei prototipi o nei rally, De Adamich rimase un punto di riferimento per lo sviluppo e per l’immagine sportiva del marchio. Aveva una sensibilità molto apprezzata dai tecnici e una capacità rara di raccontare cosa faceva l’auto in certe condizioni di aderenza: qualità che nei rally fanno la differenza.

Dal volante alla telecamera

Terminata l’attività agonistica, De Adamich diventò il volto e la voce del motorsport sulle reti Mediaset: raccontò l’epoca d’oro della Ferrari di Schumacher, spiegò la tecnica ai non addetti ai lavori e lo fece con il rispetto di chi le corse le ha vissute davvero. Il suo modo di parlare di motori nasceva proprio da lì: dall’aver provato rally francesi fangosi, gare di durata e Gran Premi.

Un’eredità che resta

Andrea De Adamich si è spento a 84 anni, lasciando un’eredità sportiva e umana enorme. Anche i figli, Gordon e Cora, hanno corso, segno che la passione in casa De Adamich non è mai stata un fatto solo personale.

Nel suo “gran premio lungo una vita” c’è stato spazio anche per i rally, vissuti con lo stesso stile che lo ha accompagnato ovunque: professionale, concreto, mai sopra le righe. Una parentesi breve, sì, ma che racconta benissimo chi era: un pilota vero, capace di guidare dove c’era da guidare.

E chiudiamo con Andrea e il racconto dei rally, con un bel servizio dedicato agli anni d’oro del Monte con Lancia tra le protagoniste assolute.

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