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Henning Solberg, Manfred Stohl e gli incidenti all’unisono al Rally di Svezia 2006

Ne sono capitate davvero di tutti i colori tra i due piloti in quell'edizione della gara svedese, dove, tra l'altro erano compagni di squadra

“Abbiamo cappottato, siamo fermi in prova”
“Si, lo sappiamo, ci avete già avvisati”
“Non può essere, è appena successo e lo stiamo comunicando ora”

Regna parecchia confusione nei colloqui telefonici dopo il crash in uno snowbank. Siamo al Rally di Svezia 2006, ed i protagonisti in questione sono Manfred Stohl ed il suo team, l’Omv Peugeot Norway. Il funambolico pilota austriaco è appena uscito di strada cappottando la sua Peugeot 307 Wrc nel corso della ss11, e provocando diversi danni tali da provocarne il ritiro.
Un episodio tutt’altro che inconsueto in una gara come quella svedese, con le strade circondate da possenti muri di neve dove pochi centimetri fuori traiettoria possono costare davvero caro. Nel caso di Stohl si tratta però di qualcosa non proprio comune, soprattutto se relazionato alla situazione nella quale si trovò il suo team al termine di quella maledetta prova speciale.
Già, perché la comunicazione di un incidente non era cosa nuova per i vertici della squadra norvegese. Il tutto è riconducibile solamente a qualche minuto prima, quando l’altra 307 color arancio-bianca fu artefice di un incidente del tutto simile. Degli indizi più che validi che riconducono ad Henning Solberg e al suo navigatore Cato Menkerud, tutt’altro che degli stinchi di santo in merito a grossolani errori di guida.

La 307 Wrc di Solberg-Menkerud ridotta piuttosto male dopo il cappottamento

I due cappottarono la loro vettura esattamente nella stessa curva dei loro compagni di squadra e, essendo partiti prima della 307 gemella, avvisarono per primi il proprio team manager. Una notizia non proprio felice, dato che i norvegesi erano saldamente nella top ten e con buoni punti a portata di mano, ma che deve essere stata nulla in confronto a quanto comunicato qualche minuto più tardi dall’altro equipaggio. Stohl era infatti quinto assoluto, ed il suo errore fu talmente simile a quello del suo coequipier da ingannare persino i propri uomini in assistenza, facendogli credere che fosse di nuovo Solberg ad avvisare della sua disavventura. Per lui, oltre che agli attimi di confusione ed incredulità nel venire a conoscenza del fatto che Solberg fosse uscito esattamente nel punto in cui si trovava, arrivò uno zero pesante in classifica accompagnato da parecchi danni alla sua 307. Ma a questo punto la domanda sorse spontanea: dov’era Henning?

Questa è un’altra faccenda che contribuisce a rendere ancor più incredibile quella trasferta svedese per il team OMV. Dopo essere stato rimesso sulle quattro ruote dal folto gruppo di appassionati sul posto, Solberg ed il suo navigatore furono in grado di ripartire, non prima di aver staccato quel che rimaneva del parabrezza – irrimediabilmente frantumato e impossibilitato a garantire una visibilità decente. Una mossa che di fatto li fece passare dalla padella alla brace. Il buon Henning ebbe si la visuale libera, non facendo però i conti con la coltre di neve (già presente peraltro in buona quantità nell’abitacolo) che, anche a velocità ridotta, investiva lui ed il suo navigatore come se fossero in una bufera. Alla fine, dopo qualche minuto perso per strada e con il buon Menkerud riparatosi alla bell’e meglio con il quaderno delle note, i due arrivarono a fine prova praticamente ibernati e con la 307 ben diversa nelle forme rispetto a quella partita dall’assistenza.

Solberg riusci’ tuttavia a chiudere a punti quel Rally di Svezia, all’ottavo posto. Per quanto riguarda Stohl, dopo questa trasferta poco felice, la sua stagione si raddrizzò alla grande. Nel suo mondiale 2006 giunse un podio subito dopo in Messico, seguito dai tre consecutivi a fine stagione in Australia, Nuova Zelanda e Galles, che gli garantirono il quarto posto in classifica di campionato. Quel Rally di Svezia rimarrà tuttavia nella storia per degli episodi davvero unici, e per una coppia di piloti che a livello di “ignoranza” nel senso buono del termine, ha avuto ben pochi eguali.

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